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Martedì Fabio Zerbini, militante del SI Cobas, ha subito a Milano un pesante pestaggio da parte di alcuni sconosciuti ed è stato minacciato di conseguenze più gravi se continuerà il suo impegno sindacale.
Si tratta di un compagno in prima fila al fianco degli operai del settore logistico che combattono ogni giorno contro sfruttamento, caporalato, furti in busta paga, licenziamenti ecc. Tra gli ultimi in ordine di tempo, sul nostro territorio, gli operai della Kuehne Nagel di Santa Cristina, che proprio insieme a Fabio hanno affrontato una vertenza per reintegrare alcuni compagni licenziati e per avere pagati i loro stipendi e tutti gli arretrati. Anche in questo caso gli scioperi e i blocchi hanno funzionato, ma apprendiamo oggi che nei confronti dei lavoratori sono state prese ancora una volta misure disciplinari (in questo caso lettere di richiamo) per i picchetti ai cancelli del magazzino. L’aggressione a Fabio, nonostante l’inquietante premeditazione che la caratterizza, non rappresenta certo il primo episodio intimidatorio ai danni di lavoratori, militanti del sindacalismo di base e altri compagni in lotta nelle logistiche. Tutti gli apparati dello stato infatti (parlamento, organizzazioni padronali, organizzazioni sindacali concertative “legittime”, magistratura ed organi di polizia) sono impegnati a pieno regime per soffocare qualsiasi opposizione concreta al tranquillo scorrere dello sfruttamento di chi lavora, tanto più in un settore economicamente centrale come questo e tanto più nei confronti delle realtà che, come il sindacalismo di base autorganizzato, stanno riportando il conflitto e non la concertazione al centro del proprio agire. Ma laddove leggi, accordi, ordinanze, misure giudiziarie, repressione poliziesca volte a contrastare queste lotte non hanno sortito alcun risultato, il sistema mette in campo ulteriori mezzi più subdoli, mezzi repressivi non “istituzionali”, metodi di intimidazione individuale propri della criminalità organizzata mafiosa (la stessa che ha un ruolo centrale nello sfruttamento del lavoro spinto al massimo nelle catene di subappalti del settore logistico e nel sistema delle cooperative). Insomma, sappiamo che chi alza la testa va incontro alla repressione, che sia quella dello stato o quella “privata” di qualche padrone, ma come ha osservato lo stesso Fabio non è così che si può fermare un movimento che nasce da bisogni vitali e immediati di chi subisce ogni giorno uno sfruttamento senza più limiti. Raccogliendo oltre alla nostra anche la voce dei delegati della KN di Santa Cristina, esprimiamo solidarietà militante a Fabio Zerbini ed a tutti i lavoratori in lotta oggetto di rappresaglie poliziesche, giudiziarie o mafiose.