L’organizzazione del S.I.Cobas di Bologna darà il proprio sostegno alla lotta sostenuta da questi nostri compagni portando davanti all’azienda Titan i licenziati della Granarolo e nostre RSA in permesso sindacale.
Cari compagni e care compagne,
martedì 30 settembre io e gli altri rappresentanti dei lavoratori Titan abbiamo avuto l’incontro con il capo del personale e un rappresentante di Unindustria. Contemporaneamente, e per l’intera durata del confronto, tutti gli operai sono entrati in sciopero. L’obbiettivo immediato delle nostre richieste è il drastico ridimensionamento delle tredici settimane di cassa integrazione avanzate dai padroni. In secondo ordine abbiamo preteso che al tavolo del 16 ottobre l’azienda si presenti con un piano industriale serio e con dati certi.
L’incontro è andato male, sembra che non vogliano accordarsi su niente. L’azienda non ha voluto scendere sotto la richiesta di sei settimane di cassa integrazione; per noi accettarne tre è già la massima concessione. Questo anche in rapporto al fatto che la nostra mancata produzione sarà continuata ad essere sostituita dai pezzi provenienti dalla Cina.
Naturalmente i padroni non hanno detto nulla sui loro piani di acquisto in Cina, ne se proseguiranno ne in che proporzioni. Dopo che noi abbiamo insistito sul punto, si sono arrampicati sui muri cercando di venderci la menzogna che i pezzi provenienti dalla Cina non possono essere prodotti nel nostro stabilimento. Le loro bugie sono tanto più insopportabili dato che loro sanno bene che noi siamo riusciti a verificare con certezza, tramite contatti in Titan div. Siria di Finale, che i cerchi arrivati dalla Cina, sono cerchi che facciamo noi tutti i giorni. Sappiamo tra l’altro che si sta parlando di grosse quantità.
Visto il loro continuo negare nel tentativo di sfuggire alla questione Cina, abbiamo proposto di avere la possibilità di fare un monitoraggio periodico in Titan div. Siria a Finale Emilia. Due o tre nostri delegati insieme alla RSU di Finale e qualche responsabile dovrebbe poter fare un giro nello stabilimento per controllare gli arrivi dei cerchioni dalla Cina. Tale possibilità per noi significa un controllo continuo sui nostri livelli occupazionali in Titan div. Sirmac. Potete immaginare la risposta che conferma la loro trasparenza: ovviamente proposta non accettata!
Nessun accordo e nessuna firma, questo è stato il risultato del nostro incontro. Siamo usciti dalla sala verso le 11.30, attivando un’assemblea di fabbrica e continuando compatti lo stato di sciopero.
In assemblea abbiamo fatto varie considerazioni.
La prima consapevolezza, che ha prodotto in noi tristezza e rabbia, è constatare che i nostri padroni dopo essersi attrezzati alle nostre spalle con produzioni all’estero, non vogliono nessun compromesso, ma probabilmente solo un muro contro muro. In secondo luogo abbiamo constatato che senza accordo sindacale, la richiesta di cassa integrazione ordinaria da parte dell’azienda avviata a fine settembre, con la firma sarebbe partita il 6 ottobre mentre senza partirà il 17 (magra consolazione sic!).
Tale considerazione ci ha portato a domandarci: esistono commissioni imparziali che controllino se effettivamente dietro una richiesta di cassa integrazione ci sia un calo produttivo reale? Formalmente sembra di si, ma in realtà questi controlli non sono imparziali, altrimenti in un caso come il nostro, senza nemmeno la firma di un accordo sindacale, l’INPS o la commissione dovrebbe respingerla subito ed attivare al più presto i controlli con l’aiuto del sindacato. Si è deciso allora che se l’azienda otterrà la cassa integrazione noi promuoveremo iniziative anche d’avanti l’istituto INPS.
Abbiamo deciso anche di ridurre, per il momento, i nostri scioperi in modo da usarli solo per iniziative concrete pubbliche o di collegamento con Finale. Questa decisione nasce dalla considerazione che al tavolo della trattativa ci hanno comunicato di essere intenzionati a mettere a casa nel periodo di cassa, tutto il turno di notte e in più, sfoltire il turno di mattina e pomeriggio: stiamo parlando del 50% del personale. In tale situazione lo sciopero del solo nostro sito produttivo perde di valore immediato aiutando l’azienda nella prospettiva del suo smantellamento.
Ma tutto ciò non significa rassegnazione, anzi, entro il 16 ottobre cercheremo di collegarci ancora meglio con i lavoratori della Titan div. Siria di Finale, per cercare di unirci come lavoratori, per arrivare a scioperi coordinati fra i due siti produttivi, che possano veramente fare male ai padroni.
Il nostro punto di forza deve essere l’unità dei due stabilimenti. Siamo conviti, ed agiremo per questo, che i nostri colleghi e compagni della Titan div. Siria di Finale, capiranno la situazione. Non è una questione di semplice solidarietà tra due fabbriche.
Noi riteniamo al contrario che stiamo parlando di un’unica fabbrica con reparti distanti e dunque di un unico destino. Oggi tocca a noi con lo scippo della produzione a Crespellano, ma domani toccherà anche a loro; infatti se riescono a delocalizzare una produzione come quella dei cerchi che ha bisogno di presse di una certa importanza, figuriamoci poi se non riusciranno a delocalizzare un’operazione ancora più semplice come quella della saldatura… A differenza della fittizia divisione che vorrebbero imporci i padroni, noi operai ed impiegati della Titan, Sirmac e Siria, siamo nella stessa barca. Se sta affondando da un lato, quasi sicuramente affonderà tutta.
Ma c’è ancora tempo se agiremo correttamente. Come un solo uomo dobbiamo difendere i nostri posti di lavoro, denunciando le delocalizzazioni e lottando con scioperi e picchetti d’avanti lo stabilimento attualmente più produttivo.
Il nostro auspicio, a fine assemblea, è stato che gli operai della Titan div, Siria mettano da parte ogni differenza sindacale e che mirino al di la delle sigle all’unità di tutti i lavoratori, evitando qualsiasi divisione fittizia che in questo momento può venir perseguita dal padrone o da chi per lui…
La nostra unità è la nostra forza, per il bene delle nostre famiglie e per dare un esempio di lotta di classe a tutti gli altri lavoratori che in questo periodo di crisi dovranno affrontare i nostri stessi problemi, è dimostrare che al di la delle difficoltà che ci aspettano noi saremo compatti!