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Facchini e tute blu uniti nella lotta!

Uniti si vince

Uniti si vince

Siamo i facchini e gli autisti dei moderni magazzini della logistica, trasportiamo i prodotti che escono dalle fabbriche italiane e del mondo verso i centri di distribuzione, lavoriamo sotto multinazionali come TNT, DHL,GLS e colossi nazionali come SDA e BRT Bartolini. Da anni stiamo lottando contro un sistema di caporalato e sfruttamento senza regole organizzato attraverso cooperative (non a caso l’ex presidente della Legacoop è il ministro Poletti) che sono spesso anche associazioni a delinquere, utilizzate nel sistema mafioso di riciclaggio del denaro.

 

Molti di noi sono venuti da altri paesi, chiamati da questi padroni con l’intenzione di tenerci alla frusta come schiavi. Ci siamo uniti nel S.I. Cobas, abbiamo alzato la testa, e con centinaia di scioperi e spesso al prezzo di decine di licenziamenti antisindacali abbiamo strappato il rispetto del contratto nazionale, miglioramenti salariali con contratti di secondo livello e la dignità sul lavoro.

 

Oggi scioperiamo e siamo in piazza con gli operai metalmeccanici e tutti i lavoratori che si oppongono alle politiche antioperaie del governo Renzi. Da anni i nostri picchetti sono accolti a manganellate dalle forze dell’ “ordine” borghese, cieche di fronte alla violazione dei nostri diritti. Lo Stato mostra il suo vero volto di apparato della classe dominante quando i lavoratori lottano davvero, come è stato per gli operai AST Terni a Roma. La repressione non ci deve fermare!

 

Con il “jobs act” il governo generalizza il ricatto del lavoro a termine, le “tutele crescenti” sono un periodo di prova che dura fino a 5 anni: l’articolo 18, che già escludeva più di metà dei lavoratori, è così già smantellato prima di abolirlo. Renzi regala miliardi ai padroni con gli sgravi su Irap e contributi dei neoassunti – li pagheremo noi – mentre spiana la Cassa Integrazione e i sussidi di disoccupazione. Le misure del governo non porteranno un solo posto di lavoro in più, ma la sostituzione di posti di lavoro con un minimo di tutele con posti di lavoro sotto il ricatto costante del licenziamento, i controlli a distanza, il demansionamento.
Per respingere i piani del governo non bastano proteste isolate, occorre l’unione dal basso di tutti i lavoratori, dalle logistiche alla Titan, alla AST, alla FIAT, Jabil Nokia ecc.

 

La giornata di oggi 14 novembre 2014, che ci vede insieme in piazza, diventi non uno “sfogo rituale” come vuole la Fiom, in attesa dei soliti “accomodamenti” che prolungano l’agonia della nostra situazione con provvedimenti tampone che servono a disperdere le nostre energie, ma un momento che segni l’inizio della ripresa della lotta di classe.

I facchini ed i metalmeccanici in sciopero parlano della loro condizione e volontà di lotta a tutti i lavoratori, precari, disoccupati !

 

Uniamoci in un fronte di lotta che parta dal basso senza distinzione di bandiere, che, oltre a dire no al Jobs Act e all’abolizione dell’art. 18, ponga all’O.d.g. temi come:
Il salario, di chi lavora e di chi il lavoro l’ha perso.
Un salario medio garantito.
La riduzione d’orario a parità di salario per lavorare meno, lavorare tutti.
L’abolizione di ogni forma di precariato.

 

Un’azione unitaria dei lavoratori per incidere come classe, per usufruire di servizi, casa, trasporti gratis per tutti coloro che hanno un reddito al di sotto di 1500 euro.