Le gioie dell’amianto a Mi Linate, a Peschiera, e in tutti i siti compromessi
Che gioia lavorare in edifici pieni di amianto!
Purtroppo a Linate è possibile respirare solo 2.898 fibre/ora; per 7 ore di lavoro sarebbero 20.286 fibre/turno; per 5 giorni… , per un mese… , per anni… fate voi i calcoli.
A questo mondo ognuno ha i suoi momenti di gioia, molti comuni a tutti, altri speciali, calibrati su misura per ogni singolo essere umano, scelti da loro stessi o frutto del caso.
Per chi è dipendente delle poste e lavora a Linate dogana (a dire il vero anche per chi lavora al CS di Peschiera Borromeo), la gioia particolare della quale possono gratificarsi è quella di convivere quotidianamente con questa meraviglia della natura, resa utile dall’ingegno umano per rivestire, isolare, insonorizzare, coprire, incanalare, ecc, edifici, abitazioni, uffici, fabbriche.
I postali di Linate possono gioire di questa presenza a crepapelle, l’amianto li avvolge, li ripara dal caldo e li difende dal freddo, in qualsiasi locale mettano piede andando al lavoro.
Le ultime notizie ufficiali dicono infatti che, contrariamente a quanto era più o meno noto e dichiarato dalle poste, il materiale è presente non solo sui pilastri ma anche – che fortuna! – su tutte le solette come rivestimento dei soffitti.
In realtà la loro fortuna è così grande che MCA erano presenti anche nel pavimento della terrazza, ma purtroppo sono recentemente stati rimossi.
In sostituzione ci sarebbe da sperare sul rivestimento delle tubazioni, ma al momento non c’è traccia di questa presenza, sempre secondo le poste.
In questo senso sono molto più fortunati i colleghi di Peschiera che hanno l’intero sistema di tubazioni ricoperto da una bel rivestimento contenente amianto friabile, ma – la fortuna alle volte gira le spalle – lì sono in corso interventi di eliminazione del materiale (li chiamano in modo ironico interventi “di bonifica”), ahiloro.
Fortunatamente possono confortarsi con ciò che gli resta, cioè la gran parte delle pareti dell’intero centro, imbottito di MCA, ma solo del tipo compatto; non si può avere tutto dalla vita.
Per tornare a Linate, qui , grazie a dio, il MCA (Materiale Contenente Amianto) che, ripetiamo, riveste pilastri e tutti i soffitti, è il migliore, quello applicato a spruzzo, il più friabile.
Secondo la definizione ufficiale della normativa vigente si intende per: ”Friabile: materiale che può essere facilmente ridotto in polvere con la semplice pressione manuale” (DM 6/09/1994); con la conseguenza che nelle strutture soggette a vibrazioni (qualunque ne sia l’origine, urti per esempio), esposte a correnti d’aria (condizionatori, ventilatori), dove vi sono infiltrazioni d’acqua (derivanti dal tetto
o dagli impianti non ha importanza), ha l’ottima caratteristica di rilasciare le sue benedette fibre, che possono spargersi nell’ambiente, per la gioia di tutti.
Gioia non appieno godibile in realtà, perché questo rilascio non vuole saperne di salire oltre le 20Fibre per litro, una veramente piccola quantità, della quale la gran parte dei postali neppure ne concepisce l’esistenza, non traendone quindi le dovute gratificazioni.
Ma costoro non dovrebbero abbacchiarsi perché anche a Linate tutti possono fruire dei benefici delle fibre aerodisperse, anche se non arrivano a 20ff/l.
Sentite cosa scrive la FILCA/CISL sul loro sito (vedi qui): “L’articolo 254 del Decreto Legislativo 81/08 fissa il valore limite di esposizione dei lavoratori impegnati nelle bonifiche a 0,1 fibre per centimetro cubo di aria (vale a dire 100 fibre per litro d’aria)…
Questo significa che un lavoratore che opera in un cantiere dove vi sia questa concentrazione di fibre, respira (calcolando mezzo litro di aria per ogni atto respiratorio per una media di dieci al minuto) approssimativamente 30.000 fibre di amianto in un’ora e quindi 240.000 in una giornata”.
Rapportiamo questi dati della CISL degli edili, alla situazione di Linate.
Per i postali non valgono i valori scritti sopra, per loro, la soglia limite è cinque volte più bassa, solo di 20 fibre per litro.
Gli ultimi dati ufficiali di Poste, che dovrebbero essere in bacheca, come lo erano quelli del 2018, risalgono al 27/11/2019; indicano, su una media di 8 punti di prelievo d’aria, un totale di 77,3 fibre/litro; facendo una media otteniamo 9,66 ff/litro per tutto il centro (facendo la media tra il punto più alto 17,2 e il più basso 7,4 otterremmo un 12,3ff/litro), ma scegliamo di riferiamoci alla media più bassa.
Seguiamo sempre la CISL: mezzo litro (0,5 l) d’aria a respiro per 10 respiri/minuto = 5litri aria/minuto; in un’ora sono 300 litri, quindi, approssimativamente, un postale di Linate può respirare solo 2.898 fibre/ora; per 7 ore di lavoro sarebbero 20.286 fibre/turno; per 5 giorni… , per un mese… , per anni… fate voi i calcoli.
Insomma anche i postali hanno il privilegio di godere di queste delizie mentre si guadagnano lo stipendio; certo che per gli aficionados dello straordinario questo privilegio aumenta di parecchio, beati loro.
La domanda essenziale da porsi è questa: c’è il rischio di perdere questo privilegio?
Tranquilli, no; come ha detto il nostro perspicace presidente del consiglio sulla TV delle poste, la SpA ha una fortissima propensione al sociale, ha incardinato il fare impresa sul principio di rispondere ai bisogni della cittadinanza, con un’attenzione di riguardo verso i dipendenti.
Quindi i postali non corrono nessun rischio di perdersi il privilegio dell’amianto, se lo terranno fine alla fine della loro carriera, non accadrà che l’azienda investa inutilmente dei soldi per fare uno sgarbo ai propri dipendenti.
La sola preoccupazione potrebbe venire da qualche testa calda, qualche collega incapace di apprezzare le gioie della vita, sempre bastian contrario, con sintomi di asocialità acuta.
Questi, magari aderenti ad alcuni dei famigerati cobas, non vogliono saperne dell’amianto; le sole fibre che apprezzano sono quelle degli alimenti naturali, o del cachemire dei loro golfini.
Rompono le scatole alle poste, costringono le ASL a fare ispezioni, fanno comunicati stampa, fanno denunce alla Procura della repubblica, pur di levarsi di torno questo benedetto amianto.
Dicono che il loro obiettivo è il rischio=0, che la strada sarà lunga, ma alla fine ci riusciranno.
Fortuna vuole che siano pochi, che la maggioranza dei postali, in perfetto accordo coi sindacati amici delle poste, sia invece interessata a mantenere il privilegio di godere dell’amianto a Linate, a Peschiera, in tutti gli innumerevoli centri delle poste in cui è ancora presente questa meraviglia della natura.
Vedremo chi la spunterà.
Siamo convinti che se anche qualche postale non ancora affetto dal morbo cobas, dovesse contagiarsi – una cosa tipo covid per capirsi -, la partita si potrebbe dire già vinta; non ci sarebbe, in quel malaugurato caso, neppure gara, troppo forti essendo allora le differenze tra le forze in campo.
Non basterebbero lo strapotere di Poste, l’acquiescenza delle ASL, i limiti della magistratura, la latitanza delle istituzioni (prefetture, comuni, lo stato nel suo insieme), l’intero schieramento dei sindacati firmatari, le lungaggini della burocrazia, l’ignoranza diffusa, l’assenza di consapevolezza della propria condizione, per far fronte alla determinazione di questi folli che pensano come necessario e possibile cambiare lo stato delle cose, in ogni ambito della vita sociale, anche sul tema della difesa della salute.
14 dicembre
S.I. Cobas Poste
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