Dopo cinque giorni di picchetto permanente alla Ceva di Cortemaggiore, la situazione si è finalmente sbloccata a favore degli operai che hanno rifiutato prima i turni di riposo forzati (e non retribuiti) e poi la cassa integrazione (di cui l’azienda si rifiutava di integrare la perdita salariale che ne sarebbe derivata).
Questa mattina, a fronte di una settantina di operai in picchetto, sostenuti oltre che dal SI.Cobas anche dalle federazioni del Prc di Piacenza e Cremona, le forze dell’ordine di zona hanno mobilitato le loro forze (tutta la direzione di Digos e questura, olte a 3 cellulari e un paio di macchine, fra polizia e carabinieri).
A capeggiare la delegazione il questore in persona che, con fare sufficientemente arrogante e minaccioso, intimava lo sgombero del picchetto, per lasciar passare i camion e gli operai (solo quelli decisi dall’azienda, ovviamente), in cambio di… un incontro in provincia per le 12 di oggi stesso.
Dopo alcune convulse fasi, animate da assemblee, comizi, slogan, trattative e soprattutto provocazioni poliziesche (cancellazione del materiale fotografico registrato, perquisizioni, identificazioni) la determinazione dei lavoratori si è condensata in un paio di cordoni ed un sit-in di fronte al gazebo situato davanti ai cancelli, avanzando momentaneamente, la proposta di una semplice “trasformazione del picchetto in un presidio, ma solo a condizione che tutti i lavoratori dello stabilimento entrino a lavorare”.
E così alla fine è stato, facendo saltare per la seconda volta la logica dei turni di riposo, ovvero della riduzione dell’orario e del salario a fronte di un presunto calo di lavoro (sappiamo degli spostamenti di merce altrove) e di una ancor più presunta crisi (nessuno della cordata LG-CEVA-CAL, ha presentato finora bilanci economici che la motivassero).
Si torna a lavorare, dunque. Ma solo per il momento, vale la pena aggiungere. Già! Perchè il fantomatico incontro delle 12 in realtà era una bufala. Ciò che c’è sul tappeto è solo un tentativo di intermediazione della provincia per arrivare ad un prossimo incontro fra le parti e cercare di giungere ad un accordo.
Nel frattempo è stato chiarito tramite altoparlante, e davanti ai rappresentanti dello stato (in divisa) e dell’azienda, che ogni prossimo tentativo di applicazione di turni di riposo (coperti o meno dalla CIG), produrranno nuovi blocchi il cui meccanismo è ormai rodato e pare funzionare.
D’altra parte è anche vero che le forze dell’ordine hanno mostrato, al pari dei padroni, un certo nervosismo di fronte ad una mobilitazione operaia che, a più riprese, li ha tenuti sotto scacco, mentre il SI.Cobas allarga progressivamente il suo consenso fra i lavoratori dello stabilimento. C’è quindi da aspettarsi nuove fiammate, tanto nell’immediato (se l’azienda non andrà incontro alle richieste degli operai e non si assumerà i costi del suo calo produttivo), tanto in un futuro prossimo (verso cioè, il 31/12/2011, quando scadranno gli appalti tra il CAL e CEVA e, allo stesso tempo, fra LG e CEVA). Fiammate che ci dovranno vedere ancor più attenti e concentrati nel far convergere tutte le forze disponibili del sindacato per dare pieno appoggio ad una lotta che, come sempre, non riguarda solo i suoi principali protagonisti
Intanto gli operai possono in qualche modo assaporare il gusto di una vittoria (seppur parziale e momentanea) e rilanciare a tutti l’idea-forza che…solo la lotta permette di avanzare nell’organizzazione indipendente e dal basso per potersi difendere meglio (oggi) e pensare ad una seria controffensiva (speriamo non troppo in là). S.I: COBAS Piacenza 26 settembre 2011
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