CobasEmilia RomagnaLogisticaUncategorized

[ITALIA] Propaganda antioperaia in tempo di guerra: il caso di Piacenza. I lavoratori Ups indagati per aver fatto sciopero

Questa è “Libertà”, quotidiano di Piacenza, di ieri:

https://www.facebook.com/1639279296323889/photos/a.1641033599481792/3157952341123236/

Avete capito bene: mentre a Bologna andava in scena il riesame per valutare l’annullamento delle misure cautelari a carico di Arafat, Carlo, Aldo e Bruno (agli arresti domiciliari secondo la barzelletta per cui i sindacalisti sarebbero associazione a delinquere, mentre le multinazionali e i malavitosi che sfruttano gli operai dei poveretti a cui vengono “estorti” contratti migliorativi, in un perverso ribaltamento della realtà), ecco che puntuale come un orologio svizzero arriva l’ennesimo attacco al sindacato, con la notizia di 11 nuove denunce, stavolta a carico dei lavoratori di UPS.

È del tutto evidente la totale incompatibilità ambientale dei PM, evidentemente segnati da un fortissimo pregiudizio ideologico che sconfina apertamente nel fanatismo antiproletario.

Alcune indicazioni per leggere l’articolo:

1) ovviamente le presunte “violenze” e “minacce” sono del tutto inesistenti. Le veline questurine e tribunalizie ricorrono regolarmente a questo lessico, ma è importante ribadire come PER LA LEGGE ITALIANA non si configuri il reato di violenza privata con il semplice blocco dei cancelli di uno stabilimento. Per concretizzarsi, la violenza privata deve essere rivolta contro persone, fatto ovviamente non avvenuto e che quindi decadrà (come sempre) a processo, ma che intanto viene notificato per spaventare i lavoratori e influenzare un’opinione pubblica ormai ridotta al lumicino e priva di qualsiasi competenza giuridica e coscienza storico-politica;

2) la “manifestazione non autorizzata”, che accompagna anche in questo caso la denuncia, PER LA LEGGE ITALIANA non esiste, trattandosi di uno sciopero e non di una manifestazione. Se anche esistesse in questi casi (e ribadiamo che non esiste) non si tratterebbe di reato penale ma di semplice violazione di un codice scritto sotto il fascismo, punibile al più con una sanzione amministrativa;

3) i fatti di UPS risalgono a svariati mesi addietro, e la chiusura delle indagini era già nota ai lavoratori interessati da oltre un mese. Viene data in pasto ai giornali proprio ieri, mentre andava in scena a Bologna il riesame sugli arresti domiciliari dei leaders del sindacato, proprio per prevenire un eventuale “smacco” alla Procura derivante da un’eventuale liberazione degli arrestati, spargendo un altro po’ di fango (dopo quello oltre i limiti del ridicolo che vorrebbe i sindacalisti agire per “ritorno personale” ) e parare un eventuale colpo derivante dalla loro liberazione.

Allo stesso modo, le indagini per la più bizzarra associazione a delinquere della storia erano chiuse a dicembre, ma gli arresti dei compagni avvennero solo a luglio per garantire pace sociale in concomitanza con il cambio di Governo e per zittire gli unici in Italia che si erano accorti pochi giorni prima della legalizzazione del furto in busta paga infilata di soppiatto nel PNRR2.

Politica, niente di più e niente di meno, rispetto ad UPS come in merito agli arresti.

Propaganda, come quella a monte delle infinite operazioni repressive contro il S.I.Cobas, l’unico sindacato che manda ancora un messaggio di speranza ai lavoratori italiani dimostrando come sia possibile aumentare invece che ridurre gli stipendi.

Ma la propaganda può forse attecchire nelle menti molli di qualche borghesotto fallito e alla ricerca di un nemico su cui sfogare la propria frustrazione, non certo su quelle degli operai consapevoli che leggendo queste notizie… beh…si incazzano, e sono sempre più solidali al S.I. Cobas e alle sue lotte per una Piacenza migliore, libera da mafiette, schiavitù e sfruttamento!

4 agosto

S.I. Cobas Piacenza