Cobas

[PIACENZA] Sui Montanari: “comunisti” a parole, opportunisti nei fatti!

Piacenza

14/09/2018
 
Comunicato stampa

Il S.I.Cobas nazionale, insieme al coordinamento provinciale di Piacenza, esprime sdegno e vergogna per quanto emerso negli ultimi giorni nei confronti del dirigente di USB Piacenza, nonché storico esponente di “Rifondazione Comunista” e recente coordinatore della campagna elettorale di “Potere al Popolo” Roberto Montanari.
Montanari è stato ripreso (il video è pubblico e consultabile sulla pagina Facebook S.I.Cobas Piacenza: vedi qui) mentre in una riunione interna di USB dichiara esplicitamente di un suo accordo con la questura cittadina (sulla cui veridicità non abbiamo elementi, ma che dallo stesso viene venduto come frutto di un accordo stipulato da lui durante una visita negli uffici della Polizia di Stato) volto a “stroncare” l’avanzata delle rivendicazione operaie nella logistica, organizzate nelle fila del S.I.Cobas.
Montanari, citando testualmente, dice di avere avuto la rassicurazione che se gli interessi di USB verranno ostacolati si procederà alla denuncia, alla galera e fino al rimpatrio degli operai “in Egitto, in Marocco, o da dove cazzo vengono”.
La cultura politica che trasudano queste parole si commenta da sé, quindi riteniamo superfluo soffermarci.
Più interessante provare a lanciare a tutti i piacentini un spunto di riflessione, in particolare ai tanti che stanno alla finestra rispetto alle potenti mobilitazioni del proletariato autoctono o immigrato in città degli ultimi anni.
Che queste mobilitazioni abbiano messo in crisi un modello sistemico di sfruttamento (che danneggiava tutti: italiani e immigrati) è chiaro ormai da anni, si pensi alle forti turbolenze provocate da alcune vertenze culminate anche in momenti di tensione davanti ai cancelli e in polemiche cittadine.
Meno chiaro è come a questa avanzata travolgente sia corrisposto un innalzamento del livello repressivo che si è servito di ogni strumento.

Non solo la denuncia per gli scioperanti o l’eventuale sgombero dei picchetti con la forza pubblica.

Anche un apparato di contrasto servitosi negli anni passati di attori politici, istituzioni e del gioco di sponda fra queste e altre sigle sindacali.

Che tale gioco di sponda arrivasse a coinvolgere la USB, un sindacato che nonostante le molteplici firme apposte in calce ad accordi quantomeno discutibili si dichiara “di base” lascia però interdetti.

Arrivare a richiedere accordi espliciti con la questura locale, come fa il Montanari, scavalca gli argini della normale dialettica sindacale per collocarsi chiaramente nel campo dell’infamia.

E ciò doppiamente perché avviene facendosi forza della condizione di ricattabilità del lavoratore migrante per cui vengono auspicati i “rimpatri”.

E ciò, vogliamo sottolinearlo, da parte di quelle stesse persone che si rifanno ad un’organizzazione che sul piano nazionale si fa promotrice di campagne a tutela dei migranti.

La lista delle provocazioni operate verso iscritti al S.I.Cobas da parte di esponenti della locale USB logistica negli ultimi due anni è talmente folta che gli addetti ai lavori già ragionavano informalmente sulla plausibilità di un ruolo di“informatore-provocatore” questurino del Montanari e di altri due – tre elementi afferenti a USB Piacenza, ma mai ci saremmo immaginati di poter trovare una conferma in termini così espliciti.
Chiudiamo quindi chiedendo a USB nazionale e a Potere al Popolo se sono queste le persone da cui vogliono essere rappresentate, questi i valori propri delle persone che parlano a loro nome, al di là della facciata retorica e dei discorsi buoni per la propaganda.

Chiediamo invece ai piacentini solidali, sensibili ai temi dei diritti sul lavoro e dell’antirazzismo ma non direttamente impegnati in lotte sindacali, se non sia ora di fare un passaggio di maturità cominciando a prendere coscienza che l’incedere di un piano repressivo verso chi ancora lotta per un minimo di giustizia sociale è responsabilità non solo di coloro a cui è formalmente demandata la repressione stessa, ma anche di una serie di variopinti figuri “sinistri” che sarebbe il momento di mettere alla porta di ogni vertenza o iniziativa per indegnità morale: qua non si parla di rivalità fra sigle o gruppetti, si parla di collaborazione questurina alla repressione dei lavoratori e alla criminalizzazione dei migranti.

S.I. COBAS 

Vedi anche:

– [PIACENZA] Un minuto di silenzio per Abd El Salam
http://sicobas.org/news/3140-piacenza-siamo-tutti-abd-el-salam

-[ITALIA] Sul caso Esposito e il “comitato d’affari” tra padroni, Parlamento e sindacati:
http://sicobas.org/news/3132-italia-caso-esposito-o-il-comitato-d-affari-tra-padroni-parlamento-e-sindacati

– [TARANTO] Gli operai tra l’incudine e il martello: alla lotta!
http://sicobas.org/news/3135-taranto