Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Le mire dell’Europa sui lavoratori dell’Ucraina
Riprendiamo dall’ultimo numero di Le Monde Diplomatique un articolo di Pierre Rimbert sui “falsi amici” dell’Ucraina. E’ una ricostruzione dell’azione di sottomissione economica del paese da parte dell’UE a partire dai primi anni 2000. Vengono analizzati alcuni trattati finalizzati a fare dell’Ucraina il terreno di gioco degli interessi industriali e finanziari europei. Ciò riguarda anzitutto il fenomeno delle delocalizzazioni in “friendshoring”, ossia la delocalizzazione in luoghi “amici” (da distinguere dalla mera delocalizzazione o “offshoring”, oggi più rischiosa), ed il controllo di un vasto esercito di riserva di manodopera spesso qualificata, che è emigrato, emigra ed emigrerà in massa – il terreno è stato principalmente arato mediante gli strumenti dell’imposizione di politiche di austerità, della deregulation e della distruzione della normativa sul lavoro.
La ricostruzione di Rimbert getta altra luce sul lungo braccio di ferro tra UE e Federazione russa, la quale per parte sua non aveva certo un atteggiamento disinteressato, e permette di capire più in concreto (cioè nei loro corposi contenuti economici) fatti come la caduta del governo filo-russo e l’episodio di Maidan. Anche se costituisce un salto di qualità nella contesa globale tra potenze capitalistiche discendenti e potenze capitalistiche ascendenti, la guerra in corso ha le sue radici nella contesa per l’Ucraina. E l’una e l’altra contesa riguardano evidentemente sotto ogni profilo la classe lavoratrice (una piccola “cosa” che tutti gli approcci geopolitici cancellano) – vedi ad esempio l’attacco frontale alla legislazione sul lavoro su cui il governo ucraino sta procedendo di gran carriera, come si evince per esempio dalla denuncia dei portuali della costa occidentale degli Stati Uniti, o, più in dettaglio, da questo articolo del Guardian. L’articolo tace il ruolo molto pesante che gli Stati Uniti hanno avuto e hanno in tutta la vicenda. Non è un gran male, perché spesso, viceversa, ci si concentra esclusivamente sugli Stati Uniti, lasciando pensare che l’UE sia passivamente al traino. Magari contro gli interessi USA, ché la vogliono debole, l’Europa ha fatto valere e cerca di far valere in Ucraina i propri interessi – interessi “coloniali” li definisce a microfoni spenti un diplomatico europeo. E se lo dice lui…