Riceviamo e pubblichiamo questo contributo dai compagni della redazione Il Pungolo Rosso, già disponibile sul loro sito (vedi qui):
Abbiamo ricevuto dalla Germania questo articolo pubblicato sulla Junge Welt a firma Luca De Crescenzo, e lo pubblichiamo volentieri come un altro piccolo segno dell’attenzione alle giornate di lotta del 2-3 dicembre fuori dall’Italia – ricordiamo che alla manifestazione era arrivato, tramite i compagni della Tendenza internazionalista rivoluzionaria (TIR), un saluto dal Fronte dei lavoratori dell’Ucraina, e che erano presenti al corteo di Roma militanti sindacali e compagni francesi della Rete del sindacalismo di base, dell’IGM e del KKE.
Non tutto ciò che è scritto in questo testo, però, è esatto. Per la precisione, che non guasta mai, va detto che: 1) la manifestazione del giorno 3 dicembre a Roma è stata indetta dal SI Cobas e solo in seguito vi ha aderito l’USB, che inizialmente prevedeva invece di manifestare il venerdì 2 dicembre; 2 ) i settori con l’adesione più significativa allo sciopero, benché sempre minoritaria rispetto all’insieme dei lavoratori occupati, sono stati due: la logistica (il solo in cui agli scioperi si sono accompagnati i picchetti operai secondo la abituale pratica del SI Cobas) e i trasporti, sia locali, dove sono presenti USB e SGB, che ferroviari, in particolare a Milano e Firenze, dove sono attivi nuclei della CUB; 3) è troppo sbrigativo qualificare come fascista la Meloni perché il suo governo di destra, reazionario, legato all’“Internazionale nera” iper-militante contro la massa delle donne e degli immigrati, sta cercando di combinare, nella sua azione e nella sua propaganda, elementi nazionalisti, razzisti e corporativi della tradizione fascista con altri elementi non meno reazionari appartenenti alla cultura e alla prassi liberaldemocratica o tout-court democratica.
Redazione Il Pungolo Rosso
Italia. I sindacati di base si mobilitano con lo sciopero generale
e la manifestazione contro la crisi e la guerra
– Die Junge Welt (italiano – tedesco)
È stato un fine settimana di militanza dei sindacati di base: sciopero generale venerdì, manifestazione con partecipazione nazionale sabato a Roma. Contro la guerra e l’aumento del costo della vita. Per la prima volta in questa combinazione tematica. L’adesione allo sciopero è stata alta “soprattutto nel settore dei trasporti in molte città del nord e del sud”, ha dichiarato sabato alla stampa Guido Lutrario, uno dei leader dell’Unione Sindacale di Base (USB). Insieme al SI Cobas, un sindacato molto attivo nel settore della logistica, l’USB ha organizzato la marcia di strada con ben 10.000 partecipanti nella capitale italiana.
Il programma completo della protesta
Nei mesi scorsi c’erano già state delle manifestazioni. Quella pacifista di Roma di inizio novembre, ad esempio, ha attirato circa 100.000 partecipanti e ha coinvolto il Partito Democratico, favorevole alla NATO. A Napoli si sono riuniti contemporaneamente più di diecimila attivisti, chiaramente schierati contro l’imperialismo della NATO. Infine, i gruppi per il clima hanno manifestato a Bologna alla fine di ottobre.
Questa volta sono intervenuti i sindacati di base, che hanno indetto uno sciopero, schierando per le strade di Roma i loro attivisti e simpatizzanti. I sindacati di base sono emersi negli anni ’80 e ’90 come alternativa militante alle grandi organizzazioni, che si affidavano sempre più alla cooperazione con il governo e con le imprese. Sindacati più piccoli, insomma, ma con una forte rappresentanza in alcuni settori come la logistica, il trasporto pubblico, la scuola e in alcuni porti come quello di Genova, dove mesi fa erano state bloccate le spedizioni di armi. I sindacati, che spesso sono in competizione tra loro e talvolta entrano in conflitto, sabato hanno agito insieme, mostrando collettivamente la loro forza contro le politiche del governo.
Ci sono molte ragioni di protesta e di sciopero: anche e soprattutto sotto il nuovo governo della fascista Giorgia Meloni. Come per il suo predecessore Mario Draghi, i redditi bassi e i disoccupati saranno colpiti per primi, mentre i redditi più alti ne beneficeranno. La legge finanziaria di Meloni prevede, tra l’altro, quanto segue: Riduzione o abolizione del Reddito di Cittadinanza, controlli meno rigidi sull’evasione fiscale e riduzione delle imposte per i gruppi a reddito medio e alto. Di conseguenza, lo slogan della piattaforma d’azione dei sindacati di base: “Giù le armi, su i salari!”. Nello specifico: congelare le spese militari, fermare le forniture di armi all’Ucraina, adeguare automaticamente i salari all’inflazione (che in Italia è attualmente all’11,8% su base annua), introdurre un salario minimo e investimenti pubblici in scuole, sanità e trasporti. L’intero programma della protesta mira a “costruire un ampio fronte di opposizione contro il governo Meloni, coniugando i temi dell’alto costo della vita, dei bassi salari e della precarietà con i temi dell’ambiente e della lotta contro la guerra”, secondo Carlo Pallavicini, uno dei portavoce del SI Cobas. Inoltre, la marcia di protesta è stata “dopo Bologna e Napoli, la terza tappa sulla strada di una convergenza delle lotte”. Fondamentale in un momento “in cui le lotte dei lavoratori e degli altri sono sotto attacco da parte delle forze repressive dell’apparato statale”.
Una nuova generazione di proletari
Inoltre, nelle strade c’erano gli studenti, una nuova generazione di proletari che pagherà le conseguenze dell’impoverimento e dei disastri ecologici in un mondo sempre più in guerra. Da qui il serrare i ranghi per “costruire un’alternativa, al di là dello spettacolo parlamentare, al di là dei partiti che oggi si presentano con una facciata antifascista dopo aver governato insieme alla destra ed essere stati complici delle peggiori misure antipopolari”, ha sottolineato Lorenzo Lang, segretario del Fronte della Gioventù Comunista, alla manifestazione di Roma di sabato. Ancora di più, la lotta organizzata dei lavoratori e degli studenti disoccupati deve indicare la strada contro la crisi capitalistica e la guerra imperialista.