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S.I. Cobas INPS

Nei giorni scorsi il nostro compagno FABIO ZERBINI, uno dei punti di riferimento delle lotte nel settore delle cooperative, ha subito un agguato in stile mafioso da parte di un gruppo di picchiatori di professione che, dopo averlo aggredito, si sono allontanati minacciandolo di fargli fare una brutta fine se continuerà ad occuparsi dell’organizzazione delle lotte operaio in questo settore.

Questo pestaggio non è un fatto isolato ma s’inserisce in una strategia repressiva più vasta che ha visto in questi mesi i lavoratori delle cooperative subire violente cariche dalla polizia, denunce, processi, licenziamenti e minacce di tipo mafioso per aver dato vita a un movimento di lotta contro lo sfruttamento brutale che vige in questo settore, un sistema sempre più spesso gestito da organizzazioni della criminalità organizzata nel silenzio totale del potere politico, dei media e dei sindacati concertativi.

Lo sfruttamento di questi lavoratori, in massima parte immigrati e quindi sottoposti al ricatto del permesso di soggiorno, è infatti funzionale al profitto dei grandi gruppi industriali e commerciali che subappaltano il settore della logistica a cooperative che trattano i lavoratori come schiavi per garantirsi introiti sempre più alti.

L’aprirsi di un fronte di lotta all’interno di questo settore è particolarmente importante perché pone un freno alla deregolamentazione selvaggia del mercato del lavoro a cui abbiamo assistito in questi ultimi 20 e che ora trova in Matteo Renzi, attuale leader del PD, un nuovo paladino.

Queste lotte riguardano quindi tutti noi perché lo sfruttamento e l’assenza di regole presenti in questo settore è il futuro che i nostri governanti vorrebbero riservare a tutti i lavoratori, pubblici e privati, attraverso la precarizzazione totale del lavoro e lo smantellamento di qualsiasi tutela (non è un caso che la filosofia della jobs act di Renzi sia quella di dare mano libera agli imprenditori liberandoli dal rispetto delle “norme che tutelano il lavoro” ormai considerate obsolete).

Esprimiamo al compagno Fabio la nostra solidarietà nella consapevolezza che non saranno questi atti intimidatori a fermare le lotte dei lavoratori.

Milano, 17/1/2014