Pioltello, 1 novembre 2011 – Cinquanta tir fermati da un presidio permanente che da un giorno sta bloccando i cancelli dei magazzini generali di Esselunga, tenuti sotto scacco dalla protesta dei lavoratori. Il personale delle tre cooperative che gestisce i reparti di macelleria e ortofrutta ha aperto uno scontro con il colosso del commercio al dettaglio. I dipendenti manifestano contro la sospensione di 15 persone, allontanate dal lavoro dopo lo sciopero del mese scorso. Si tratta di 12 delegati sindacali e di altri tre dipendenti delle coop, prima costretti alle ferie forzate e poi sospesi dal servizio per due settimane. I lavoratori non ci stanno e domenica notte hanno iniziato uno sciopero a oltranza contro la Safra, il consorzio che gestisce le tre cooperative in servizio all’interno dei magazzini di Limito.
«Di fatto si tratta di un licenziamento politico – dice Fabio Zerbini del SI Cobas -. Questi lavoratori per legge dovrebbero essere tutelati, invece hanno subito provvedimenti disciplinari ingiusti che temiamo possano portare al licenziamento. Sono stati estromessi dal lavoro senza motivo». Domenica notte i lavoratori hanno bloccato i cancelli dei magazzini generali, fermando l’uscita di una trentina di camion carichi di merce diretta ai supermercati del Nord Italia, mente una ventina di tir sono sul piazzale e non hanno potuto fare il carico di carne e verdura. Il blocco costerà milioni di euro ad Esselunga.
«L’ultimo sciopero è durato dieci ore e ha provocato un danno di 300mila euro – continua Zerbini -. Continueremo fino a quando le cooperative non ritireranno i provvedimenti a carico dei 15, colpiti solo per avere rivendicato i loro diritti». I legali dei sindacati stanno per fare partire una causa contro il Consorzio e le tre cooperative. «Un giorno sono arrivati al lavoro e il custode non li ha fatti entrare, i loro nomi erano su una lista di persone indesiderate – continua Zerbini -. Poi sono stati messi in ferie per un calo di lavoro, che in realtà non esisteva. Alla fine, sono stati sospesi per quindici giorni per motivi disciplinari, adducendo motivi legati a un presunto scarso rendimento. Tutto questo è falso, il vero motivo è una ritorsione per avere fatto sciopero».
Non è tutto: «Alcuni sono stati costretti a firmare un impegno a non scioperare – denuncia Zerbini -. Solo per questo non sono stati estromessi dal lavoro. È un comportamento antisindacale, non si possono punire i lavoratori che chiedono migliori condizioni di lavoro». Dopo il presidio, inizierà uno sciopero a singhiozzo con l’obiettivo di veder reintegrati i 15 lavoratori all’interno dei magazzini di Esselunga.
di Patrizia Tossi da il giorno
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