LA dura vertenza nel modenese di Alcar1 ha trovato il pomeriggio del 6 aprile 2017 una risposta da parte della prefettura impegnatasi nel tentativo di riproporre la riapertura del tavolo della trattativa con Levoni e le cooperative che per la proprietà lavorano. Lo Sciopero Provinciale indetto per la giornata dal Si.Cobas ha avuto un ruolo chiave in questa svolta: fin dalle prime ore della mattina davanti ai cancelli dello stabilimento si sono radunati i lavoratori del Si.Cobas dei magazzini di Modena al fianco dei licenziati global/Alcar ,ben presto se ne sono aggiunti altri numerosi venuti da Milano,Piacenza,Bologna,Pavia, Napoli (i compagni della FCA) e un gruppo dell’ADL Cobas licenziati dalla multinazionale Coca Cola di Nogara alcuni dei quali nel viaggio han dovuto fare dietro front per correre in supporto ai loro compagni sgomberati nonostante l’incontro programmato in Prefettura. Più di 200 lavoratori hanno presidiato i tre ingressi dello stabilimento e alcuni punti strategici generando in breve tempo una lunga fila di camion che ha ostruito l’arteria principale di circolazione del traffico.
Le forze dell’ordine manovrate come al solito dalle istituzioni in difesa del capitale hanno agito sui lavoratori con violenza nonostante la manifestazione si collocasse all’interno di uno sciopero provinciale configurando così un nuovo grave atto repressivo verso la libertà di sciopero e di manifestazione da parte della questura di Modena. I lavoratori come sempre vengono trattati
alla stregua di criminali che ledono il diritto alla “libera impresa”;poco importa se fondata sullo sfruttamento della manodopera come più volte denunciato all’ispettorato del lavoro. I lavoratori sono in realtà vittime di un sistema colonna portante dell’economia italiana basato sul caporalato , sulla gestione flessibile della forza lavoro. Il sistema delle cooperative, gestito in gran parte da mafia, camorra, drangheta , ha lo scopo di fornire alle aziende manodopera a basso costo attraverso lo sfruttamento dei lavoratori ( straordinari evasi sotto la voce ” italia”, contributi non versati, malattia ed infortunio non riconosciuti, infortuni a go-go). E’ proprio la lotta sindacale, che ha creato le condizioni che ha scoperchiato il marciume rendendo inutile l’esistenza delle stesse cooperative , ed e’ per questo motivo che viene osteggiata e repressa dalla borghesia e dal governo.
I lavoratori non si sono comunque piegati alla repressione e dopo un’intensa mattinata di lotte si sono recati in presidio sotto la Prefettura chiedendo a gran voce l’intervento di quella istituzione nella vertenza. Tanto ” chiasso”ha evidentemente smosso le massime autorità sul territorio che si son decise a dare udienza ai lavoratori organizzati dal SI Cobas.
Il SI Cobas auspica una positiva mediazione della Prefettura tra le parti, che ristabilisca un giustoequilibrio tra i diritti dei lavoratori nostri iscritti e gli abusi con il conseguente licenziamento che fin qui hanno subito.
Attendiamo, dopo la giornata di oggi, comunicazioni ufficiali.
Proiettando la situazione Alcar1 in un contesto più generale,si può arrivare alla conclusione che l’unico modo per non soccombere davanti al tentativo di rendere la schiavitù legalizzata da parte dei padroni sia non solo l’autorganizzazione dei lavoratori ma anche l’unione e il coordinamento delle lotte che abbiano obiettivi e strategie comuni come nel caso Si.Cobas /Adl cobas, due sindacati impegnati nella reciprocità dei rapporti e degli interventi come ha dimostrato ancora una volta la mobilitazione comune dei due giorni consecutivi 5/6 Aprile.
Non è stata una coincidenza lo sgombero dei lavoratori AdL dal tetto dello stabilimento di Nogara in concomitanza con quello tentato contemporaneamente davanti i cancelli di Alcar1 nelle stesse ore. E’ una guerra strategica quella mossa dai padroni nei confronti dei lavoratori alla quale è inevitabile rispondere con la lotta.
Non saranno la repressione ne’ le infami montature male orchestrate, ci riferiamo alla trappola non solo di natura mediatica, tesa al coordinatore nazionale del Si.cobas volta a spezzare la resistenza dell’unico sindacato insieme all’ADL Cobas che sono riusciti in controtendenza a strappare accordi migliorativi delle condizioni di vita e di lavoro non solo dei loro iscritti ma di riflesso anche degli altri lavoratori.
S.I. COBAS NAZIONALE
Di seguito il Comunicato Stampa:
Vertenza ALCAR 1 Modena : dopo sette intense settimane di sciopero e diverse manifestazioni ieri pomeriggio in seguito allo sciopero Provinciale del Si.Cobas la prefettura ha accolto la richiesta dei 55 lavoratori licenziati di un incontro volto ad ottenere la riapertura del tavolo della trattativa con la proprietà :Levoni e le cooperative .L’intervento della prefettura nel convocare le parti è necessario per trovare una soluzione ad una problematica sociale come lo è la perdita del posto di lavoro che non può certamente essere trattata come una questione di ordine pubblico. Non si tratta di criminali ma di lavoratori e delle loro famiglie ,dei loro bambini ridotti ad uno stato di precarietà esistenziale a causa delle politiche di un’azienda che trae il suo profitto dallo sfruttamento della manodopera.Solo grazie all’intervento del Si.Cobas è stato possibile per questi lavoratori ai quali non erano stati versati i contributi accedere alla Naspl . Il prefetto si è impegnato oltremodo a coinvolgere di nuovo l’ispettorato del lavoro e delle politiche sociali fino ad ora latitante .Confidiamo in una risposta positiva senza sfiancanti ,strategiche attese .Andremo avanti in ogni caso convinti che la salvaguardia dei diritti e della dignità sia più importante della tutela della “libera”impresa” basata troppo spesso come in questo caso sulla schiavitù legalizzata.