Ho subito tre licenziamenti politici da parte della FIAT e ho dovuto affrontare diversi procedimenti legali per la mia attività politico sindacale all’interno dello stabilimento e a fianco degli operai che si mobilitano contro lo sfruttamento all’esterno.
Sono ancora fuori dalla fabbrica di Pomigliano nonostante una sentenza della magistratura abbia ordinato all’azienda di reintegrarmi. La FIAT preferisce pagarmi il salario e tenermi fuori.
Sono arrivato all’assurdo giudiziario che i processi in cui sono coinvolto si accavallino in modo grottesco. Oggi rischio la convalida del penultimo licenziamento in una “causa” che si terrà tra un anno, mentre sono stato reintegrato con sentenza in appello per l’ultimo licenziamento.
Perchè la FIAT ce l’ha con me? Per la mia attività politico sindacale sempre dalla parte dei miei fratelli di classe. Contro i ritmi, contro la repressione, contro la miseria della cassa integrazione; contro le deportazioni in reparti “confino” di compagni che non si sottomettevano allo strapotere aziendale, o perchè ormai inabili per il livello attuale di intensificazione del lavoro sulle linee di produzione; contro i suicidi per disperazione dei miei colleghi in cassa integrazione, senza lavoro e senza prospettive per anni. Ho lottato sempre a viso aperto, con gli scioperi, i cortei, spesso utilizzando l”arma” della satira.
Oggi, per una manifestazione in solidarietà agli operai dell’Astir in lotta per il sacrosanto diritto al lavoro mi accusano addirittura di “estorsione”. Non per avere soldi, non per interesse personale. L’accusa dice che abbiamo organizzato un blocco stradale per “estorcere”,( si utilizza proprio questo termine esagerato), un incontro a Caldoro, allora presidente della Regione.
Viene quasi da ridere a pensarci bene. Noi operai, la classe che tutto produce e che assicura privilegi e potere ai borghesi, accusati di estorcere ad un borghese rappresentante della classe dei borghesi, un incontro per poter tornare … a farci sfruttare.
La FIAT è una potenza. Io sono stato fuori dalla fabbrica per anni e quando sono stato reintegrato ho avuto quattro spiccioli per il danno arrecato a me e alla mia famiglia. Nell’ultima sentenza, dopo due anni fuori, la magistratura mi ha riconosciuto solo dodici mensilità da recuperare applicando quella grande legge a favore degli operai che è la legge Fornero. Di queste dodici mensilità, ho ricevuto solo una quarta parte perchè la FIAT si è tenuta illegittimamente il resto a “recupero” della liquidazione che mi aveva anticipato.
I padroni cercano di affamarci. Ci licenziano per rappresaglia e quando sono costretti a reintegrarci ci tengono ancora fuori e per il sopruso che hanno attuato non pagano niente o pochissimo. Il diritto del lavoro, affermano i giuristi, dovrebbe tutelare la parte più debole, gli operai, ma di fatto questo non avviene. Il padrone ci licenzia e noi rimaniamo fuori per anni aspettando il processo. Quando si conclude, la controparte non ti da neanche i soldi che hai perso, e se non viene dimostrata la motivazione sindacale del tuo ingiusto licenziamento può anche buttarti fuori definitivamente con quattro soldi di indennizzo.
In democrazia ci dicono che siamo uguali noi operai e il padrone, ma lui evidentemente è più uguale degli altri. Tutto si muove contro di noi. Il padrone sa che il suo nemico più pericoloso è l’operaio che si ribella alla sua condizione di sfruttamento. E’ da lì, dalla fabbrica, che può nascere il movimento che può ribaltare completamente il suo sistema sociale, la sua condizione di sfruttatore, i suoi privilegi e il suo potere. Rispetto agli operai ribelli è sempre in corso una guerra dichiarata. Il processo di Napoli rientra in questa logica. Nel mio caso è l’ennesimo favore alla FIAT. Se mi rapinano la casa è difficile che le forze dell’ordine intervengano prontamente per sventarlo. Se faccio un picchetto contro gli straordinari fuori la fabbrica sono sempre presenti centinaia di poliziotti. Anche in questo caso le forze dell’ordine sono prontamente intervenute individuando me e tre altri compagni in un corteo di centinaia di persone.
Lo scopo è sempre lo stesso: logorarci, farci fare un passo indietro, costruire sempre e comunque l’occasione per l’ennesimo licenziamento. Se lo possono ancora permettere perchè gli operai che si muovono sono ancora minoranza, ma la crisi scava profondamente e il malcontento cresce sempre di più tra gli operai. Quando gli operai ribelli saranno migliaia come ci fermeranno?