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Sciopero del 18 ottobre 2013:Sviluppare  il conflitto di classe e unire le lotte Per costruire un futuro diverso!

La crisi economica e finanziaria mondiale non trova vie d’uscita e tenderà ad approfondirsiLe ricette proposte dalle classi dominanti per uscirne possono funzionare solo se le classi subalterne accetteranno gli immensi sacrifici che gli vengono imposti . Precarietà totale, miseria, nuova schiavitù e, nuove guerre, nuovi massacri: questo è il futuro a cui ci hanno destinato, facendoci credere che non c’è altra prospettiva per l’umanità se non quello di pagare i costi della  crisi di questo sistema.
La strage di Lampedusa, l’ultima di una lunga serie, le morti sul e per lavoro, non sono altro che la rappresentazione fisica di una guerra già in atto. Le lacrime di coccodrillo dei rappresentanti dello stato ( in primis Napolitano autore, come ci si ricordera’ della legge razzista Turco-Napolitano)deputato a difendere manu-militari le frontiere della fortezza europea in decadenza, le lacrime cioè dei veri responsabili (diretti) di questa strage sono l’emblema di una crisi che non è solo economica ma politica e culturale. Storica.
“Che la crisi dei padroni se la paghino loro!”: quello che fino a pochi anni fa era solo uno slogan, oggi comincia ad essere rappresentato da interi reparti della classe operaia e del proletariato più in generale, che, dalle fabbriche al territorio, cominciano a muovere i primi significativi passi in tutt’altra direzione.
Movimenti che hanno dimostrato che con la lotta, e solo con essa, è possibile contrastare concretamente i piani padronali e difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro ; ma soprattutto hanno dimostrato che in tale conflitto di classe cominciano ad emergere embrioni reali di un diverso ragionamento politico incardinato su una prospettiva per un  futuro  senza più sfruttamento né oppressione.
L a coraggiosa lotta degli operai della logistica ad esempio, pur essendosi sviluppata sostanzialmente su rivendicazioni di carattere economico, porta indiscutibilmente con sé i germi di una lotta più generale, cominciando a contendere direttamente i rapporti di forza all’interno delle fabbriche, estendendosi il movimento in un continuo e forte contrasto da parte dei padroni, dello stato e delle istituzioni ( e dei loro strumenti repressivi), esso rafforza l’elemento cosciente di essere parte di una classe che ha interessi inconciliabili con la borghesia.
ed è solo l’inizio. Un inizio che non può avere alcun seguito se il conflitto non va nella direzione più estesa, radicalizzato ulteriormente, coordinato a tutti i livelli, arrivando a far emergere la necessità e la possibilità di mettere in discussione il rapporto tra la classe operaia, la borghesia e le “mezze” classi, tutto in una prospettiva che prende in considerazione l’intero sistema di sfruttamento presente a livello mondiale.
Ecco che torna d’attualità il fatto che l’unica vera alternativa allo stato di cose esistenti passa per un movimento operaio che smetta di delegare la questione della “politica”, cioè la questione del potere, ai rappresentanti, più o meno di sinistra, delle classi dominanti, che lotti in un’ottica di classe per se e non in se’.
Chiunque, dirigente o militante di base non saprà sintonizzarsi col “nuovo” che riemerge con forza, è destinato a scomparire nei flutti della storia e a svolgere mera opera di testimonianza di….ciò che è inutile fare.
 Domenica 13ottobre ore 10,30 assemblea per organizzare lo sciopero e manifestazione a Milano. Si terrà presso il Centro Sociale Vittoria via Muratori (bus 90, 91, mm p.za Lodi ).
12-10-13
S.I. Cobas