Cobas

DUE SCIOPERI GENERALI DEL SINDCALISMO DI BASE A DISTANZA DI POCHI GIORNI. PERCHE’?

Il successo dello sciopero dei trasporti del 16 giugno 2017 ha dimostrato come l’unica strada per rilanciare e federare le lotte sia quella di dare priorità ai contenuti ed agli obbiettivi reali di uno sciopero e di valorizzare il protagonismo diretto dei lavoratori e non quello delle singole sigle promotrici dello sciopero.

Proprio per dare continuità a questo percorso il S.I. COBAS ha aderito fin dal principio, con convinzione, alla costruzione dello sciopero generale dello scorso 27 ottobre indetto insieme a Cub, Sgb, Usi-Ait e Slai Cobas. L’accusa nei confronti delle organizzazioni sindacali, che hanno chiamato lavoratrici/tori allo sciopero lo scorso 27 ottobre, di “non volere l’unità del sindacalismo di base”, mossa in primo luogo da USB all’indomani dell’assemblea del 23 settembre (in cui si sono ritrovate/i lavoratrici/tori del sindacalismo di base per votare piattaforma e data dello sciopero), sono da rispedire integralmente al mittente.

Di seguito per una ampia informazione si ripercorre dettagliatamente il succedersi degli eventi che hanno determinato la proclamazione di due scioperi generali (27 ottobre – 10 novembre 2017) a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro.

  • Nelle settimane successive all’indizione dello sciopero del 27 ottobre tale proposta ha registrato interesse ed entusiasmo in un settore di lavoratrici/tori ampiamente più largo del perimetro delle organizzazioni sindacali promotrici, come testimoniato dalle centinaia di adesioni pervenute all’appello per uno sciopero unitario, sottoscritto tra gli altri da numerose/i delegate/i di Usb, Confederazione Cobas ed anche da parte del gruppo di opposizione in Cgil “Il Sindacato è un’altra cosa”.

  • Solo a fine agosto Usb ha pubblicato sul proprio sito e diffuso sui social network una nota nella quale chiedeva lo spostamento ad altra data a causa di un’assemblea sindacale internazionale convocata per il 3 novembre.

  • il S.I. COBAS si è fatto carico di rispondere immediatamente alla nota di USB per aprire una discussione non tanto sulla data ma sui contenuti dello sciopero, demandando la decisione sulla data all’assemblea nazionale dei delegati del 23 settembre a Milano e invitando anche i rappresentanti delle sigle non promotrici a partecipare e a formulare in quella sede le loro proposte.

  • Poche ore dopo la pubblicazione della nostra nota, è apparsa pubblicamente in rete e sui social network la convocazione, proprio per il 23 settembre ma a Bologna, di un’assemblea della Rete Eurostop, con all’ordine del giorno, tra gli altri, il tema dello sciopero generale, e la proposta di far coincidere la data dello sciopero alla vigilia di una manifestazione nazionale di quest’area politica di cui i vertici nazionali USB sono colonna portante. Ciò fa capire ancora meglio quanto la volontà di confronto di detta organizzazione sindacale fosse pari a zero.

  • Nonostante ciò, il 23 settembre le/i lavoratrici/tori presenti all’assemblea hanno atteso invano l’arrivo di una delegazione dell’Usb e delle altre sigle non promotrici, che venisse a confrontarsi o a proporre una data alternativa e i contenuti di un’eventuale piattaforma comune. Nessuno dei non promotori si è presentato, fatta salva una piccola delegazione dei sostenitori dell’appello unitario, comunque per nulla rappresentativi delle loro organizzazioni sindacali d’appartenenza.

  • L’assemblea del 23 settembre a Milano ha votato pressoché all’unanimità la proposta del 27 ottobre.

  • poche ore dopo il termine dell’assemblea, Usb revocava lo sciopero nazionale già indetto per il 17 novembre per convocare lo sciopero per il 10 novembre insieme alla Confederazione Cobas e UniCobas.

  • Ferma restando la “discriminante” posta da Cub e Sgb sul rifiuto del Testo Unico sulla rappresentanza quale precondizione per aderire allo sciopero (una discriminante per il S.I. COBAS fondata in linea di principio ma sul piano concreto settaria e incapace di leggere da un lato la complessità delle relazioni sindacali in alcune categorie, dall’altro di cogliere la priorità nella fase attuale di uno sciopero che coinvolgesse il maggior numero possibile di lavoratrici/tori), nulla e nessuno avrebbero vietato a Usb e alle altre sigle di convergere in uno sciopero unitario ma con piattaforme separate. A tal proposito ricordiamo che il S.I. COBAS, assieme all’ADL Cobas, aveva indetto proprio lo scorso anno uno sciopero generale per la stessa data (21 ottobre 2016) per la quale veniva proclamato uno sciopero generale unilateralmente da Usb. In quell’occasione il S.I. COBAS si è mobilitato sulla base di una piattaforma e di parole d’ordine differenti da quelli di USB, con il preciso obbiettivo di dar vita ad un fronte di lotta allargato capace di dar fastidio ai padroni e al governo. Infischiandocene delle critiche settarie che provenivano dal resto del sindacalismo di base, abbiamo subordinato la scelta della data a quelli che ritenevamo essere gli interessi immediati della classe lavoratrice.

Alla luce di tale ricostruzione, si evince chiaramente come le accuse rivolteci da USB siano non solo del tutto infondate ma anche finalizzate a mascherare meschine operazioni egemoniche a danno dell’unità d’azione dei lavoratori. L’operazione della coalizione sovranista Eurostop, di cui i vertici nazionali USB sono colonna portante, tesa ad accaparrarsi surrettiziamente la paternità politica di uno sciopero generale, non può assolutamente essere approvata né per il metodo impiegato, opportunista, e cosa ben più grave, di ostacolo alla creazione di un fronte di lotta comune tra i/le lavoratrici/tori, né tantomeno per il merito: le tesi sovraniste di Eurostop, infatti, mirano a diffondere tra le/i lavoratori l’idea che le politiche di compressione salariale e di precarizzazione dei diritti siano il risultato non tanto della vocazione predatoria del capitalismo italiano, quanto piuttosto di una progressiva perdita di sovranità nazionale – monetaria e politica- del nostro Paese, a vantaggio di un’Unione Europea a trazione tedesca. Questa lettura, tutta nazionalista, dell’offensiva contro il mondo del lavoro, oltre a scagionare parzialmente il padronato italiano, le cui responsabilità finiscono, nelle analisi di Eurostop, sempre più sullo sfondo, fa passare il messaggio che le lotte sindacali e sociali autorganizzate, per avere qualche efficacia, debbano subordinarsi alla campagna politica per una Brexit in salsa italiana.

Il SI Cobas essendo per sua stessa costituzione un’organizzazione ispirata ai principi dell’internazionalismo e non a caso composta in prevalenza di lavoratori immigrati, respinge le teorie nazionaliste di Eurostop, e invita tutti i lavoratori a mobilitarsi contro il capitalismo, nostrano, europeo e internazionale, senza lasciarsi ingannare da chi propone, contro l’arroganza dei padroni e delle loro istituzioni nazionali e sovranazionali, armi spuntate come il ritorno alla lira o a quella sovranità nazionale che per per gli sfruttati non ha mai significato niente.

Per allargare il fronte di lotta serve un sindacalismo di base che rinunci definitivamente a tatticismi e settarismo. Serve un sindacalismo di base conflittuale e di classe all’insegna di una vera unità d’azione e con obbiettivi chiari per fermare le politiche di macelleria sociale, l’escalation repressiva in atto, lo smantellamento di importanti servizi pubblici ed il tentativo di restringere ancor di più gli spazi per le libertà sindacali e il diritto di sciopero.

8 novembre 2017 S.I. COBAS PUBBLICO IMPIEGO