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PERCHE’ IL REFERENDUM SULLA FIAT RIGUARDA TUTTI NOI

In questi giorni i lavoratori dello stabilimento FIAT d Mirafiori sono chiamati a decidere del loro futuro con un referendum capestro, il cui esito è scontato perché la scelta è tra mantenere i propri diritti o perdere il posto di lavoro.

Il ricatto di Marchionne è stato infatti esplicito: o vincerà il SI al referendum o la FIAT sposterà la produzione all’estero.

I lavoratori di Mirafiori dovranno dunque scegliere tra l’accettare condizioni di lavoro lesive della loro salute e della qualità della vita o la probabile perdita del posto di lavoro.

Ma vediamo i contenuti di questo scandaloso accordo che CISL e UIL, ormai sindacati gialli al soldo del padronato, hanno accettato in cambio di un piano industriale molto vago che Marchionne si è, di fatto, rifiutato di discutere con i sindacati.

Innanzitutto viene sancita la fine del contratto collettivo nazionale di lavoro e l’inizio di una nuova era (che ci riporta indietro di 50 anni) in cui i padroni hanno tutti i diritti e i lavoratori nessuno.

L’accordo, che è vincolante solo per i lavoratori ma non per la FIAT, dispone – quando la “join venture” andrà a regime- che il CCNL venga sostituito da un contratto individuale di lavoro che prevede

  • 18 turni di lavoro nell’impianto;

  • cancellazione della pausa mensa, che viene portata a fine turno e può essere sostituita con straordinari ogni qualvolta l’azienda ne abbia bisogno;

  • straordinari obbligatori per 120 ore all’anno;

  • possibilità per l’azienda di non rispettare i riposi settimanali;

  • penalizzazione delle assenze per malattia;

  • possibilità di licenziamento nel caso di interruzioni del lavoro che provochino danno all’azienda (come accade durante gli scioperi).

In pratica ad essere stravolta sarebbe l’intera vita degli operai che, già ora costretti a turni di lavoro massacranti, si vedranno tagliare non solo le pause previste sulla catena di montaggio ma anche il diritto alla pausa mensa e al riposo settimanale, se le esigenze produttive lo richiederanno.

Ma la cosa più vergognosa è la previsione della fine di qualsiasi democrazia sindacale all’interno dell’azienda.

I lavoratori perderanno di fatto il diritto di sciopero perché ogni interruzione del lavoro che sospenda l’attività produttiva potrà essere sanzionato anche con il licenziamento.

Inoltre non avranno più diritto a eleggere le RSU ma verranno rappresentati obbligatoriamente solo dai sindacati “di comodo” che hanno firmato l’accordo.

Solo a questi ultimi spetteranno i diritti sindacali, ma a condizione però che si impegnino a impedire qualsiasi protesta tra i lavoratori, mentre a coloro che non hanno firmato l’accordo verrà negata qualsiasi forma di agibilità in azienda, compreso il diritto di indire assemblee.

Insomma è ora la stessa FIOM a cadere vittima di quelle regole antidemocratiche che sono state per anni applicate, in spregio di qualsiasi regola sulla rappresentanza, nei confronti dei sindacati di base e che noi abbiamo sempre denunciato.

E le dichiarazioni di sostegno a Marchionne espresse in questi giorni da Berlusconi, dalla Confindustria e persino da alcuni esponenti del PD dimostrano la volontà di utilizzare questo accordo come apripista per l’affossamento dei contratti collettivi nazionali di lavoro e di qualsiasi diritto e tutela nei confronti dei lavoratori.

In un sistema economico dominato dal profitto e dai banchieri, in cui le disparità tra ricchi e poveri diventano sempre più grandi (Marchionne guadagna 1.000 volte in più di un operaio del Gruppo Fiat) non c’è posto per i diritti dei lavoratori ma solo per i profitti di una ristretta casta di sfruttatori e speculatori.

Esiste infatti un preciso collegamento tra la vicenda FIAT e i provvedimenti che hanno colpito il mondo del lavoro e il pubblico impiego negli ultimi anni: dal taglio degli organici al licenziamento dei precari, dal blocco dei contratti e dei salari alle norme penalizzanti sulla malattia, per finire all’estromissione del sindacato da ogni decisione che riguardi l’organizzazione del lavoro.

E per questo che la lotta degli operai della FIAT è oggi la nostra lotta.

I LAVORATORI NON SONO MERCE E I DIRITTI NON SONO IN VENDITA.

Milano 14.1.2011 Sindacato Intercategoriale COBAS INPS MI-NORD