Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compangi della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Il convegno di Roma del 16 ottobre:
un buon primo passo
Il convegno di domenica scorsa 16 ottobre a Roma contro la guerra in Ucraina ha avuto una riuscita decisamente buona. Teatro Anfitrione pieno (190 posti a sedere), alcune decine di compagni/e e lavoratori/lavoratrici in piedi o nella saletta d’ingresso dove erano esposti i materiali della Tendenza internazionalista rivoluzionaria (Tir), di Pagine marxiste e del Fronte della gioventù comunista (Fdgc). In più i lavori del convegno, a cui avevano aderito – tra gli altri – il SI Cobas, presente con decine di suoi delegati immigrati e il coordinatore nazionale Aldo Milani, il Centro di documentazione contro la guerra di Milano, il Comitato di lotta di Viterbo, sono stati seguiti (con centinaia di contatti) sulla pagina facebook del Fdgc.
4-5 ore di lavoro tese, piene di attenzione e, in diversi passaggi, di calore, senza quello sfrangiamento, quel vuoto chiacchiericcio di capannelli che ammazzano, talvolta in partenza, un buon numero di incontri e di assemblee, mettendo in scena la stanchezza interiore dei partecipanti e l’assenza di vere spinte centripete.
Del resto, dietro questo convegno c’è stato un lavoro di mesi: quattro riunioni in presenza, altre on line, contatti quotidiani in chat, osservazioni scritte e discusse alle rispettive bozze di interventi, insomma: una discussione di merito vera sulle questioni principali di analisi e di orientamento. E’ stato questo intenso lavoro preparatorio che ha permesso che i contributi presentati nella mattinata dagli organismi promotori del convegno componessero un quadro per l’essenziale coerente sui punti nodali: natura e cause della guerra in Ucraina; sua connessione/dipendenza dal contesto generale di una devastante crisi storica del sistema capitalistico; guerra inter-capitalistica come guerra contro i proletari di entrambi i fronti, e contro il proletariato tutto, con la necessità del disfattismo, perciò, su entrambi i fronti; l’indicazione del nemico in “casa nostra” posto nella sua corretta connessione Italia/capitalismo italiano-NATO-UE (non viceversa); il rifiuto dei piagnistei nazionalisti e sovranisti sull’Italia-colonia o semi-colonia; l’inequivoco rifiuto, la condanna di ogni forma di accodamento nei confronti della campagna bellica e propagandistica anti-russa che ci troviamo a fronteggiare qui in Italia in tutta la sua brutale violenza e pervasività, si tratti del governo Draghi o dell’imminente governo Meloni. Altrettanto omogenee (con la sola eccezione di Militant) le valutazioni sul capitalismo russo e le sue ambizioni all’interno del campo delle forze ascendenti nel capitalismo globale (Cina, Brics, Turchia, Arabia saudita, etc.), e sulle distorsioni prodotte dal campismo e dal sovranismo.
Naturalmente, trattandosi di organizzazioni e collettivi che hanno tuttora differenti riferimenti storico-ideologici, sono affiorate, e non era possibile altrimenti, divergenze di ricostruzione storica sulla “svolta” capitalista dell’Urss, ma la maturità dei compagni intervenuti ha fatto sì che in questo convegno esse restassero sullo sfondo. Parliamoci chiaro: come tutte le grandi guerre, questa guerra di importanza e conseguenze incalcolabili obbliga a schierarsi, non consente mezze misure. E poiché arriva ad avvenuta decomposizione-disgregazione del vecchio movimento proletario comunista (di matrice stalinista) e delle sue opposizioni di sinistra (bordighismo, trotskismo), impone una situazione nuova. L’Hic Rhodus, hic salta attuale è davanti al nuovo scontro globale in avanzata gestazione tra le grandi potenze dell’imperialismo occidentale in decadenza e le nuove potenze dei capitalismi ascendenti che sono necessariamente revisioniste nei confronti del vecchio, se non decrepito, ordine mondiale partorito a Yalta nel 1945 e radicalizzatosi in senso pro-occidentale dopo il 1989. Lo scontro in atto oggi richiama assai più – con le inevitabili differenze – la prima guerra mondiale (non a caso tornata più volte negli interventi) che non lo scenario della seconda guerra mondiale. Il passato non deve pesare come un incubo sui nostri cervelli e le nostre azioni. Per questo il che fare davanti a questa guerra ha conquistato il centro dell’attenzione nel convegno mettendo gli uni accanto agli altri organismi che sentono l’urgenza di battersi contro l’esplosione di militarismo in atto e la tendenza ad un nuovo, apocalittico scontro per la rispartizione del mercato mondiale.
Dopo l’introduzione della compagna Adriana di Iskra, che ha ricordato il lavoro fin qui fatto e indicato gli obiettivi dell’iniziativa, le relazioni tenute dalla Tir (Pietro Basso), dal Csa Vittoria (Claudio Frugoni), dal Fdgc (Paolo Spena), dal Fronte comunista (Tiziano Censi), da Iskra (Eddy Sorge), hanno avuto un altro importante elemento comune: il riferimento prioritario al proletariato, alla massa degli sfruttati dei paesi direttamente e indirettamente in guerra, e alle loro aspettative, interessi, autonomia da conquistare – nettamente separati dalle rispettive borghesie e dai rispettivi capitalismi da un irriducibile antagonismo storico e immediato, quand’anche questo oggi si manifesti solo in rarissimi casi come a noi piacerebbe. Più sfumato è stato il riferimento prioritario al proletariato nell’intervento dei compagni di Militant.
Su questi aspetti essenziali e discriminanti hanno convenuto i più significativi interventi nel breve spazio di discussione aperta del pomeriggio, tenuti dal compagno Martino per il SI Cobas, da Pino (“il ferroviere”) per il Collettivo del Quadraro, da Silvano per Classe contro classe, e nell’intervento conclusivo dei compagni del Collettivo OSA di Perugia, tra i più assidui nel lavoro di preparazione del 16 ottobre. E’ stato letto anche un saluto del Movimento No Muos, ed è stato interessante il discorso di un giovane rappresentante di Ecologia politica, anche se non abbiamo compreso tutti i passaggi del suo intervento sui nessi tra crisi ecologica e capitalismo – ci sarà modo di discuterne approfonditamente in seguito, speriamo.
Se c’è stato un limite di conduzione di questo convegno, è stato nel fatto che gli organizzatori (noi tra di essi) non abbiano saputo valorizzare adeguatamente lo speciale significato della folta presenza e partecipazione di alcuni tra i più combattivi nuclei proletari della logistica organizzati con il SI Cobas, con in prima fila i compagni e le compagne di Piacenza, Milano, Novara, Torino. Una platea di giovani e di proletari di avanguardia, con una presenza ridotta di milieu quasi completamente circoscritta, per fortuna, e per una selezione naturale di temi e posizioni, a compagni/e veramente interessati alla nostra “impresa”. Cosa di meglio, come partenza?
Resta da dire che nel convegno, e nel dopo-convegno, è affiorata la preoccupazione da parte di qualche collettivo di conservare in questo processo unitario la propria identità e separatezza accompagnata dal timore di cadere sotto l’egemonia altrui. Non vorremmo però esagerare il peso di tali atteggiamenti (speriamo di non essere troppo ingenui). Abbiamo ben presente il clima di litigiosità di certi intergruppi in iniziative partite con dichiarazioni unitarie e finite abbastanza rapidamente nel conflitto di posizioni e nella gara degli interventi ripetitivi e competitivi, che il 16 ottobre a Roma non c’è stata, rispecchiando quasi del tutto l’impegno a trattare tematiche che si integrassero tra loro illuminando i diversi aspetti di questa enorme crisi sociale e politica. Non ci sono state tifoserie divise in sala, e anche questo è un test dell’avanzare, almeno in questo limitato perimetro, di un sentimento unitario reale.
Confidiamo nella forza dell’oggettività che ci impone – se crediamo a quel che diciamo, e nel nostro caso la convinzione è piena – di stringere le fila perché il tempo di grandi scontri sociali e politici stringe. La solidità dei rapporti di collaborazione e di vera discussione sarà messa alla prova subito, del resto, nella elaborazione (in corso) di una risoluzione finale comune e nelle prossime scadenze e manifestazioni a cui il convegno ci ha impegnato a partecipare: il 22 ottobre a Bologna su chiamata del collettivo di fabbrica di Gkn, la manifestazione indetta dai disoccupati del Movimento 7 novembre per il prossimo 5 novembre a Napoli, lo sciopero del sindacalismo di base del 2 dicembre. E, aggiungiamo noi, la manifestazione nazionale del 3 dicembre a Roma contro la guerra, contro il governo, contro il carovita, contro la repressione. Inutile dire, infine, ma non certo per ultimo, che già abbiamo cominciato a pensare ad una iniziativa simile su scala internazionale, e a come sormontare le grandi difficoltà che presenta.
P. S. – Ai lavori del gruppo preparatorio del convegno hanno partecipato – oltre a quelli già citati – anche il Collettivo della Casa del popolo di Teramo (che ospita quattro collettivi diversi che lavorano sul territorio in varie iniziative) e i compagni dell’Osa di Perugia a cui è stata affidata la chiusura degli interventi del pomeriggio. Il collettivo di fabbrica di Gkn ha partecipato inizialmente ai lavori; il rapporto più stretto si è avuto nella partecipazione alla loro manifestazione a Firenze. Il Cpa di Firenze da un certo momento in poi (dai primi di settembre) ha annunciato una pausa di riflessione in vista di una riorganizzazione interna, ripromettendosi di riprendere i contatti ed il lavoro comune.
E’ quello che ci auguriamo nell’irrinunciabile chiarezza di contenuti, nella leale e aperta discussione, nel rispetto reciproco – i tre pilastri del nostro metodo.