Richieste due grandi privatizzazioni subito, licenziamenti di massa nel settore pubblico, enorme flessibilità del lavoro nel settore privato, un nuovo taglio di pensioni e stipendi e altre montagne di soldi per le banche.
«Terra e acqua», come nell’antichità, ha chiesto ieri la troika (Fmi-Bce-Ue) per concedere il nuovo maxi prestito al governo tecnico di Lucas Papadimos, mentre ancora è in trattative con i creditori privati per il taglio del debito dei bot greci. In dodici fitte pagine la troika ha avanzato dure condizioni alla Grecia per la concessione del secondo prestito (130 miliardi di euro), che suonano come un chiaro avvertimento per gli altri «maiali», i piigs della eurozona che aspettano un secondo prestito, come Portogallo e Irlanda, o i paesi che hanno problemi a finanziare i loro debiti, come Spagna, Italia e più a lungo il Belgio.
La troika vuole due grandi privatizzazioni nel periodo breve, licenziamenti di massa nel settore pubblico, enorme flessibilità del lavoro nel settore privato, un nuovo taglio delle pensioni e degli stipendi e ancora montagne di soldi per le banche, esautorando lo stato da ogni decisione. Il sistema bancario sarà salvo con i prestiti che pagheranno i greci delle prossime generazioni, con il loro governo che prenderà in cambio solo azioni privilegiate, senza diritto di voto e di controllo sulle politiche dei banchieri. L’unica «concessione» della troika è la diminuzione del deficit per il 2012 (dell’1%) con tagli alla spesa pubblica e non con nuove tasse: il buco nero dei 2 miliardi per il 2011 sarà coperto con tagli alla spesa farmaceutica e alla difesa.
Ue, Bce e Fmi chiedono nello specifico 150mila licenziamenti o pensionamenti nel settore pubblico fino al 2015, un nuovo taglio delle pensioni integrative e dei salari, con la scomparsa di tredicesima e quattordicesima, l’abolizione del sistema della contrattazione del lavoro con la sepoltura dei contratti collettivi in cambio di contratti individuali privati o al massimo a livello di impresa, la diminuzione del salario minimo e l’abolizione dei contratti settoriali nelle banche, negli enti e nelle imprese statali e parastatali. Vogliono anche tasse più salate per i proprietari di case e l’aumento del 25% del valore nelle compravendite degli immobili. Impongono la flessibilità salariale più assoluta, la diminuzione dei contributi delle imprese al 5%, la liberalizzazione completa del settore dei trasporti stradali, delle farmacie, di notai e avvocati.
Nel ricatto della troika c’è la volontà di «neutralizzare» il controllo politico della direzione delle entrate fiscali e delle dogane, con la creazione di una speciale segreteria generale e, per combattere la corruzione, pretende il cambio degli alti funzionari delle direzioni del fisco ogni due anni e la sostituzione dei funzionari che non raggiungono gli obbiettivi.
Naturalmente il nuovo pesantissimo memorandum dovrà essere firmato dai leader dei tre partiti (il partito socialista Pasok, Nea Dimocratia di centrodestra e Laos di estrema destra) che sostengono il governo Papadimos di coalizione nazionale. Una «firma» che è diventata prassi anche in Grecia dopo l’esempio dei partiti di governo in Irlanda e Portogallo per assicurarsi i prestiti.
Il premier ha fretta di concludere la partita per il taglio del debito con i creditori privati per finire il prima possibile le trattative per il secondo maxi prestito, attraverso il massacro dei diritti dei lavoratori. La stessa fretta hanno anche Angela Merkel, l’Ue e il Fondo monetario internazionale visto che Portogallo e Irlanda aspettano con ansia in anticamera per seguire il triste destino della Grecia.
C’è da credere tra la popolazione, dopo due anni di unitili sacrifici, montino ancora rabbia e indignazione destinate a sfociare in una nuova ondata di proteste.
Basta guardare l’atmosfera che si respira ad Atene. Migliaia di cittadini in coda, mercoledì scorso, per accaparrarsi le 25 tonnellate di patate distribuite gratis dagli agricoltori di Boiotia-Thiva a piazza Syntagma. Migliaia di lavoratori della sanità che hanno preso d’assedio il ministero per protestare contro i tagli e lo sfasamento dei sistema sanitario pubblico. Una folla arrabbiata e triste come quella che ieri pomeriggio ha accompagnato il registra Theo Angelopoulos per il suo ultimo viaggio. di Argiris Panagopoulos da il manifesto 28.01.2012