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Intesa del 3 maggio sul lavoro pubblico: esuberi e licenziamenti anche nella P.A.

L’intesa sul pubblico impiego del 3 maggio, sottoscritta tra governo e  CGIL, CISL e UIL, apre la strada al taglio dei servizi e ai licenziamenti nel pubblico impiego.
Con la scusa della razionalizzazione della spesa pubblica si accettano, anche nel pubblico impiego, le nuove regole riguardanti il mercato del lavoro aprendo la strada alla mobilità, anticamera del licenziamento per motivi economici.
Viene così accettato nei fatti l’assunto che la razionalizzazione debba passare necessariamente attraverso il taglio dei posti di lavoro dei dipendenti pubblici e dei servizi erogati.
Mentre viene riconfermato il blocco dei salari dei dipendenti pubblici si prosegue sulla strada della meritocrazia che ha prodotto in questi anni un peggioramento del servizio introducendo meccanismi di divisione e contrapposizione tra lavoratori che non hanno certo aiutato il buon funzionamento del servizio pubblico, e che sono serviti solo a tagliare i salari e a rendere più accondiscendenti con la dirigenza i pubblici dipendenti.
Non ci saranno più le tre fasce di merito previste dalla “Riforma Brunetta” che prestavano il fianco a cause legali (come si può sostenere che una percentuale di dipendenti pubblici debbano essere per legge “fannulloni”?) ma l’impianto resta lo stesso: il solito disco rotto della meritocrazia che servirebbe a rendere più efficiente la pubblica amministrazione mentre la realtà che viviamo sulla nostra pelle ci dice esattamente il contrario.
Si parla dei processi di riorganizzazione avviati dagli enti come elementi centrali per la razionalizzazione della spesa pubblica ma quello che stiamo vivendo all’INPS è altra cosa: milioni di euro elargiti alla KPMG per peggiorare il servizio ai cittadini e sabotare il servizio pubblico.
Viene rafforzato il ruolo e il potere di una dirigenza sempre più legata al potere politico e remunerata con stipendi da capogiro.
Il riconoscimento della contrattazione collettiva è solo formale perché avviene nei limiti dei tetti e dei risparmi di spesa come previsto dal D. Lgs. 165/2001, mentre non viene accresciuto il ruolo negoziale delle RSU che restano escluse da qualsiasi trattativa sull’organizzazione del lavoro.
Vengono accresciuti, se mai ce ne fosse bisogno, i doveri disciplinari del dipendente pubblico, ormai divenuto capro espiatorio di un sistema che si vuole affossare per esternalizzare e privatizzare i servizi.
    Insomma lo spending review di cui tanto si parla in questi giorni si riduce ad un’operazione d’immagine che serve a legittimare, manipolando il consenso dell’opinione pubblica, esuberi e tagli ai servizi pubblici.
    Contro questo accordo e la controriforma del lavoro i sindacati di base hanno indetto una giornata di mobilitazione nazionale per mercoledì 9 maggio con presidi in varie città.
Per Milano l’appuntamento è in Piazza San Babila alle ore 17.

    Milano, 8 maggio 2012
                        Sindacato Intercategoriale COBAS INPS