Come spiegato in precedenza, Poste Italiane, su pressione della CISL interna, puntavano a utilizzare la ristrutturazione del magazzino-hub di Bologna per demolire la presenza del SI Cobas, cui aderisce circa l’80% dei 510 lavoratori del magazzino.
SDA aveva rifiutato di firmare la conservazione del posto di lavoro in caso di cambio di cooperativa, e aveva risposto con la serrata allo sciopero dei lavoratori, serrata continuata per tutta la scorsa settimana, mentre i lavoratori erano licenziati dalle cooperative precedenti, il cui appalto era scaduto e non rinnovato.
Mentre si svolgevano manifestazioni dei lavoratori e incontri in Prefettura di Bologna con sindacati confederali, USB (che prima i suoi aderenti tra cui sei capi avevano svolto il ruolo di crumiraggio durante gli scioperi prestandosi al ruolo di sindacato giallo) e SI Cobas (separatamente), Poste Italiane-SDA firmavano con i confederali un accordo che era una fotocopia di una parte (escluso il passaggio al 4° livello e il pagamento della malattia) dell’accordo strappato da SI Cobas e ADL Cobas con la lotta a SDA e agli altri grandi gruppi della logistica, nel tentativo di far recuperare la faccia alla Triplice di fronte ai lavoratori, una volta estromesso il SI Cobas (vedi allegato).
Lunedì notte alle ore 2 l’ennesimo incontro in Prefettura si era concluso con un nulla di fatto, di fronte all’intransigenza di SDA, che proponevail rientro in azienda di 150 lavoratori adesso e altri 150 entro la fine di giugno. L’azienda su diktat delle Poste Italiane dopo varie proposte e giravolte continue voleva imporre la selezione di chi doveva rientrare in azienda con la volontà politica di far fuori i lavoratori del SI Cobas più in vista nelle lotte nel magazzino.
Ma martedì i lavoratori SDA, nonostante le minacce di applicare la legge 146 anti-sciopero con una lettera in tal senso fatta circolare nei magazzini di Roma, si sono diretti, dopo un’assemblea nella sede del SI Cobas, in corteo a bloccare per la seconda volta l’attività di un magazzino di spedizione delle Poste ( dove lavorano 600 lavoratori che anch’essi sono minacciati dalla ristrutturazione). Allarmati e impauriti i dirigenti Sda contattavano la Prefettura ed il Si Cobas per chiedere di riaprire la trattativa, in pratica i lavoratori SI Cobas venivano richiamati in Prefettura, dove alle 2 di mercoledi è stato raggiunto l’accordo: Cassa Integrazione a rotazione per tutti, sia tempi indeterminati che tempi determinati e alla scadenza dei determinati il 31 luglio gli altri ritornano in azienda. USB sostiene in un comunicato che è grazie a loro che Sda ha raggiunto l’accordo con i sindacati: questa è l’ennesima menzogna di un sindacato che ha nei fatti giocato solo il ruolo di crumiraggio nella lotta che il Si Cobas ha portato avanti e che al tavolo separato della trattativa ha avuto un ruolo marginale se non utile ai padroni malgrado le inutili minacce nei suoi proclami ( nell’ultimo comunicato, rasentando il ridicolo, sostengono che Sda sarebbe arrivata ad accordarsi per la paura di una manifestazione da loro indetta che doveva dirigersi verso la Regione: la solita passerella verso le istituzioni) .
Molti problemi della ristrutturazione saranno da affrontare in seguito, ma ancora una volta la determinazione nella lotta paga, la possibilità di allargarla sul piano nazionale in accordo con ADL Cobas, ha sventato un attacco frontale e permette di lasciare intatta l’organizzazione indipendente dei lavoratori.
SE TOCCANO UNO TOCCANO TUTTI!
SE TOCCANO I FACCHINI DI UN MAGAZZINO, TOCCANO TUTTI I FACCHINI!
Al grido di non passeran: non sono passati grazie al fronte vasto dei lavoratori che oggi si oppongono ai padroni della logistica