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Come, già finita ? Ma che crisi poco seria!

Paolo Giussani     (da www.wildcat-www.de Giugno 2009)

Di certi personaggi, di cui oggi il mondo è talmente pieno che non si sa più dove metterli, in Italia si dice che hanno la faccia come il culo. Alan Greenspan, incredibilmente, invece di nascondersi un qualche isola deserta a tremila miglia dalla costa più vicina, continua a pontificare a destra e manca, e a trovare perfino qualcuno che gli dà ascolto. Sul Financial Times del 25 Giugno, in mezzo ad una congerie di menzogne e illogicità argomentative che fanno di questo suo pezzo di sole settanta righe un capolavoro della truffa ideologica, non si vergogna di asserire: 1. Che la crisi dipende essenzialmente dal settore immobiliare americano, e terminerà quando i prezzi delle abitazioni si stabilizzeranno; 2. Che l’ascesa in corso da Marzo degli indici azionari è la premessa necessaria a una nuova fase di crescita sostenuta, ormai prossima; 3. Che il pericolo futuro viene dall’inflazione causata da un possibile intervento del governo nell’ “allocazione” degli investimenti attraverso l’aumento del debito pubblico.

Si tratta un po’ della summa della propaganda corrente pressata dalla assoluta necessità di minimizzare il fenomeno in corso trasformandolo in un incidente fortuito che può essere reso serio solo da fattori psicologici. E che queste argomentazioni di Greenspan, e di tutti i postmoderni allievi di Goebbels con laurea in business management, siano prive di contenuto non è difficile vederlo:

  1. La crisi non dipende minimamente dal settore immobiliare americano, che ha svolto unicamente la funzione di innesco. Qualsiasi altro settore con indebitamento crescente rispetto al reddito (carte di credito, prestiti commerciali, immobili commerciali) avrebbe potuto svolgere la medesima funzione altrettanto bene se non meglio. E si vedrà bene che questo avverrà, se di altri detonatori si avrà bisogno.
    È ovvio che prima o poi i prezzi degli immobili si stabilizzeranno, non possono tendere certo a meno infinito: e perché dovrebbe a questo punto la crisi finire? Al contrario, la fase di prezzi costanti significa fase di prezzi costanti ai livelli minimi possibili, e deve coincidere con la stagnazione più o meno generale dell’economia.

  2. Greenspan è uno degli ideologi massimi (non dei più intelligenti, anzi bisogna riconoscere che è piuttosto coglione) del capitale speculativo. Secondo lui più le azioni salgono di prezzo più cresce in corrispondenza il capitale prestabile dalle banche al business non finanziario, e tramite ciò maggiori divengono l’accumulazione e la crescita del reddito complessivo.
    A parte la banale constatazione che una cosa del genere non l’ha mai vista nessuno, in pratica secondo Greenspan se il valore nominale del capitale azionario, poniamo americano o di qualsiasi altra nazione o addirittura mondiale, salisse in un anno di 10 volte, le banche americane o quali che fossero, si troverebbero magicamente con un capitale prestabile delle stesse dimensioni, che quindi potrebbe far accrescere il capitale effettivo del settore non finanziario di 10 volte rispetto al suo valore iniziale.
    È assolutamente banale ripetere che fra il livello o l’andamento dei corsi azionari e la grandezza del capitale monetario prestabile dalle banche non vi è alcun nesso di alcun genere. Non solo, ma è palese che Greenspan fa aperta mostra di non avere un’idea sparata su quello di cui parla. Le normali banche (banche commerciali) tranne in casi eccezionali negli Stati Uniti non prestano alcun capitale per gli investimenti produttivi, ma solo il capitale monetario per il funzionamento corrente degli affari ossia per anticipare il fatturato realizzato, il che nulla può aver a che fare con la borsa, le azioni etc.
    L’unico caso veramente cruciale di nesso fra attività creditizia delle banche e movimento degli indici di borsa è nel credito al capitale speculativo dove il valore nominale dei titoli è utilizzato come collaterale per ricevere capitale monetario in prestito, oppure nel credito ipotecario alle famiglie dove è il valore nominale degli immobili a svolgere questa funzione.
    Il demenziale sogno di Greenspan è una prosecuzione indefinita della speculazione–con immensi profitti ai suoi amici, tanto quelli di Wall Street quanto quelli troneggianti al top management delle grandi corporation–finanziata da un credito altrettanto illimitato perché prontamente restaurato dal governo ogniqualvolta gli toccasse di esaurirsi.

  3. “Mi raccomando, che questo nuovo governo con questo nuovo presidente – inesperto anzichenó – non si sogni di tirare fuori dei denari per il settore produttivo. I denari sono tutti solo per il settore finanziario, altrimenti è l’inflazione, la catastrofe, la fine di tutto, …” Finalmente si è capito urbi et orbi qual è la vera intima ragione della politica antiinflazio­nistica degli ultimi trenta e passa anni: la correlazione negativa fra inflazione dei prezzi delle merci e inflazione dei prezzi delle azioni. Non ci voleva molto, comunque.

L’immenso Honoré de Balzac suddivideva la società in canaglie e imbecilli. Ma per lui era tutto molto più facile, ai suoi tempi le personalità erano molto chiare e studiabili. Oggi nella, si fa per dire, elite dominante non si riesce mai a capire se uno è canaglia o imbecille. Con l’ultima crisi l’ibridazione ha ormai raggiunto lo stadio della perfezione.