AlimentaristiApprofondimenti politiciCobasEmilia RomagnaImmigrazioneIn EvidenzaInternazionaleLogisticaMetalmeccanici

[COMUNICATO] Cremona, repressione di Stato contro i lavoratori Finiper di Soresina in lotta contro lo sfruttamento padronale e l’opportunismo delle burocrazie sindacali di Cgil e Usb

14/06/2019

Da due mesi prosegue la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici Finiper di Soresina (CR).

La vertenza è giunta a un punto di precipitazione, con l’annunciata volontà dell’azienda di tagliare 170 posti di lavoro.

Il magazzino è altamente sindacalizzato: oltre alla componente egemone del S.I. Cobas sono presenti CGIL e USB.

Le sigle si sono inizialmente mosse all’unisono per contrastare questa scelta scellerata, che spingerebbe sul lastrico 170 famiglie.

Dopo una prima fase di collaborazione, CGIL e USB hanno scelto la strada della mediazione, fattore che ha spinto alcuni loro aderenti verso il S.I. Cobas.

A questo loro primo momento di opportunismo, ne è seguito un secondo.

Accortisi infatti durante l’incontro prefettizio che nessuna mediazione era possibile e che stavano perdendo la fiducia dei lavoratori, i dirigenti della USB sono ritornati sui propri passi aderendo alla lotta organizzata dal S.I. Cobas.

Gli operai delle diverse sigle hanno quindi collaborato mettendo in campo un’occupazione del magazzino e picchetti davanti ai cancelli, oltre ad alcune azioni di boicottaggio ai negozi Finiper.

Non deve quindi trarre in inganno la presenza in foto e video circolati sul web di esponenti di militanti del S.I. Cobas insieme a esponenti della USB, alcuni dei quali già tristemente noti per le vicende di aggressioni e violenze nel piacentino dei mesi scorsi: l’iniziativa è saldamente in mano al S.I. Cobas e non siamo in presenza
di alcuna “alleanza”.

Molto più pragmaticamente, si tratta di una circostanza in cui tutti i lavoratori del magazzino lottano per difendere il posto di lavoro.

E sempre del S.I. Cobas è il lavoratore arrestato nella mattinata di oggi venerdì 14 giugno, con un atto repressivo esorbitante e ingiustificabile da parte delle forze repressive, forse così solerti perché amiche di quel Sig. Marangoni che oggi riveste i panni di consulente aziendale di Finiper, ma in passato è stato questore e prefetto di Milano.

Una vicenda quindi paradigmatica di come il blocco di potere capitalista nostrano non si faccia troppi scrupoli ad usare leve ed amicizie accumulate in senso antioperaio, di come scegliere la strada della lotta possa rivelarsi egemone anche verso componenti sindacali opportuniste e di come, mentre ogni giorno veniamo attaccati sui posti di lavoro, si muore ammazzati sui cantieri, nelle fabbriche, nei magazzini da questo sistema basato sullo sfruttamento dei lavoratori e rimpinzati di notizie futili circa la nostra sicurezza, l’unica grande vera insicurezza sia oggi quella della dignità dei lavoratori, di un salario adeguato sicuro e la propria vita.

La nostra lotta proseguirà, senza tentennamenti contro il licenziamento dei lavoratori e consapevoli che il fine ultimo del bene della classe operaia necessita di saper incrociare altre organizzazioni pur senza lasciare a queste alcuna iniziativa ne margine per far sbandare la lotta.

Pertanto proseguiamo il picchetto mentre una nostra delegazione andrà a protestare in questura affinché il lavoratore fermato venga rilasciato.

S.I. Cobas