Lo Stretto di Messina, il più bello dei nostri paesaggi e la maggiore delle nostre risorse, è nuovamente a rischio.
Una classe politica disperata e disperante, incapace di soddisfare anche i più essenziali dei bisogni e fornire i servizi primari alla popolazione, sta provando a riavviare l’iter del Ponte sullo Stretto, opera per la quale sono stati spesi centinaia di milioni di euro (312 quelli certificati nei bilanci della Società Stretto di Messina S.p.a.) senza che gli abitanti dei luoghi interessati dall’opera ne abbiano ricevuto alcun vantaggio.
Il Ponte è la risposta ingannevole che viene data alla richiesta di una moderna mobilità, della messa in sicurezza del territorio, delle abitazioni e delle scuole, della bonifica dei territori devastati dalle produzioni inquinanti, del riammodernamento della rete idrica.
Per più di 10 anni un grande movimento è sceso in strada, svelato la vera natura della grande opera, elaborato alternative.
Quel movimento deve oggi tornare a mobilitarsi per fermare il nuovo tentativo di rimettere in moto la macchina del Ponte.
Quel movimento deve ancora una volta fronteggiare un’idea di territorio monetizzato, da svendere per pochi spiccioli, da devastare in cambio della promessa di posti di lavoro che non arriveranno mai, opere compensative che rimarranno sulla carta, ricadute turistiche infondate che appartengono all’immaginario di altri tempi e altri scenari.
Quel movimento deve nuovamente farsi carico di pensare un futuro per i nostri territori, impedire che la disperazione si trasformi in incubo.
Noi pensiamo che un futuro possa ancora esserci, che la via d’uscita all’impoverimento cui siamo stati spinti non stia in infrastrutture che servono a scappare più velocemente possibile dalla nostra terra.
Noi vogliamo infrastrutture per restare.
Per noi, il territorio non è un intralcio, ma uno spazio da vivere, attraversare, di cui godere.
Noi pensiamo ad un grande progetto di sostenibilità.
Noi pensiamo ad un territorio che possa ancora essere visitato, non devastato da un turismo mordi e fuggi che mortifica la bellezza dei nostri luoghi e che ci lascia più poveri di prima.
Noi pensiamo ad una agricoltura responsabile e difesa dall’aggressività delle multinazionali.
Noi pensiamo ad un grande progetto di bonifica dei nostri territori.
Gli altri annunciano manifestazioni.
Noi le manifestazioni le facciamo, le abbiamo sempre fatte.
In quella del 26 luglio ci saranno i territori che resistono, che vogliono decidere del proprio futuro.
Il No Ponte è una lotta che ne contiene tante altre.
E’ sempre stato così.
Per il 26 luglio chiamiamo a raccolta gli abitanti dei luoghi interessati dall’opera, ma, al tempo stesso, chiediamo a tutti coloro che si battono in difesa del proprio territorio di farlo insieme a noi.
NO AL PONTE SULLO STRETTO
PER LE INFRASTRUTTURE E LA MESSA IN SICUREZZA DEI TERRITORI
CONTRO LE GRANDI OPERE INUTILI E LA DEVASTAZIONE AMBIENTALE