Come compagni e compagne del Csa Vittoria, siamo normalmente abituati a sforzarci, con tutti i nostri limiti, per provare ad avere un approccio di ragionamento complessivo sui percorsi di lotta, le scadenze e ciò che la pratica quotidiana del conflitto ci pone come nodi da sciogliere.
Ovviamente stiamo provando ad analizzare come il nemico di classe stia giocando le sue carte e stia attuando la sua parte di lotta di classe, ma questa volta crediamo sia necessario proporre un ragionamento anche parziale su come il metodo sia qualificante e come questo possa fare la differenza sui diversi livelli di condivisione possibili, un metodo che è insieme pratica e proposta politica.
La ritualità degli scioperi generali indetti dalle varie componenti del sindacalismo di base ci hanno sempre lasciato molto scettici, se non fortemente critici, perché hanno oggettivamente riproposto a turno logiche autoreferenziali senza riuscire – e diciamo purtroppo – a influire sui rapporti di forza reali che si sviluppano nello scontro tra il capitale e i lavoratori.
Partendo da analisi complessive anche condivisibili, abbiamo molte, troppe, volte visto solo individuare una data e con una tendenza autolesionistica lavorare perché su quella si potesse amplificare la visibilità di una sigla o di un’altra, senza mai, il giorno dopo, andare a verificare il peso reale di uno sciopero rispetto all’altro, o anche provare a rendersi conto che anche se la scelta era corretta sarebbe stato assolutamente necessario uno sforzo maggiore di coinvolgimento degli altri settori del sindacalismo e soprattutto della classe stessa con un occhio più attento ai soggetti del proletariato diffuso nei mille rivoli della produzione capitalistica.
Sottolineiamo il purtroppo perché la logica dell’autosufficienza è diventata oggettivamente un ostacolo per la generalizzazione del conflitto e la costruzione di momenti stabili di confronto tra i soggetti reali protagonisti delle lotte che siano lavoratori, le loro espressioni organizzate nel sindacalismo di base, comitati di lotta , soggetti sociali e tutte le varie espressioni che il conflitto può aggregare su discriminanti condivise di tipo anticoncertativo, ammesso che la stessa concertazione faccia ancora parte del lessico abituale di questo nuovo governo del capitale.
La stessa questione ci si è riproposta ancora su questo sciopero generale del 27 gennaio quando, di fronte ad un attacco generalizzato alla condizioni salariali e di vita per milioni e milioni di lavoratori mentre si aprono conflitti corporativi o meno, interclassisti o meno e la lega si candida al nord ad essere collettore delle spinte e delle proteste che arrivano dai ceti più popolari, ancora una volta su una data molto centrata e corretta in relazione alla fase, il sindacalismo di base nel suo complesso non è stato in grado di raccogliere la sfida e non è riuscito o non ha voluto trovare l’unità nel costruire una grande giornata di mobilitazione unitaria.
Vogliamo essere franchi dicendo che ormai ci incuriosisce poco, se mai ci fosse interessato, il gioco, sottolineiamo autolesionistico, della prima firma sulla proclamazione dello sciopero o dei pretesti di chi dimostra di pensare di essere in una giostra su un seggiolino volante a dare caldi in culo al seggiolino davanti, io lo do a te, quello dietro lo da a me …….e intorno il conflitto scorre e la crisi lavora per i padroni.
Esiste però, proprio una specificità nell’area metropolitana milanese dove diverse fabbriche e cooperative della logistica sono impegnato in una lotta diventata quasi una guerra per il livello di ferocia raggiunto nel dispiegamento di ogni strumento di controllo in mano al potere.
Polizia, carabinieri, tribunali e media in un pacchetto repressivo che si contrappone alle lotte ogni qualvolta escono dal quadro normalizzante della compatibilità.
Sul 27 gennaio, proprio a partire da queste considerazioni, abbiamo pensato e pensiamo tutt’ora che possa essere il momento giusto, non tanto per uno sciopero generale vero in grado di immobilizzare tutta l’Italia, ma più realisticamente un momento nel quale provare a costruire un piccolo tassello in un percorso ricompositivo di lotte reali e soprattutto una giornata per avvicinare fisicamente lavoratori italiani e lavoratori immigrati, lavoratori delle nuove società di servizio con gli operai di fabbriche tradizionali con gli operai del settore logistico.
Vogliamo condividere con chi legge anche un altro nostro ragionamento interno.
Il nostro principale percorso di conflitto e lavoro di massa, come compagni e compagne del Vittoria, è in questa fase all’interno di quel movimento politico sindacale di sostegno alle lotte dei lavoratori delle cooperative che ha costruito, negli ultimi 3 anni, lotte bellissime ed entusiasmanti vittorie come anche ha pagato concenti sconfitte con licenziamenti, denunce e cariche delle squadracce in divisa.
Ogni esperienza di lotta ha con sé un carico di entusiasmo e contraddizioni inevitabile.
L’ultima esperienza particolare del presidio dei lavoratori delle cooperative in appalto al polo logistico Esselunga di Pioltello, che stiamo condividendo con i compagni e le compagne del Sicobas e numerosi altri solidali, ad esempio crediamo stia esprimendo radicalità contrattuale e politica oltre che una dignità sconfinata, non tanto o non solo per le forme più o meno conflittuali della vertenza, o perché riesce ad essere punto di riferimento per diversi altri lavoratori di altri comparti della logistica che si sono avvicinati grazie a questa lotta, ma soprattutto perché si è posta (ci siamo posti insieme ai lavoratori) l’obiettivo di farla uscire dalla specificità dei cancelli di Pioltello per costruire rete, per mettere in relazione esperienze diverse, per diffondere e generalizzare il metodo dell’autorganizzazione principio base dell’identità e dell’autonomia della classe.
Proprio queste considerazioni, ossia la possibilità di mettere insieme in piazza le diverse esperienze specifiche, ci portano a dire che l’idea di costruire e condividere la data del 27 gennaio ci sembra si presti ad essere interpretata e declinata trasversalmente senza incorrere nel gioco ai veti incrociati delle sigle che, errando, non hanno indetto lo sciopero generale.
Uno sciopero però, e questo è un elemento oggettivo di debolezza, fatto sedimentare poco, poco costruito secondo un metodo corretto che presupporrebbe un percorso condiviso di assemblee reali e partecipate. (preferibilmente non subordinate all’accettazione delle bizze di qualche burocrate confederato come è successo domenica scorsa sotto la torre delle FS, tutti proiettati alla ricerca di un segno di unità e vitalità di questi lavoratori)
L’unità dei lavoratori è per noi uno strumento di trasformazione, certamente un obiettivo tattico, sicuramente non è ne il punto d’arrivo ne un obiettivo e basta.
Una preparazione condivisa, dicevamo, e un percorso di avvicinamento che diventa unico metodo corretto e presupposto per andare oltre la scadenza di piazza.
Questi sono gli errori fatti o per meglio dire le divergenze politiche che abbiamo espresso anche in assemblea domenica scorsa ma che ci fanno dire ugualmente che la scommessa di quella data va raccolta e che saremo in piazza con i lavoratori delle cooperative in lotta.
Anche la decisione ultima in relazione alla piazza finale è solo la normale conclusione dei ritardi e di un pressapochismo politico, che ha caratterizzato questo avvicinamento al 27, che insegue la protesta dei lavoratori della torre FS perché, vogliamo semplicemente dire, sulla genericità è più facile costruire relazioni, perché sulla protesta è più facile ricevere consensi mentre sulla lotta le condizioni sono radicalmente diverse e i lavoratori devono imparare a contare solo sulle proprie forze e sulla propria determinazione.
Le condizioni generali ci fanno dire che rimane importante una giornata di mobilitazione sicuramente minoritaria per Milano ma costruita dal basso, non contrapposta al corteo di Roma, ma che può ricavarsi una visibilità reale, non mediatica, fondata su soggetti reali e pratiche del conflitto reali.
Un segnale politico per lanciare in avanti lotte e radicamento, immaginario e prospettive praticabili, con l’umiltà e la rabbia che abbiamo sempre riconosciuto in chi resiste giorno dopo giorno agli attacchi del padrone, del crumiro o dello sbirro di turno ma che spesso non troviamo in soggettività – politiche o sindacali o “di movimento” – troppo avvitate su logiche di sopravvivenza, di finta radicalità o mosse da generico solidarismo vuoto di ogni prospettiva politica capace di avviare processi radicali di trasformazione della società.
Il compito di tutti noi crediamo sia invece quello immergerci nelle contraddizioni ma sempre con la prospettiva di provare a contribuire alla definizione di un punto di vista classe sulla crisi, senza funambolici entrismi che condannano la classe all’immobilismo, ma confrontando e generalizzando metodi strumenti e pratiche del conflitto coniugandoli con una prospettiva anticapitalista
Crediamo che ognuno di noi – sindacati di base, collettivi politici, reti varie ecc…- si debba assumere la propria parte di responsabilità per contribuire a ogni percorso reale di confronto dialettico con un pesante carico di responsabilità per ogni occasione persa, per ogni passo in avanti mancato.
Ripetiamo che questo non vuole essere un nostro contributo d’analisi di fase, ma un ragionamento sul metodo e sulla concretezza, e proprio da questo punto di vista crediamo sia necessario uno sforzo di mobilitazione per la giornata del 27 che passerà in quanto scadenza ma che può segnare, ripetiamo, un piccolo tassello sul quale costruire altro.
E questo altro dipenda anche da ognuno di noi, singoli compagni e compagne, da ogni piccolo pezzo di conflitto come anche da ogni struttura dell’autorganizzazione sociale e sindacale.
VENERDI 27 GENNAIO IN PIAZZA CONTRO IL GOVERNO DEL CAPITALE
Ore 8,30 piazza Duca D’Aosta
Per l’autorganizzazione della classe
Per l’identità e la solidarietà di classe !
Per la generalizzazione di percorsi autonomi di conflitto!
I compagni e le compagne del Csa Vittoria
Milano 26.01.2012 www.csavittoria.org
Adesione del sindacato basco LAB allo sciopero del 27 gennaio – link al sito