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Arcolaio, parte il picchetto: gli operai vogliono i loro soldi

Vogliono i loro stipendi e le spettanze retributive che non percepiscono da cinque mesi: i lavoratori della cooperativa L’Arcolaio sono stati ieri mattina in presidio davanti la sede dell’azienda in zona Lever e ci resteranno probabilmente tutta la settimana. Dopo la manifestazione di sabato per le vie cittadine e in piazza del Popolo, la protesta ora torna sotto la sede della cooperativa. I lavoratori in assemblea ieri in tarda serata hanno messo a punto le iniziative da portare avanti per tutta la settimana per mettere pressione ai vertici dell’Arcolaio affinché paghino gli stipendi arretrati. Con loro ci sono i sindacalisti del Si Cobas.L’Arcolaio vive una profondo crisi di mercato appesantita dalle vicende giudiziarie e amministrative della Pantaeco, primo cliente della cooperativa. I lavoratori dell’Arcolaio si occupavano della discarica di Coste Fornaci, ma da quando la provincia di Lodi e l’autorità giudiziaria hanno messo sotto sequestro l’impianto è iniziata una lunga crisi di cui non si vede a tutt’oggi alcuno sbocco. Formalmente, è aperta una cassa integrazione per la settantina di lavoratori Arcolaio, ma la pratica non è ancora stata sbloccata dall’Inps e quindi non sono arrivati nemmeno i salari di cassa.«Alle mancate corresponsioni della cassa integrazione mancano gli ultimi stipendi non versati dall’Arcolaio – dice Eugenio Bizzoni del Si Cobas -. Cerchiamo di mettere pressione all’amministratore Alessandro Barbieri affinché si faccia carico di qualche pagamento. Ormai la situazione è diventata insostenibile perché abbiamo famiglie e famiglie che non hanno entrate ormai da alcuni mesi».Il sindacato Si Cobas ha attivato delle vertenze di lavoro e fatto delle denunce rispetto a situazioni di pagamento ritenute poco chiare. Tutte queste iniziative però non portano frutti immediati, e i lavoratori, per lo più stranieri, sono senza entrate.«In un caso sappiamo che l’amministratore non ha fatto il versamento del quinto dello stipendio attivato da un lavoratore con una finanziaria – continua Bizzoni -. Poi abbiamo testimonianze riferite all’attività in Pantaeco, svolta senza le più elementari norme di sicurezza e in condizioni igieniche pietose. Francamente riteniamo le prospettive di lavoro in Pantaeco molto nebulose e anche qualora si arrivasse alla liquidazione dell’Arcolaio o alla chiusura della stessa discarica i lavoratori sarebbero creditori di diritto. E su questa situazione che ha risvolti sociali e territoriali pesanti dobbiamo registrare finora la totale assenza degli enti locali». A. B. da Il Cittadino di Lodi 3 agosto 2011