La propaganda si fa legge e il governo Conte (Salvini/Di Maio) comincia a predisporre gli strumenti di fascinazione e controllo, utili per continuare a blandire il proprio elettorato e magari per aumentare un consenso già di per sé notevole.
Il combinato disposto del decreto su immigrazione/sicurezza urbana e la manovra finanziaria in via di aggiustamento nelle intenzioni di palazzo Chigi rappresenterebbero il cambiamento, e addirittura si è parlato di cancellazione della povertà.
Parole grosse, sicuramente necessarie per rassicurare le aspettative generate da una campagna elettorale spregiudicata e baldanzosa da parte dell’alleanza sempre meno “anomala” che sta producendo i dispositivi per governare.
Possiamo aggiungerci i balbettii sulle grandi opere inutili e le misure repressive contro pratiche di lotta come i blocchi stradali e le invasioni di edifici, forme di mobilitazione che hanno rappresentato storicamente lo strumento di avanzamento nella tutela dei diritti primari come la casa, il lavoro, il reddito, lo studio, l’ambiente.
Ne viene fuori un quadro allarmante che mette in discussione tatticismi e strategie di lungo periodo nella contesa/confronto con questa compagine governativa.
Riteniamo quindi utile capire come si può passare dalla fase del ripiegamento e della resistenza, anche attraverso alleanze larghe, ad un processo più offensivo, capace di praticare materialmente ciò che oggi viene reso fuorilegge.
In buona sostanza come mobilitarci localmente e nel paese contro la circolare e il decreto Salvini, contro la manovra finanziaria e il tentativo di escludere una fetta enorme di società o di cooptarla con la promessa di un REI un pochino più esteso, circoscritto agli italiani, chiamato falsamente reddito di cittadinanza.
Per questo conosciamo dove sta il peccato originale che sta consentendo a Salvini di affondare il colpo con la sua propaganda e con i suoi dispositivi di legge da poco operativi.
Non abbiamo nessuna intenzione di sacrificare le motivazioni che ci hanno spinto verso pratiche di riappropriazione del tetto e di un reddito indiretto di cui rivendichiamo la legittimità contro una legalità tutta a tutela della proprietà privata.
Che ci hanno mosso nel contrapporre i nostri desideri alle logiche della rendita parassitaria.
Che ci hanno sostenuto nel rivendicare il riuso della città contro il consumo di suolo.
Che ci hanno convinto a forzare i dispositivi di sicurezza e controllo utilizzati contro i migranti, anche attraverso i circuiti dell’accoglienza classici.
Siamo convinte/i che le nostre vite non sono biodegradabili attraverso qualche spicciolo.
Abbiamo chiara l’assoluta assenza di un welfare diffuso, come comprendiamo chiaramente che la coperta sempre più corta tende a coprire il mondo di sopra, escludendo lentamente chi sta in mezzo e chi sta sotto.
Più di 5 milioni di uomini e donne in povertà assoluta non sono un tratto numerico e non saranno cancellati dai provvedimenti del neo consiglio dei ministri.
La partita sporca che sta giocando questo governo sta tutta qui, alimentare la guerra tra poveri e contro i migranti.
Chi sopravvive avrà qualcosa.
Noi siamo parte inseparabile di una composizione meticcia e siamo fermamente consapevoli che chi sceglie di mettere in campo pratiche di autodeterminazione senza l’illusione di avere governi amici non può prescindere dal farlo fianco a fianco con la popolazione migrante.
Per questo saremo in piazza il 27 ottobre a Roma con i lavoratori e le lavoratrici organizzati/e con i S.I. Cobas e sosterremo lo sciopero del 26 ottobre.
Così come intendiamo produrre l’eccedenza necessaria nella mobilitazione nazionale lanciata per il 10 di novembre contro il decreto Salvini.
I prossimi giorni saranno decisamente interessanti.
Ci vediamo in città!