LA PROPAGANDA DEL MINISTRO DEL LAVORO DI MAIO
SUL DECRETO “DIGNITÀ”
Così canta Concetta, in arte Lilì Kangy.
Ma quando la macchietta della Napoli della Bella Époque si applica al teatro della politica, diventa: Chi mi piglia per uno destra, chi mi piglia per uno di sinistra, ma io vengo da Pomigliano e vi prendo in giro come e quando voglio io.
Armato di un sorriso da paresi facciale, vende Vesuvio e Colosseo come Totò, meglio di Totò.
Pretende di vendere il suo “Decreto Dignità” come se fosse capace di imporre regole stringenti contro la precarietà agli imprenditori e favorire in tal modo contratti stabili e a tempo indeterminato.
Sarà la fine della precarietà… annuncia.
Ma quando si passa dall’avanspettacolo alla sostanza, cioè ai numeri e ai fatti concreti, si scopre che il confine tra l’imbonimento e la truffa è sottilissimo.
Ma quanti sono i precari i cui contratti superano i 24 mesi?
Il decreto, però, non si applica ai contratti classificati come stagionali o relativi al settore agricoltura o afferenti alla Pubblica Amministrazione.
Di conseguenza i 63.000 si riducono a 29.000, il 4,7% del totale.
Di questi 29.000 contratti, nel 2017 un terzo sono stati rinnovati a tempo determinato, un terzo sono diventati a tempo indeterminato, per il restante terzo i titolari di contratto sono andati a cercare fortuna altrove o si sono aggiunti all’esercito dei disoccupati.
Ma tanto basta per far dire al nostro e ai suoi galoppini che questo è solo l’inizio del cambiamento.
Già: quale sarà la prosecuzione?
Un buon indizio delle nuove misure a venire l’abbiamo nel passaggio dal “Decreto dignità” 1.0 al “Decreto dignità” 2.0.
“Vogliamo che i contratti a tempo si possano rinnovare senza causale almeno fino al 31 ottobre!”: accordato (così le imprese avranno tutto il tempo necessario per mettere nel nulla i pochissimi vincoli residui rimasti in piedi).
Vogliamo che il tetto previsto per i contratti a termine e di somministrazione sia elevato almeno dal 20% al 30% del totale dei dipendenti”: accordato.
“Vogliamo che per la proroga dei contratti di sommistrazione sia esclusa la causale”: accordato.
“Vogliamo che per i contratti di somministrazione sia tolto l’obbligo di ‘stop and go’, di una pausa, tra un contratto e l’altro”: accordato.
“Vogliamo che la cancellazione dello staff leasing sia cancellata”: accordato.
“Vogliamo che il lavoro domestico sia escluso dalle nuove norme”: accordato.
“Vogliamo che la decontribuzione al 50% a favore delle imprese che assumono a tempo indeterminato con il Jobs Act gli under 35 sia rinnovata almeno per il 2019 e il 2020”: accordato.
“Vogliamo che i voucher (che avevate giurato di cancellare per sempre) siano reintrodotti almeno in agricoltura e negli alberghi”: accordato, nessun problema!
Il decreto 1.0 era “per la riconquista della dignità dei lavoratori”, il decreto 2.0 è statao ribattezzato da Di Maio stesso un decreto “per la dignità degli imprenditori e dei lavoratori”…
E così, dopo avere promesso tanto ai precari, Di Maio e i suoi si rivelano dei semplici venditori di fumo.
Anche perché davanti alla minaccia dei voraci imprenditori veneti (“non riconfermeremo i contratti a tempo determinato”, faremo turn-over) o alla esplicita dichiarazione di altri (“sarà inevitabile il maggior ricorso al lavoro nero”), il ministro del lavoro si è ben guardato dal replicare a muso duro.
Questo governo abbaia ai rifugiati, agli immigrati, ai rom, agli scioperanti, e li morde; ma non si permetterebbe mai di abbaiare neanche per gioco ai capitalisti!
“Chiuderemo i ghetti”, “Perseguiremo i caporali”, “Faremo dei concorsi per ispettori del lavoro”, assicurano Salvini&Di Maio.
Pagliacci!
Imbonitori!
Il supersfruttamento del lavoro dei braccianti neri non dipende né dai ghetti (che sono solo una conseguenza di paghe da fame che non consentono ai braccianti di avere un alloggio un minimo decente), né dai caporali (che sono l’ultima ruota del carro), né dalla mancanza di ispettori.
Dipende dallo strapotere dei colossi della grande distribuzione (Eurospin, Coop, Auchan, Carrefour, Lidl, Famila, etc.) e dell’agribusiness (Coca Cola in testa), e dall’avidità dei proprietari terrieri che assoldano caporali e malavita organizzata sotto gli occhi apparentemente distratti, in realtà compiacenti, di polizia, carabinieri, magistratura e governo.
Ma chi si aspetta che questo governo muova un solo dito contro questi poteri globali e locali che massacrano il lavoro bracciantile degli immigrati e anche degli italiani, resterà amaramente deluso.
Per conquistare condizioni dignitose di lavoro nelle campagne rivendicate da tante rivolte e lotte dei nostri fratelli di colore contro il clima di terrore che regna nelle campagne, servirà un movimento generale che unisca le loro forze a quelle dei lavoratori di tutti i settori, rompendo il loro isolamento.
SCIOPERO GENERALE DEL SINDACALISMO DI BASE CONTRO I PADRONI
27 OTTOBRE 2018 A ROMA
MANIFESTAZIONE CONTRO IL GOVERNO DEI PADRONI E IL RAZZISMO DI STATO
SI COBAS Pubblico Impiego