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[MILANO] In ricordo di Michele Michelino. Dalla Breda Fucine al Comitato per la difesa della salute, una vita di lotta

Con il cuore pieno di dolore scriviamo queste righe per rendere onore e salutare un compagno, operaio e comunista che per tutta la vita si è dedicato al movimento operaio, ai suoi interessi immediati e politici, all’emancipazione dell’intera classe su scala internazionale da questo sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

IN RICORDO DI MICHELE MICHELINO

Una lotta che per Michele si esprime prima da operaio e delegato alla Breda Fucine di Sesto San Giovanni e poi nel “Comitato per la difesa salute nei luoghi di lavoro e nel territorio” contro il massacro a cui le masse operaie erano, e sono, costrette nel ricatto tra salute e lavoro, tra la necessità di un salario dignitoso nella condizione di carne da macello per il profitto di pochi, sempre però in forte rapporto dialettico con il contesto politico e sociale nazionale ed internazionale.

Chiunque abbia incontrato e conosciuto Michele ha trovato un compagno di percorso dal “cuore caldo”, un operaio che sapeva immergere nel vivo della classe e nei rapporti umani una visione anti capitalista amplissima e internazionale, un esempio per tanti giovani militanti cresciuti in un contesto di trasformazione del tessuto produttivo Milanese.

Protagonista della fase di rottura con le strutture sindacali confederali e della conseguente nascita del sindacalismo “di base”, successivamente al fianco, fin dai suoi albori, del movimento dei lavoratori della logistica, non ha mai avuto dubbi nella scelta del suo fronte di lotta, con quell’intuito proletario che in ogni frangente lo portava a percepire gli interessi in campo e ad evitare derive opportuniste politiche o personali.

Ci lascia oggi un compagno con cui abbiamo condiviso tanto, un Lavoratore Combattivo, il cui testimone è già nelle mani di giovani proletari, sangue del suo sangue, che porteranno avanti la lotta di classe senza poterlo dimenticare.

Esecutivo nazionale S.I. Cobas

Michele Michelino, un eroe operaio

La notizia della morte di Michele Michelino mi ha causato un enorme dolore; è una perdita grave per tutti, è una perdita per il “movimento operaio” delle cui istanze Michele è stato portavoce lucido ed integerrimo; un “portatore di speranze collettive” per usare una definizione cara ad Alex Langer che sottolinea l’entità della fatica insita in questo ruolo; se don Lorenzo Milani invitava i suoi interlocutori a “misurare” il limite della persone che un singolo può aiutare nella propria vita, Michele non ha rispettato questo limite; la sua empatia nei confronti dei lavoratori ma anche nei confronti di tutte le vittime di ingiustizie e di discriminazioni (indimenticabile il suo impegno per le vittime dal Vajont e di Viareggio) era una empatia straripante, incontenibile, di questi tempi “patologica”, che gli sfuggiva di mano quasi a soverchiare le sue forze.

Ho frequentato molto Michele in questi decenni; mai ho visto che una preoccupazione per sé abbia preso il posto o sottratto energie al suo impegno per il benessere del “prossimo” a partire, ma non solo, dai suoi compagni operai.

Michele ha lavorato, agito e costruito in molti campi (dovremmo raccogliere i suoi contributi e le sue analisi): da quello dei diritti delle persone (uno degli ultimi incontri a Sesto San Giovanni sulla sicurezza del lavoro grazie alle compagne intervenute ha visto – per naturale e benefico “contagio”-, l’allargamento spontaneo anche ai temi della “medicina di genere” e dei diritti della donne), alla politica (nel senso nobile del termine), alla scienza, in particolare la scienza medica.

In quest’ultimo campo Michele ha incarnato la migliore prassi umanamente possibile della non delega ai tecnici, della validazione consensuale, della costruzione del sapere scientifico; memorabile la sua capacità di critica nei confronti della “scienza dei padroni”, e non solo sulla più nota delle sue battaglie che è stata quella (tutt’altro che conclusa) sull’amianto.

Una capacità critica – la sua – né a priori, né astrattamente ideologica, ma fondata sulla valorizzazione della soggettività e sulle vere evidenze.

Michele è un eroe operaio che lavorando ostinatamente per liberare la sua classe ha lavorato per liberare tutta la umanità e per salvare il pianeta destinato, se non riusciamo ad invertire la rotta, alla distruzione per inquinamento e guerre, a causa della ricerca del profitto a tutti i costi.

A Daniela, ai familiari, ai compagni un abbraccio fraterno.

Michele è un eroe operaio, ci mancherà come si fosse aperta una voragine e/ma non lo dimenticheremo mai.

Vito Totire, Bologna