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[INTERNAZIONALISMO] Brexit per addomesticare la classe lavoratrice. Può essere fermata: immigrazione questione determinante

Riproduciamo l’intervento contro il razzismo di Antonia Bright delegata nera della School of Oriental and African Studies dell’Università di Londra, a una conferenza dell’UNISON, sindacato britannico del pubblico impiego.

Condividiamo la denuncia della Brexit come linea che fa leva anche sul nazionalismo e razzismo,e che più che voler bloccare l’immigrazione, vuole poter disporre di forza lavoro immigrata senza diritti, da poter sfruttare senza regole (come in Italia il governo gialloverde con il Decreto Sicurezza di Salvini), come anche la critica alla posizione reticente del Partito Laburista in materia.

Proprio per questo condividiamo la sottolineatura della natura di classe (borghese) del razzismo, e quindi anche la necessità di una opposizione di classe (proletaria) al razzismo, con la conseguente rivendicazione della parità di diritti per i proletari immigrati e quelli autoctoni, più che la rivendicazione democratica e umanitaria della libertà di circolazione.

Il testo é pubblicato prima tradotto in italiano, poi nell’originale inglese.


Antonia Bright, sezione SOAS, mozione presentata n. 34: “Difesa della libera circolazione delle persone e dei diritti degli immigrati.”

L’immigrazione è all’ordine del giorno

Brexit: la spinta verso il referendum e il suo risultato non possono lasciare dubbi.

L’immigrazione è la questione determinante.

La posizione di Unison è di difendere la libera circolazione delle persone, come persone non semplicemente come unità di forza lavoro.

C’è spesso uno spinta disumanizzante quando siamo visti come unità di lavoro.

Lo spostamento oltre confine è fatto per molte ragioni: studiare, lavorare, andare in pensione, unirsi alla famiglia, sfuggire a situazioni impossibili.

Il duro attacco contro gli immigrati è stato il capro espiatorio di maggior successo nell’agenda della destra.

L’uso di razzismo e xenofobia come di un’arma divide le classi sfruttate che dovrebbero unirsi.

Quindi cosa permette che questo accada?

Non può essere perché siamo deboli.

Siamo forti.

I neri, e soprattutto le persone che hanno combattuto per arrivare qui e non hanno mai dato per scontati i loro diritti, ma devono continuare a lottare per essi…

Sono forti.

Ma dobbiamo assumere un ruolo guida nel movimento sindacale organizzato.

Non aspettare altri leader che sono timidi quando si tratta di parlare della semplice verità sul razzismo.

Non sfidiamo abbastanza la convinzione di sconvolgere gli elettori bianchi, anche se ogni conquista progressista ha comportato il superamento di piccoli pregiudizi e del divide et impera per diventare una forza per tutta la nostra classe.

Ci si avverte che dovremmo essere selettivi riguardo a quando menzionare il razzismo, nel caso un collaboratore bianco si offenda.

Ma non c’è unità tra parti disuguali – e indipendentemente dal fatto che ogni singolo votante pro Brexit ne fosse consapevole, la Brexit è il più grande veicolo per il razzismo in Gran Bretagna nel corso della mia vita.

Di fronte al più grande attacco sull’immigrazione, la più eclatante colpevolizzazione degli immigrati da generazioni, il partito laburista ha finora rinunciato alla difesa della libera circolazione delle persone.

Discutono su altri aspetti della Brexit, ma non hanno contrastato l’attacco della destra alla migrazione, e ciò lascia intatto il razzismo dell’intero progetto UKIP mentre lega le mani a centinaia di migliaia di persone che si iscrivono e guardano al Labour aspettandosi che mantenga il terreno dei
nostri diritti a essere qui come siamo.

Unison ha una possibilità ora una finestra – per ribaltare questa posizione.

Abbiamo la possibilità di esercitare tutta l’ influenza che abbiamo – nel Labour Link, nelle nostre regioni, nei nostri CLP (comitati locali del Partito Laburista) e come elettori.

Ci sono mozioni circolanti che richiedono una posizione esplicita e chiara per la libera circolazione.

Ci sono richieste per un Congresso straordinario del partito laburista.

La Brexit e il parlamento sono a un punto critico, e può succedere di tutto.

Brexit può essere fermata.

La fine della libera circolazione significa nuovi controlli sull’immigrazione.

Non per porre fine all’immigrazione – la classe dominante comprende bene la necessità di far entrare la forza lavoro delle persone.

Neanche le leggi che toglievano diritti al Commonwealth e alle colonie non erano fatte per fermare l’immigrazione.

Si trattava di porre i controlli più disumani su una parte della forza lavoro, esponendola a uno sfruttamento più profondo, per ridurre le condizioni per tutti.

Mantenere per i colleghi bianchi la finzione che la loro protezione e sicurezza siano nel colore della loro pelle e nel passaporto, piuttosto che nella costruzione di una lotta unitaria della classe lavoratrice.

Si tratta di fare delle persone nere delle “unità di lavoro” disponibili senza che siano in grado di mettere radici che in seguito debbano essere riconosciute in termini di diritti umani, che siano permanentemente precarie, senza formare connessioni intrinseche come ha fatto la generazione Windrush (vedi nota1 a fine testo) che ha reso difficili i tentativi di deportazione.

Significa essere legati a un datore di lavoro, quindi quando perdi il lavoro per qualsiasi motivo, tutta la tua posizione giuridica viene messa in discussione.

È addomesticamento della classe lavoratrice.

Il razzismo si rafforza quando la società si adegua ad ogni nuova definizione ristretta di “Britannicità”, di chi vi appartiene.

Un altro ambiente ostile.

“Immigrazione controllata” è il nome in codice per un ambiente ostile definito dalla razza che lega i migranti ai loro datori di lavoro senza diritti reali.

I governi britannici hanno imposto brutali misure anti-immigrati per decenni, senza l’aiuto dell’UE.

Un risultato è che più persone che provengono da posti come la Nigeria vengono in Gran Bretagna attraverso altri paesi.

Ultimamente sto arrivando a conoscere molte persone originarie della Nigeria, del Ghana, dell’India ecc. che parlano più italiano che inglese.

Molti dei membri più forti della mia sezione sindacale provengono dal Sud America, attraverso il loro collegamento con la Spagna e il Portogallo.

Essi sono i leader dei diritti degli sfruttati e degli oppressi, come è stata l’immigrazione dall’Irlanda, dall’Asia, dall’Africa e dai Caraibi.

In tutta Europa, l’estrema destra vede la via al successo nel continuare ad attaccare e demonizzare gli immigrati.

Il movimento in crescita guidato da lavoratori africani e asiatici nei settori più sfruttati sta reagendo con la lotta e si sta organizzando.

Le loro richieste sono le stesse in tutta Europa: la regolarizzazione perché non possano essere sfruttati; apertura di confini e porti; libera circolazione – non essere intrappolati in un unico luogo!

Non è il momento di alzare le mani.

Non è il momento del tran tran quotidiano – la nostra società sta cambiando e dobbiamo decidere quale ruolo giocarvi collettivamente.

Il nostro atteggiamento e la nostra pratica devono essere sempre di denunciare apertamente il razzismo e combatterlo.

Possiamo conquistare un futuro migliore, dicendo le cose come stanno.

Questo è il più grande raduno sindacale di membri neri.

Cerchiamo di rappresentare i migliori e i più forti.

1) Riferimento al transatlantico MV Empire Windrush che giunse in Inghilterra il 22 giugno 1948, con un carico di lavoratori dalla Giamaica, da Trinidad e Tobago e alter isole dei Caraibi per far fronte alla scarsità postbellica di forza lavoro in Gran Bretagna.


Antonia Bright, SOAS Branch, Moving motion 34: “Defending free movement of people and immigrant rights.”

Immigration is on the agenda

Brexit – the drive toward the referendum and the result can leave no doubt.

Immigration is the defining question.

Unison’s position is to defend free movement of people, as people – not merely as units of labour.

There is often a dehumanizing spin when we are viewed as units of labour.

Moving across borders is done for many reasons – to study, to work, to retire, to join families, to escape impossible situations.

Immigrant-bashing has been the most successful scapegoat on the right wing agenda.

Weaponising racism and xenophobia divides the exploited classes who should be uniting.

So what allows this to happen?

It can’t be because we are weak.

We are strong.

Black people, and especially people who fought to get here and never took for granted their rights, but have to continue to fight for them…

Are strong.

But we have to take the lead in the organized labour movement.

Not wait for other leaders who are timid when it comes to speaking the plain truth about racism.

We don’t challenge enough the assumption of upsetting white voters, even though every progressive advance has involved the overcoming of petty prejudices and divide-and-rule to become a force for the whole of our class.

We get cautioned that we should be selective about when to mention racism, less a white co-worker take offense.

But there’s no unity between unequal parties – and regardless of whether each single leave voter intended it, Brexit is the biggest vehicle for racism in Britain in my lifetime.

In the face of the biggest attack on immigration, the most naked scapegoating of immigrants in generations, the Labour party has so far folded on defending free movement of people.

They make arguments over other aspects of Brexit, but have not countered the right wing attack on migration, and that leaves the racism of the whole UKIP project intact while the hands are tied of hundreds of thousands joining and looking to Labour expecting it to hold the ground of our rights to be here as who we are.

Unison has a chance now – a window – to reverse this position.

We have a chance – to exercise any and every influence we have – in Labour Link, in our regions, in our CLPs, and as constituents.

There are motions circulating that call for an explicit and clear position for free movement.

There are calls for an Emergency Conference of the Labour Party.

Brexit, and parliament are at a critical point, and anything can happen.

Brexit can be stopped.

Ending free movement means new immigration controls

Not to end immigration – the ruling class well understand the necessity of bringing in people’s labour.

The laws that removed rights from the commonwealth and colonies were not about stopping immigration either.

It was about placing the most dehumanizing controls on a section of the workforce, opening them to deeper exploitation, to drive down conditions for all.

Maintaining a pretence to white co-workers that their protection and security is their skin colour and passport, rather than in building unified working class struggle.

It’s about black people being an available ‘unit of labour’ without being able to put down roots that would later have to be recognized in human rights terms, being permanently temporary, not forming intrinsic connections as the Windrush generation did that made attempts of removal now difficult.
It’s being tied to an employer so when you lose your job for any reason your whole status is put in question.

It’s taming of the working class.

Racism strengthens as the society adjusts to each new narrowed definition of ‘Britishness’, of who belongs.

Another hostile environment.

‘Controlled immigration’ is code for a racially defined hostile environment which ties migrants to their employers with no real rights.

British governments have imposed brutal anti-immigrant measures over decades, without the help of the EU.

One result is more people come from places like Nigeria come to Britain through other countries.

Lately I am coming to know many people originally from Nigeria, Ghana, India etc, who speak more Italian than English.

Many of the strongest members in my branch came from South America, through their connection to Spain and Portugal.

These are leaders of the rights of the exploited and oppressed, as migration from Ireland, Asia, Africa and Caribbean has been.

Across Europe the far right view the way to success is to keep attacking and demonizing immigrants.

The growing movement lead by African and Asian workers in the most exploited sectors are fighting back and organising.

Their demands are the same across Europe – regularized status so they can’t be exploited; open the borders and ports; free movement – not to be trapped in one place!

It’s not the time to throw up our hands.

It’s not the time for business as usual – our society is changing and we need to decide what role we collectively play.

Our attitude and practice must be to always call out racism and fight back.

We can win a better future, through telling it like it is.

This is the biggest union gathering of black members.

Let us represent the best and the strongest.