UNA NEWS DI OGGI NON DISSIMILE DAL CASO CEVA,
CHE VIENE CITATO NELL’ARTICOLO
E CONTRO LA QUALE CI STIAMO BATTENDO IN QUESTI GIORNI
Un volume d’affari pari a 355 milioni di euro nel 2018.
Ma solo 932 certificazioni uniche (Cud) rilasciate lo stesso anno.
Nasce da questa discrasia l’inchiesta su Dhl Supply Chain Italy di Procura di Milano e Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, coordinata dai pm Paolo Storari e Giovanna Cavalleri.
L’indagine che coinvolge Fedele De Vita, presidente della società fino al 2018, e l’attuale numero uno Antonio Lombardo, è figlia di un’informativa, in possesso del fattoquotidiano.it, trasmessa dall’Agenzia delle Entrate alla Procura di Milano il 14 febbraio 2020.
Proprio mentre i pm meneghini indagano sul caporalato fra i rider di Uber Eats, poi commissariata.
Le carte su Dhl finiscono nel dossier investigativo su Ubereats proprio come “schema-base” delle irregolarità tributarie e lavorative nella logistica.
È in quelle settimane del 2020 che il settore Contrasto illeciti delle Entrate guidato da Andrea Caruso, Luigi Balistreri e Chiara Baylon invia un’analisi del sistema degli appalti di lavoro di Dhl in Italia.
Un sistema “caratterizzato – si legge nelle 37 pagine dell’informativa tributaria – dalla presenza di cooperative, consorzi o società che presentano un’ingente forza lavoro e fungono da meri “serbatoi” di manodopera”.
Una “fenomenologia evasiva fraudolenta” che agevola sia lo “sfruttamento dei lavoratori” quanto la “concorrenza sleale”.
Come funziona?
Buona lettura:
S.I. Cobas Piacenza