Un altro sgombero a Milano, nel quartiere Ticinese
Martedì 1 Febbraio, celere, Digos e funzionari dell’Aler sono arrivati in Via Gola per effettuare uno sgombero.
È il quarto sgombero che avviene nelle ultime settimane in questa zona.
Le forze di polizia questa volta si sono trovate davanti un picchetto organizzato per evitare che una nuova famiglia finisse in strada che ha rallentato il lavoro di Aler e forze di polizia e che poi è stato caricato al fine di terminare le operazioni di sgombero.
In serata, successivamente l’ennesimo sgombero, si è tenuto un corteo molto partecipato in quartiere di compagni e compagne che hanno come sempre denunciato le colpevoli “politiche” per l’abitazione del comune di Milano.
Le “politiche” per la casa si instaurano già da tempo in un contesto complessivo, interno alla citta “vetrina”, di gentrificazione e speculazione all’interno dei vecchi quartieri popolari che è incominciato nel dopoguerra in città e ha subito un’accellerazione negli ultimi 30 anni.
Milano ha quasi 10 mila alloggi popolari vuoti: 5.800 di proprietà dell’azienda regionale Aler e quasi 4 mila comunali gestiti da MM. Una sproporzione che spiega bene l’origine dell’emergenza casa e le responsabilità delle istituzioni incapaci di gestire il patrimonio pubblico.
Case vuote, conporte e finestre lastrate e spesso riscaldate nonostante non ci abiti nessuno. Degli alloggi sgomberati molti non ritornano nelle graduatorie pubbliche ma finiscono nell’housing sociale o, nel caso dell’Aler, in vendita. E chi è in lista d’attesa ci resterà ancora per un bel po’.
Delle 4.600 case popolari occupate a Milano, 1.136 sono del Comune e gestite da MM, 3.500 della Regione e gestite dall’Aler. È soprattutto in queste ultime che si è sedimentata l’emergenza
abitativa milanese.
La destra che governava la Lombardia dagli anni ’90 ha sistematicamente
disinvestito nell’edilizia pubblica, e la sinistra Piddina al potere in questi anni non ha fatto altro che accellerare queste dinamiche.
L’Aler è stata ciclicamente travolta da inchieste, ricordiamo che la giunta Formigoni cadde proprio per l’arresto dell’assessore alla casa Zambetti accusato di voto di scambio con la ’ndrangheta.
Le politiche abitative sono forse quindi la principale emergenza sociale in città, con gli affitti che salgono vertiginosamente da anni, e su cui la giunta non si è dimostrata pronta a prendere misure radicali per fermare una dinamica di speculazione immobiliare capace di danneggiare gravemente il tessuto sociale della città. A Milano, l’emergenza Covid non ha fermato gli sfratti, li ha moltiplicati.
Questo quadro si instaura in un contesto nazionale di emergenza abitativa sempre più diffusa in correlazione con la situazione economica vigente e alle politiche criminose e repressive del governo centrale in concomitanza e in collaborazione, come nel mondo lavorativo, con le politiche padronali e della finanza, che vede ormai da anni il mercato immobiliare come terreno fertile di speculazione e profitto atto a smantellare le politiche sociali e a sperperare fondi pubblici.
SOLIDALI CON CHI PERDE LA CASA, COMPLICI CON CHI LOTTA PER UN TETTO
PER TUTTI.
COME NEI LUOGHI DI LAVORO, UNIAMO IL CONFLITTO,
RIVENDICHIAMO IL DIRITTO ALLA CASA E CREIAMO UN FRONTE DI LOTTA
COMUNE E UNICO ANTICAPITALISTA
PERCHE’ SOLO LA LOTTA PAGA!
S.I. Cobas