Di Paolo Giussani. Lo era anche prima, ma ormai ogni residuo dubbio si è dissolto: è evidente che al mondo non esiste più nessuna forza che possa deviare il capitalismo dalla sua traiettoria. Come in una tragedia di Eschilo, il meccanismo ineluttabile dell?autodistruzione è ormai in pieno svolgimento, e come nella sceneggiata napoletana ha addirittura trovato degli attori molto ben specializzati nei ruoli grotteschi necessari oggi, dove la situazione è del tutto tragica ma per nulla seria1, e soprattutto molto adatti al gran finale tragicomico che ci attende.
Nella potente crisi esplosa nel 2007-2008, che ha portato al fallimento virtuale di tutto il settore finanziario e creditizio mondiale, e passando da questo a una contrazione iniziale del prodotto lordo mondiale nettamente superiore a quella iniziale della grande depressione, il processo di rianimazione era
stato messo in pratica abbastanza rapidamente sostituendo al debito privato il debito pubblico e mantenendo dei deficit dei bilanci pubblici relativamente elevati, non solo perché le entrate fiscali si erano ridotte proporzionalmente alla diminuzione dei redditi nazionali ma anche per cercare di sostenere in qualche modo una domanda complessiva che prometteva di dissolversi. Vizi privati, pubbliche virtù