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Pomigliano, alcune note della Rete Operaia ValSeriana

I recenti avvenimenti della Fiat di Pomigliano d’Arco ( Na ), con un referendum imposto dalla Fiat, dal Governo, dalla complicità di sindacati asserviti dichiaratamente al padronato, hanno, nonostante ciò, dimostrato che “resistere si può”. E lo hanno dimostrato i lavoratori stessi, i quali, nonostante il clima intimidatorio, le campagne di stampa terroristiche di TUTTE le cordate giornalistiche, l’avversione della cosiddetta “opposizione”, hanno detto “NO” al 40 %… Se viene fatta la tara degli impiegati, dei capi e capetti vari, non direttamente interessati alla cura “polacca” di Marchionne, se ne evince che, alla fine, gli operai Fiat hanno respinto il ricatto.

Certo, un referendum non cambia, non può cambiare, il corso della lotta di classe, che vede nella situazione attuale i lavoratori costretti alla difensiva, e pure rinchiusi nei particolarismi, dall’attacco del capitale nella crisi. Ma QUESTO referendum è pur un segnale significativo E delle potenzialità di lotta inespresse da parte dei lavoratori…E, d’altro canto, del ruolo mortifero che un certo opportunismo sindacale e politico svolge nei confronti di quei lavoratori ai quali dice di richiamarsi.

Citiamo molto rapidamente le posizioni dei dirigenti del PD. Questo partito è in modo evidente e dichiarato (si definiscono “liberal-democratici” ) al di fuori di ogni legame , anche immediato, con la classe proletaria. Dunque, per noi queste posizioni sono normali. Ci meraviglieremmo del contrario.

Pier Luigi Bersani, segretario PD, così si esprime alla Direzione del partito del 22/6/’10 :

“Siamo ad un passaggio delicato…noi diciamo che bisogna preservare gli investimenti e che non si faccia di Pomigliano un modello” ( “Il Manifesto” 23-06-’10 ).

Rosy Bindi, presidente del PD : “ Pomigliano deve restare un caso isolato “.

Enrico Letta, vicepresidente del PD : “…un Unicum “, mentre la”sinistra radicale “ è “fuori dalla realtà “ ( “IL SOLE 24 Ore “ 23/06/’10 ).

Dunque : niente paura; Pomigliano non si diffonderà se passano i “Sì “, perché questo è solo un trattamento speciale riservato a quegli assenteisti e camorristi di quello stabilimento…

La Marcegaglia, spera Bersani, dovrà pur prendere nota che in fondo siamo con loro, anzi siamo COME loro….

Fatta questa doverosa premessa, entriamo ora più addentro ad una questione assai dibattuta. E cioè, se –quanto-come ci siano state divergenze o rotture tra FIOM e CGIL ; se la CGIL stessa si sia collocata coerentemente dalla parte dei lavoratori ; se, infine, la linea assunta dalla FIOM non abbia a sua volta denunciato delle contraddizioni al suo interno.

Il 14/06, dopo la notizia delle intenzioni Fiat su Pomigliano, si tiene, sempre in questo luogo, un Attivo FIOM di dirigenti e delegati. Da questa riunione, come dal tavolo di trattativa, esce riconfermata la posizione FIOM che dichiara inaccettabili le condizioni Fiat su malattia e sanzioni allo sciopero.

Andrea Amendola, segretario provinciale di Napoli della FIOM, dichiara:

“Eppure alla CGIL nazionale, ma anche campana, chiedono una consultazione di tutti gli iscritti.” ( “Il Manifesto” 15/06/’10 ). Ribatte, sempre sullo stesso quotidiano, Michele Gravano, segretario campano della CGIL : “ …è l’unica strada ( la consultazione degli iscritti NDR ), i nostri si devono esprimere democraticamente, noi non possiamo prenderci la responsabilità di dire no…in Campania non possiamo permetterci di perdere gli investimenti. “.

Stiamo citando, e continueremo a farlo, un giornale, “Il Manifesto”, che tra l’altro è sì un “fiommino” dichiarato, ma è altresì un altrettanto convinto sostenitore dell’”opposizione sociale” della CGIL in Italia.

Infatti, il 15/06 questo quotidiano titola a tutta pagina : “ SU POMIGLIANO LA CGIL E’ UNITA “. Vengono all’uopo riportate, in sintonia, le delibere del CC della FIOM ed una nota della Segreteria Nazionale della CGIL dove, da parte FIOM, si dichiara la”piena disponibilità sull’organizzazione del lavoro” richiesta dalla Fiat ( sic ) ed il “no” invece a tutto ciò che vìola la Costituzione e la legalità. Da parte sua, la CGIL fa una dichiarazione di principio dove si proclama che i temi che coinvolgono i diritti individuali non possono essere contrapposti al lavoro.

L’entusiasmo a “sinistra” dura poco, perché già il 16/06 Federico Libertino, della Segreteria campana della CGIL, deve affrontare un’assemblea di iscritti FIOM, sempre a Pomigliano, e qui portare la linea della Confederazione ( solo campana ? ) :

“…gli operai-dice- devono andare a votare per difendere gli investimenti…” ( “Il Manifesto” 17/06/’10 ). Le urla ed i fischi, dice il cronista, non lo fanno terminare. E’ chiaro che sta sostenendo il “SI’” al referendum, cosa che del resto traspare nella stessa giornata da una dichiarazione del segretario generale Epifani, che dice: “ A occhio e croce credo che i lavoratori andranno a votare e che diranno sì : un sì all’occupazione, al lavoro e all’investimento. “ ( “Il Manifesto” 17/06/’10 ).

Sempre nell’assemblea citata, il segretario generale FIOM Maurizio Landini mette sul piatto i punti dei metalmeccanici CGIL : 1) Noi comunque non firmiamo, vada come vada il referendum, perché lo riteniamo illecito; 2) Che i lavoratori vadano a votare per non essere sottoposti ritorsioni; 3) Non diamo indicazioni di voto. Condivisibili le prime due posizioni, ma…la terza cosa vuol dire? Se il referendum è illecito e si va a votare per non subire ritorsioni, si vota “NO” perdio…se si è contrari alla minestra avvelenata di Marchionne !

O ci si vuole preparare il terreno per futuri “ rientri “ dalla porta di servizio ?

Tocca sempre allo stesso Amendola mettere il dito nella piaga. “ Non vorrei trovarmi- dice il segretario provinciale FIOM- domani con un volantino di FIM-UILM-FISMIC con su scritto “LA CGIL NON LA PENSA COME LA FIOM E VOTA SI’ “…mi sento pugnalato alle spalle.” ( “Il Manifesto” 17/06/’10 ). Per non dire della segreteria nazionale FIOM che potrebbe fare altrettanto coi delegati di Pomigliano….

Qualche giorno dopo, i fratelli coltelli si ripropongono su “Il Manifesto” ( 23/06/’10 ). Ora tocca a Michele Gravano fare l’affondo. Intervistato da Francesca Pilla, egli sostiene la veridicità PD dell’ “Unicum”. La giornalista afferma che è proprio su questo punto che la CGIL ha spinto in questi giorni affinchè la FIOM modificasse le sue posizioni, garantendo gli investimenti e invitando i lavoratori a votare “SI “. Poi la domanda : “La FIOM ha anche definito una pugnalata alle spalle la vostra posizione…” Risposta: “ Si tratta di infantilismo politico ( “parlare di pugnalata” rettificherà poi lo stesso Gravano…ma erano le parole di Amendola !… ) Un accordo separato è sempre una ferita…Ci siamo battuti e ci battiamo affinchè la Fiat faccia gli investimenti, è un’occasione che la Campania non può perdere. Le condizioni di lavoro si possono sempre contrattare…”.

Nuova domanda : “ Però ci sono punti dell’accordo che sono anti-costituzionali. E’ vero o no ?

Risposta : “ I nostri giuristi ci stanno lavorando…Restiamo convinti che una volta garantiti gli investimenti ci possiamo battere insieme per eliminare quegli aspetti che consideriamo non positivi. “

Capita l’antifona? Altro che unità d’intenti tra CGIL e FIOM

Sarebbe un bel teatrino,se non ci andassero di mezzo i lavoratori. Poi il referendum, che mette a nudo tutte le “monnezze” e le ipocrisie attorno a Pomigliano.

Intervistata da Loris Campetti ( “Il Manifesto” 25/06/’10 ) Susanna Camusso, candidata in pectore alla successione di Epifani, alla domanda “ Come giudichi il risultato del referendum imposto dalla Fiat a Pomigliano?” così risponde :

“ I Sì e i No dicono che le persone che ci lavorano vogliono salvaguardare l’occupazione e che questa non può essere messa in alternativa ai diritti garantiti da leggi, contratti e Costituzione…è importante la conferma dell’investimento a Pomigliano ma è un errore continuare a perseguire la strada della divisione sindacale…”

Insomma, la CGIL vuole essere richiamata ai tavoli concertativi dai quali è stata estromessa !

Questa è la sua linea, confermata ampliamente dal recente Congresso Nazionale. Non vedere questo vuol dire mettersi le fette di salame sugli occhi e menare per il naso milioni di lavoratori. In attesa, magari, che qualche “evento” favorevole possa creare improbabili “sponde sindacali” a partiti ( vedi PRC ) che contano un bel nulla nelle lotte.

Tant’è che lo stesso Epifani, dopo il referendum, “distende gli animi” :

“L’azienda vada avanti, c’è tempo per riprendere in mano quei due o tre punti più controversi ( !!!??? ) e provare a condividerli anche con la FIOM. “ ( “Il Manifesto” 25/6’10 ). Dopo tutte queste dichiarazioni, coltellate, manovre di ipocrita “fratellanza”, noi della Rete Operaia riteniamo che siano sempre di più all’ordine del giorno le esigenze indifferibili di autorganizzazione, di collegamento, di generalizzazione delle lotte operaie su obiettivi decisi e perseguiti dagli operai stessi.

BERGAMO 30-06-‘10