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Centro di iniziativa comunista internazionalista

Il foglio di via nei confronti del compagno Aldo Milani, responsabile nazionale del Si-Cobas, e di altri due compagni, non è che l’ultimo tentativo di stroncare con l’intervento della polizia e della magistratura il seguito di lotte operaie nel settore della logistica che ha preso avvio nel 2008 con la lotta di Origgio (per la quale 26 compagni e compagne sono oggi sotto processo).
Lo scopo di questo grave provvedimento repressivo è chiaro: stroncare sul nascere lo sforzo di auto-organizzazione dei lavoratori del settore fatto anche solo per far applicare il contratto nazionale di lavoro, sistematicamente violato, o per reclamare i diritti più elementari sui luoghi di lavoro e il più basilare rispetto della dignità dei lavoratori, presi perciò a manganellate e licenziati.
Governo, grandi imprese appaltanti (Ikea, Coop, Esselunga, Dhl…) e padroncini delle cooperative vogliono impedire che le lotte di Piacenza e del milanese si estendano, specialmente dopo che alcune di esse sono state, almeno parzialmente, vincenti. Vogliono evitare in ogni modo che si metta in moto quella ripresa della mobilitazione, della lotta, dell’organizzazione proletaria che sola può  bloccare l’aggressione e lo schiacciamento dei lavoratori messo in atto dalla classe dominante per tentare di uscire dalla crisi. E non è certo un caso che la notifica dei fogli di via sia avvenuta a pochi giorni dalle iniziative del 22 e del 23 marzo.
Tutto ciò dimostra una volta di più che il “nostro” stato democratico non ammette lotte operaie vere: tanto più se ad esserne protagonisti sono, come in questo caso, soprattutto dei lavoratori immigrati che si sono ribellati con coraggio esemplare al destino loro assegnato di essere super-sfruttati. Super-sfruttati e silenziosi perché brutalmente ricattabili grazie alla Bossi-Fini e a tutto l’armamentario del razzismo di stato.
Anche se al momento i lavoratori sono paralizzati dalla paura e dalla sfiducia, ogni piccolo focolaio va circoscritto e spento in fretta, perché l’ambiente sociale sta diventando sempre più saturo e propizio per un’esplosione generale. Va spento in fretta anche perché l’attacco padronale ai lavoratori non può fermarsi; sta anzi per radicalizzarsi ancora di più, lungo la linea tracciata da Marchionne, fino al punto da cercare di imporre loro, come sta avvenendo proprio nella logistica, delle contro-piattaforme che prevedono un generale arretramento della condizione operaia sugli orari, i salari, le ferie, la malattia, gli scatti di anzianità e quant’altro.

Di fronte a questo attacco, il silenzio di CGIL-CISL-UIL conferma il loro ruolo di collaborazione-subordinazione al governo Monti e alla sua politica anti-operaia, mentre anche la “diversa” Fiom sta rapidamente allineandosi a questa prospettiva disertando sempre più il piano della lotta (a favore di quello giudiziario) e procedendo addirittura alla epurazione dei delegati più combattivi, com’è successo di recente a Padova.
Ancor più complici di governo e padronato sono, ciascuno a suo modo, i partiti-pilastro della “seconda repubblica” (Pdl, Pd e Lega); ma anche
dai nuovi venuti in parlamento del Movimento Cinquestelle non c’è da attendersi certo un sostegno alle lotte operaie. La proposta di Grillo, anzi, è di abolire del tutto i sindacati e blandire i lavoratori con la compartecipazione agli utili delle aziende – una logora menata democristiana-cislina vecchia come il cucco, con cui si vorrebbe incatenare i proletari al carro degli interessi aziendali e nazionali.
Dal Quirinale in giù tutti puntano su un’eterna pace sociale imposta anche con la repressione. Ma tra i lavoratori, tra i giovani precari e disoccupati, tra i pensionati sta crescendo il bisogno di porre finalmente un argine alle continue vessazioni, all’impoverimento, all’insicurezza prodotti dalle politiche “anti-crisi” che si stanno abbattendo sulla classe lavoratrice.
Questo bisogno non troverà ascolto nei “nuovi” soggetti venuti alla ribalta nelle recenti elezioni. La delega alle istituzioni borghesi non ha pagato in passato, neppure quando c’erano in esse partiti che si professavano difensori della classe operaia (salvo organizzarne la disfatta); non pagherà certamente ora quando addirittura si pretende di avere superato l’opposizione tra “destra” e “sinistra”, e cioè l’antagonismo tra capitale e lavoro!
Per chi vive del proprio lavoro, la via del riscatto obbligata è quella dell’auto-organizzazione e della lotta aperta, militante, politica e sindacale secondo un chiaro orientamento di classe, teso a unificare tutte le forze, oggi disperse, dei lavoratori.

Denunciamo a livello di massa gli atti repressivi che colpiscono oggi i lavoratori della logistica, i lavoratori immigrati, tutti i lavoratori che non ci stanno a piegare la schiena!
Solidarietà incondizionata ai militanti e agli organismi colpiti! Lavoriamo con determinazione per favorire la nascita e il rafforzamento di organismi autonomi dei lavoratori, per favorire l’unità tra lavoratori autoctoni e lavoratori immigrati!
Diffondiamo la conoscenza delle lotte dei  lavoratori greci, spagnoli, portoghesi e dei lavoratori della sponda sud del Mediterraneo! Solo una lotta comune contro le politiche di aggressione globale che subiamo da anni, e che non saranno certo rese più accettabili dalla retorica pauperistica con cui è stato inaugurato il nuovo parlamento, potrà portare a quella rinascita del movimento proletario che è il solo mezzo per fronteggiare efficacemente e battere un sistema sociale capitalistico che inizia a mostrare il suo volto più feroce.