A Bologna 90 contagiati in BRT, 40 contagiati in TNT.
I dati sui nuovi focolai del Covid-19 sono inequivocabili: la logistica è il principale vettore del contagio
Chiunque sia di Piacenza ci è testimone, potete verificarlo scorrendo la nostra home page: è dall’ultima settimana di febbraio, dai primissimi giorni del Coronavirus, che denunciamo questa evidenza urlando ai quattro venti quanto potevamo constatare quotidianamente sui posti di lavoro.
Abbiamo chiesto di essere ricevuti dalle istituzioni, venendo ignorati. Abbiamo fatto scioperi “per la vita” chiedendo i DPI che non arrivavano e poi la chiusura dei magazzini (il 13 marzo oltre 4.000 operai fermi a Piacenza per denunciare il nesso lavoro-contagio, nemmeno una riga sui giornali).
Intanto, tanti di noi morivano, finivano in terapia intensiva, si ammalavano. E gli asintomatici spargevano il virus andando a fare la spesa.
La giunta piacentina al contrario si adoperava in video quali “Piacenza non si ferma” (già nel mese di marzo..). I più beceri esponenti della maggioranza comunale si sperticavano in attacchi alle nostre attività di solidarietà (spese a casa e distribuzione di mascherine Fp2).
Questo il senso di responsabilità mostrato dalle autorità politiche piacentine.
Ora che il picco è superato e si riescono ad osservare con maggiore facilità i vettori del contagio, ecco che si evidenzia come la nostra denuncia fosse corretta: i magazzini sono incubatori del virus.
Il dato a noi evidente già 5 mesi fa, superate le cifre del picco in cui si diluiva, risalta oggi in tutta la sua veridicità.
Ma come dice il nostro compagno bolognese nell’articolo, non si tratta solo di un dato di natura medico-sanitaria. È un dato che ci restituisce anche l’immagine della stortura del mercato del lavoro italiano.
Perchè i magazzini sono l’incubatore del Covid? Perchè la molteplicità degli inquadramenti contrattuali (in cui abbondano appalti, subappalti e esternalizzazioni ad agenzie) è direttamente impattante non solo sulle paghe (al ribasso) ma anche sulla salute e sicurezza, che viene regolarmente penalizzata e ulteriormente messa a rischio dalla sregolata mobilità a cui sono sottoposti i lavoratori.
Ora più che mai, insomma, è evidente quanto la lotta contro questo modello di mondo del lavoro sia immediatamente anche lotta per la salute e contro il Coronavirus.
Il modello di sanità privata va sicuramente cambiato, ma altrettanto certamente va cambiato il quadro delle leggi sul lavoro che vige oggi in Italia. Miglioramento salariale (attraverso l’eliminazione degli appalti) significa direttamente miglioramento della sicurezza e della salute.
Se quella politica assassina che ha permesso a livello nazionale il proseguire del lavoro nei magazzini e che a livello locale ha ignorato i nostri appelli ci avesse dato retta a febbraio o a marzo, quante vite avremmo salvato? Quanti lutti in meno? Avranno mai il coraggio di ammettere le proprie responsabilità e assumersi le loro colpe?
Crediamo di no, ed è per questo che a difendere salute e qualità del lavoro/della vita dovremo essere noi, con ancor più odio e rabbia di quanto già facevamo prima di questa strage di stato.
10 luglio
S.I. Cobas Piacenza