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Malgrado l’ostilità dei salariati

Francia : malgrado l’ostilità dei salariati , ma grazie alla complicità degli apparati sindacali (sostenuti dal PS, il PCF, …) il governo Sarkozy è riuscito nella sua rapina delle pensioni.

Gli avvenimenti legati all’adozione della controriforma delle pensioni – “la madre delle riforme ” dixit Sarkozy – hanno fatto scorrere molto inchiostro e non solo in Francia. Ma, invece di sforzarsi di rivelare la realtà dei fatti, nella maggior parte dei casi, si sono stampate versioni di pura fantasia.

Per nascondere cosa ? Per proteggere chi ?

Non è possibile trarre gli insegnamenti indispensabili ai lavoratori per prepararsi agli scontri futuri senza una precisa conoscenza dei fatti reali. Insegnamenti che sarebbero tanto utili ai lavoratori italiani (o spagnoli, inglesi, …) quanto ai loro omologhi francesi, tante sono le somiglianze dei problemi politici incontrati.

Come sempre per i marxisti, bisogna esaminare i risultati di questi due ultimi mesi della lotta di classe in Francia da un duplice punto di vista, economico e politico.

SARKOZY HA VINTO …

Quelli che invitano a “fare come in Francia” dovrebbero cominciare a riflettere su questo fatto ormai indiscutibile : la controriforma delle pensioni è stata promulgata (10 novembre) senza che il governo abbia dovuto ritirare alcunché del suo progetto iniziale. Anzi, il senato ha “arricchito” la legge con un appuntamento per una nuova tappa nel 2013: la messa in funzione della pensione a punti, che liquiderebbe radicalmente il sistema a ripartizione conquistato nel 1945.

E’ una vittoria incontestabile per il governo Sarkozy che, spronato dal pungolo della crisi del capitalismo, la mette immediatamente a profitto per annunciare una nuova raffica di controriforme: sul lavoro dei giovani, sulla previdenza sociale… Così il primo ministro Fillon può dichiarare ai deputati dell’UMP: “…Si esce da questa crisi promulgando la legge, e poi si propone ai partner sociali di cominciare un dialogo sull’occupazione giovanile e l’occupazione dei seniores …” (“Le Monde”, 26 ottobre)

E’ la ripresa a spron battuto del metodo con cui, dal 2007, ha conseguito successo dopo successo, fino alla riforma delle pensioni. Bisogna dunque esaminarlo con cura.

Per questo, è necessario tornare al 2000, con la formazione (governo Jospin) d’un « Conseil d’Orientation des Retraites (pensioni) » (COR)(1) “luogo permanente di studi e di concertazione tra i principali attori nel campo delle pensioni” secondo la sua carta costitutiva. A questo COR, al quale i responsabili dei sindacati operai (CGT, FO, FSU) hanno immediatamente portato il loro appoggio, si deve la preparazione della legge (2003) che allinea gli statali al regime generale (40 annualità per una pensione a regime, invece di 37,5). In seguito ha portato il suo contributo alla liquidazione dei regimi speciali nei trasporti (SNCF e RATP).

Questo avviene sempre alla stessa maniera :

1) Constatazione unanime del COR: i regimi delle pensioni sono minacciati da un deficit.

2) A partire da questa constatazioni tutti ammettono: ci vuole una riforma.

Così si realizza il consenso che apre la via all’elaborazione finale della legge da parte del governo.

Ma restava da compiere la cosa più importante, la rimessa in causa della pensione a 60 anni (spostata a 62) e 67 anni (invece di 65) per avere una pensione a regime. Sotto la pressione della crisi economica, Sarkozy annunciava all’inizio dell’anno che la riforma non poteva più attendere.

Si può giudicare l’intensità e la continuità delle relazioni direzioni sindacali – governo da questa risposta del ministro del lavoro Woerth a un giornalista, che gli domandava se, nell’ultimo periodo, “si erano rotti i ponti” con i sindacati : “Siamo sempre restati in «filo diretto», con contatti incessanti, anche quando dicevano di non voler più trattare con noi . » (“Le Monde”). Una dichiarazione che non è stata seguita da alcune smentita !

Neppure lo scandalo Woerth, che ha messo in piena luce la connivenza tra il grande capitale (L’Oréal, Mme Bettencourt ),il ministro del lavoro (responsabile della riforma) e Sarkozy in persona, ha intaccato le buone relazioni tra i dirigenti sindacali e i rappresentanti del governo, mentre suscitava una profonda collera tra i salariati.

Del resto, non è il minore dei paradossi, che questo governo, odiato come raramente accadde nel passato, possa andare fino in fondo nella realizzazione dei suoi obiettivi. Questo chiarisce la strategia dell’intersindacale.

… GRAZIE ALL’INTERSINDACALE E A …

E’ la CFDT, sindacato giallo costituito sulla dottrina sociale della chiesa (il corporativismo), a determinare il contenuto della “l’intersindacale” la cui “unità” serve da pretesto alle direzione dei sindacati operai per giustificare il loro allineamento alla difesa degli interessi della borghesia. Un “programma” chiaramente compendiato nella dichiarazione fondante dell’intersindacale gennaio 2009): “… Il mercato non risolve tutti i problemi…”

Per indicare la misura di ciò che rappresenta la “direzione politica” della CFDT nell’intersindacale basta ricordare che nel suo ultimo congresso (primavera 2010), si è apertamente pronunciata per l’allungamento del periodo di versamento dei contributi per le pensioni, o ancora, dopo il discorso di Sarkozy del 13 ottobre, che ha aperto alla riforma sul lavoro dei giovani, il suo segretario nazionale Chérèque ha proposto (25 ottobre) alla rappresentante del padronato l’apertura di una concertazione su… il lavoro dei giovani e dei seniores. Una “proposta” salutata il giorno dopo dal ministro del lavoro e da Fillon (già citato)

…LA SUA STRATEGIA PER EVITARE LO SCONTRO COL GOVERNO

DAL 7 SETTEMBRE AL 6 NOVEMBRE : 8 GIORNI DI LOTTE DISPERSE, INVECE DELLA CENTRALIZZAZIONE CONTRO IL POTERE

Il quadro dell’azione controllato dall’intersindacale è dato dallo striscione di testa delle manifestazioni, lo stesso in tutta la Francia :

“Uniti per la difesa del lavoro, dei salari, delle pensioni “

Niente sulla riforma.

La mobilitazione contro il CPE (2006) è l’ultima che ha ottenuto un ripiegamento del governo. Poiché il governo Villepin aveva creduto di fare a meno della fase della concertazione, le direzioni sindacali avevano dovuto pronunciarsi per il ritiro della misura governativa. Ma questa volta, non solo l’esigenza del ritiro della riforma non è mai apparsa su alcun documento dell’intersindacale,(2) ma la direzione della CGT, sindacato il cui posto nelle lotte di classe in Francia è decisivo, si è esplicitamente pronunciata contro !(3)

In conseguenza di questa scelta “strategica” l’intersindacale ha dedicato una cura minuziosa per impedire ogni centralizzazione contro il governo delle forze disponibili nella classe operaia e tra i giovani.

Dal 2 Luglio, a proposito dell’apertura della discussione sul progetto di riforma alla’Assemblea Nazionale in settembre, B.Thibaut ha escluso ogni possibilità di convocare una manifestazione nazionale a Parigi.(4) Quanto alla prospettiva di sciopero generale, è stata ugualmente scartata nell’”unità” delle direzioni sindacali. Così B.Thibaut in un’intervista del 6 ottobre citata (con piacere ) da “boursier.com” : ” Il leader della CGT ha del resto respinto ogni appello allo sciopero generale . “Non è mai stato praticato nella storia sociale del nostro paese (…) E’ uno slogan per me completamente assurdo,astruso. Non corrisponde alle pratiche attraverso le quali si perviene ad elevare il livello dei rapporti di forza” ha dichiarato.

Poiché Thibaut ha ironizzato sugli “appelli incantatori allo sciopero generale ” dei quali il suo compare di FO si sarebbe reso colpevole, quest’ultimo risponde: ” Bisognerebbe che Bernard Thibaut ripassasse i classici. Non ho mai chiamato allo sciopero generale, che in Francia ha una connotazione particolare. In ogni modo, questo tipo d’azione evidentemente non funziona quando viene unicamente dai dirigenti delle centrali e ed è emanato da un solo sindacato “.

Dopo le manifestazioni del 7 settembre si era al momento decisivo, dato che il voto all’Assemblea nazionale doveva avvenire il 15. Ma l’intersindacale riunita l’8 ha convocato nuove manifestazioni per il … 23 settembre. Per il 15 invitano i lavoratori che lo desiderano a recarsi in delegazione alle sedi dei deputati nelle loro circoscrizioni, mentre questi sono a Parigi per il voto !!!

Malgrado tutto, le manifestazioni del 23 settembre sono ancora molto seguite, e allora la strategia per evitare lo scontro col governo si arricchisce di una nuova arma di divisione di massa : l’appello allo sciopero rinnovabile.

LA TRUFFA DELLO SCIOPERO RINNOVABILE

Cos’è lo sciopero rinnovabile? E’ uno sciopero deciso settore per settore e “rinnovato” o no al contempo. E’ lo sciopero settore per settore, la polverizzazione, il contrario dello sciopero generale, di cui si è visto che ne pensavano i dirigenti dalla CGT e della FO.

Con questa parola d’ordine si compie una vera mistificazione. Nella scuola, ad esempio, il personale scottato da un’avventura analoga nel 2003 – che l’aveva condotto alla disfatta – ha rifiutato massicciamente di lasciarsi coinvolgere. Poco importanza hanno le riunioni dipartimentali di poche decine di militanti vicini agli apparati, (principalmente del SUD e del NPA) si autobattezzano assemblee generali e votano lo sciopero rinnovabile che mobiliterà per un giorno o due un pugno di colleghi in un’infima quantità di istituti.

Bisogna riconoscere che, a parte i settori delle raffinerie, i macchinisti, i portuali (i gruisti), gli spazzini di Marsiglia, il personale delle mense scolastiche delle scuole elementari – nella maggior parte in sciopero per rivendicazioni specifiche – non ci sarà alcun eco a questo appello.

Ma il baccano attorno allo sciopero rinnovabile e ad azioni diverse di “blocco” che mobilitano un pugno di funzionari sindacali, era indispensabile per cercare di nascondere il tradimento delle direzioni sindacali.

Bisognerebbe parlare anche dell’inizio di un movimento dei giovani terminato con le vacanze di Ognissanti. Ma bisogna immediatamente precisare che il governo ha avuto le mani libere per bastonare i liceali – organizzando vere provocazioni alla Cossiga – e precettare gli scioperanti delle raffinerie (senza precedenti dal 1963).

La risposta dell’intersindacale alla precettazione è in questo brano del comunicato del 21 ottobre: ” …Chiamano le loro organizzazioni territoriali, le imprese, le amministrazioni a proseguire le iniziative unitarie. Veglieranno sul rispetto dei beni e delle persone …” Si apprezzerà particolarmente l’ultima frase, degna di un ministro dell’interno, che protegge la proprietà capitalista e la « libertà del lavoro » contro il diritto di sciopero. Certamente gli studenti inglesi non hanno obbedito a questa consegna invadendo i locali dei tories.

Ma, contrariamente a quanto sta succedendo in Inghilterra, in nessun momento le direzioni sindacali in Francia sono state scavalcate o sono state minacciate di esserlo.(5

Bisogna sottolineare il sostegno che hanno dato loro il PS, il PCF e la cosiddetta “l’estrema sinistra”. Una posizione assai ben riassunta da JL Mélanchon,(6) leader del « Parti de Gauche » che, nel momento in cui si esprime un malcontento nelle organizzazioni sindacali (in particolare nella CGT) scrive sul suo blog: ” Non ho intenzione di pronunciarmi sul valore delle consegne sindacali … Sono desolato quando leggo questi commenti rabbiosi e persino insultanti contro le direzioni sindacali, « burocrati », e così via.

Soprattutto accompagnati da glosse interminabili sul fatto che solo questa o quella forma d’azione può permettere di vincere e tutte le altre non servirebbero a niente .” (11 settembre)

Di fronte alla telecamera aggiungerà: “silenzio nei ranghi “. Aggiungiamo comunque la conclusione del comunicato del NPA dell’ 8 settembre : “Bisogna continuare il movimento, far leva sulle nuove giornate annunciate dall’intersindacale nazionale e dalle intersindacali locali per potere strutturare la lotta in profondità su tutto il territorio, nelle maggior parte possibile dei settori professionali… La questione della rinnovabilità si sta discutendo in numerose località .”

Quanto ad Arlette Laguiller (Lutte ouvrière) scrive : ” … Le centrali sindacali, con i loro appelli successivi a manifestare, hanno permesso al movimento di aver luogo. I militanti sindacali e i lavoratori coscienti hanno fatto il lavoro perché il movimento si sviluppi… ” (comunicato dell’ 8 novembre).

SOLO LA VERITA’ E’ RIVOLUZIONARIA

Dopo un movimento impotente a costringere il governo alla ritirata, la tendenza a moltiplicare i proclami sul tema “la lotta continua … tutto può essere rimesso in causa …” – cioè a negare la sconfitta – è un fenomeno assai banale e non disinteressato.

Si ricordano reazioni completamente analoghe dopo l’adozione della legge Gelmini nel 2008. In genere sono ispirate da gruppi o da organizzazioni che, coscientemente o no, si rifiutano di caratterizzare gli ostacoli con i quali i lavoratori e i giovani devono confrontarsi.

Ora, questi ultimi non hanno bisogno di iniezioni di ottimismo, ma di trarre fino in fondo le lezioni sulla base di un bilancio lucido della realtà.

Marx diceva che la cosa più importante in una lotta non era il risultato economico, ma la presa di coscienza.

Negare la sconfitta è precisamente proibirsi ogni presa di coscienza dei problemi da risolvere.

Ancora una volta gli avvenimenti delle ultime settimane in Francia ci dicono che, per preparare uno scontro che rimetta in causa la raffica di misure antioperaie precipitate dal corso inesorabile della crisi del capitalismo, l’organizzazione della lotta per la rottura dei sindacati con la borghesia, per la rottura della concertazione, è un compito centrale.

Non si può pretendere di contribuire alla costruzione di un partito operaio rivoluzionario se vi si rinuncia.

Jean-Louis Roussely

26 novembre 2010

note:

(1) L’attuale presidente del COR, R.Hadas Lebel è consigliere di stato, ex consigliere tecnico dei primi ministri Messmer, Chirac, Barre, ex segretario generale del gruppo Elf Aquitaine e ex presidente della commissione giuridica del Medef (l’organizzazione del padronato francese).

(2) Così l’appello dell’intersindacale del 21 ottobre si conclude con la formula: “Le organizzazioni sindacali chiedono solennemente al governo e ai parlamentari di non adottare questa riforma nello stato .”

(3) Il 2 luglio, nell’incontro sulla “pensione” della CGT : ” Bernard Thibaut ha specificato che il segretario di FO condiziona la partecipazione del suo sindacato alla giornata del 7 settembre all’esigenza del ritiro della legge. Bernard ha … insistito sul carattere strategico di questa questione. Chiedendo il ritiro, ci si impedirebbe di apprezzare i primi risultati della mobilitazione… …” (sottolineato nel rendiconto ufficiale della riunione ).

(4) ” (B.Thibaut) ha infine aggiunto che, se niente s’era deciso o scartato riguardo al seguito,…, l’eventualità d’una manifestazione nazionale a Parigi non era presa in considerazione (sottolineato nel resoconto della riunione della CGT del 2 luglio già citata) ). In un’intervista a “l’Humanité” del 6 novembre confessa :

“… Oggi c’è l’unanimità sindacale, non per rimettere in causa la legittimità istituzionale dei rappresentanti del popolo, ma per considerare che essi non possono legiferare ignorando ciò che giustamente il popolo dice… ” Osar dire che non possono ignorare ciò che dice il popolo dopo che quelli hanno votato tutto è il massimo ! Ma ciò ci permette di far capire che rispettare la legittimità istituzionale dell’Assemblea nazionale vuol dire rinunciare in anticipo a imporle di rinunciare ai suoi disastrosi progetti.

(5) “… Le organizzazioni sindacali considerano oggi che niente è deciso e chiamano tutti i lavoratori del settore pubblico e di quello privato, i disoccupati, i giovani e i pensionati a continuare nella costruzione di una mobilitazione di grande ampiezza e a fare del 7 settembre prossimo una giornata di sciopero massiccio e di manifestazioni …” (comunicato dell’intersindacale del 30 agosto)

6) Si constata una certa analogia con i non meno fermi discorsi di Vendola per condannare i metalmeccanici che esprimono la loro collera contro i dirigenti CISL.

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