L’UNICA ALTERNATIVA ALLA LOTTA DI CLASSE
È IL “MODELLO-SOVERATO”
Mentre eravamo in piazza a Bologna per respingere i castelli accusatori della Procura di Piacenza, è circolata su tutti i principali media la notizia dell’ennesima aggressione squadrista/padronale contro una lavoratrice precaria, colpita a calci e pugni a Soverato dal solito “imprenditore” parassita che non voleva pagargli le giornate di lavoro svolte in condizioni di supersfruttamento:
https://www.facebook.com/sicobas.lavoratoriautorganizzati.9/videos/1707840719580807
Lo schiavista, proprietario di uno stabilimento balneare (cioè, guarda caso, quel settore che ha ricevuto agevolazioni a pioggia col Pnrr di Draghi pur’essendo notoriamente una vera e propria “oasi” di lavoro a nero e sottopagato) evidentemente si è sentito tanto più forte trovandosi di fronte a una ragazza di origine nigeriana, e magari ha provato a replicare le “eroiche gesta” dell’assassino che qualche giorno fa a Civitanova Marche ha aggredito fino ad uccidere Alika Ogorchukwu.
Siamo senz’altro curiosi di vedere se quest’ennesima ed infame aggressione riceverà dalla locale Procura la stessa scrupolosa attenzione che a Piacenza si è riservata contro chi fa sindacato e difende i lavoratori non solo a chiacchiere.
In realtà, episodi come quello di Soverato si collocano in un clima di rinnovata caccia alle streghe contro gli immigrati, da sempre leit-motiv dello sciacallaggio elettorale di quelle destre estreme che dietro la rassicurante maschera “sovranista” nascondono la loro natura razzista e xenofoba.
Ma questi episodi sono anche e soprattutto il frutto di una più generale offensiva antiproletaria alimentata ad arte dai padroni e dal fronte “draghiano”, con le vere e proprie campagne di odio contro i percettori del reddito di cittadinanza e contro chiunque osa contestare lo strapotere padronale, i ricatti della precarietà, il lavoro nero legalizzato e i salari da fame.
Se questo è il quadro, non si puó non vedere il nesso profondo che lega episodi del genere a quanto all’offensiva in atto contro il SI Cobas e il sindacalismo combattivo.
Quello stato e quelle istituzioni che favoriscono o tollerano sistematicamente i soprusi e le violenze dei padroni, non possono certo tollerare in alcun modo la presenza scomoda di un sindacato che in 10 anni è riuscito ad attaccare e scardinare in centinaia di aziende quel sistema di caporalato, di sfruttamento e di soprusi con il quale oggi sono costretti a fare i conti milioni di lavoratori, e per giunta con la sola forza dei lavoratori autorganizzati e delle loro lotte.
La realtà quotidiana della crisi capitalistica svela in tutta la sua crudezza e brutalità qual’è la reale posta in gioco e quali gli obbiettivi dell’attacco concentrico condotto in questi anni dai padroni e da alcune procure contro il SI Cobas: o i lavoratori iniziano a unirsi e a lottare contro i padroni, fuori e contro dai lidi malsano di Cgil-Cisl-Uil, riappropriandosi dell’arma dello sciopero e dei picchetti, o saranno sempre piú costretti ad accettare il “modello Soverato”
3 agosto
SI Cobas nazionale