Giunti al secondo sciopero per pretendere la piena applicazione del CCNL trasporto merci, questa volta, a differenza della precedente, gli operai della Eurodifarm di Casalmaiocco (acquisita dal gruppo DHL Supply Chain) si sono preparati al meglio e sono giunti in forza davanti ai cancelli, sostenuti da nutriti gruppi di operai di altre aziende (SDA, Italia Logistica, INALCA, Rhiag) oltre che dai compagni del CSA Vittoria e dei Clash City Workers di Milano.
Lo sciopero, sottoposto ai limiti ed ai vincoli della legge 146/90, giunge dopo oltre quattro mesi di vertenza contro il consorzio UCSA che qui, come altrove, ha scelto la politica di applicare salari strettamente vincolati alle ore di lavoro effettuate, pagate sulla base di un netto orario fisso comprensivo di istituti contrattuali (in questo caso 6,39 €) e di non riconoscere i diritti sindacali del S.I. COBAS e dei suoi affiliati.
E anche oggi, come per lo sciopero di 15 giorni fa, scaturito dal mancato accordo in prefettura, il consorzio UCSA decide di bypassare la 146, non producendo alcuna lista di operai collegati ai servizi essenziali svolti nell’impianto (in questo caso movimentazione e spedizione di farmaci salva-vita). Procede invece alla sostituzione degli operai in sciopero con ulteriori operai, prelevati da altri magazzini al termine del loro normale turno di lavoro (introducendoli in Eurodifarm già in mattinata, di nascosto), oltre che far rientrare gli operai del turno di notte terminato alle 8:30, alle 18:00 (scavalcando le recinzioni sul retro del magazzino), senza quindi rispettare le undici ore di riposo giornaliero garantite dalla legge.
Questa volta però il blocco dei cancelli scatta già alle 12:30, rallentando tutti i camion e furgoni in arrivo: ben presto la fila si allunga, la merce stenta ad entrare ed i crumiri non hanno lavoro da svolgere, se non osservare dall’interno l’evolversi della lotta in corso ai cancelli.
Inevitabile l’intervento della polizia (5, tra camionette e blindati) mentre la Digos tenta di mettere in piedi una trattativa per sbloccare la situazione.
La richiesta degli scioperanti è duplice:
1) La fuoriuscita dei crumiri;
2) La riapertura della trattativa sui punti della piattaforma sindacale (istituti al 100%, passaggi di livello, scatti di anzianità, ticket mensa e malattia).
Il tira e molla con la forza pubblica dura circa tre ore fino a che si giunge ad un primo compromesso: i crumiri vengono fatti uscire e i mezzi inchiodati ai cancelli possono entrare.
Ma in arrivo sono previsti altri 45 bilici, il grosso della merce da lavorare in magazzino. Gli scioperanti allora rilanciano, per attaccare anche il secondo obiettivo visto che, nel frattempo, il picchetto ha raggiunto quasi le cento unità. La polizia stessa insiste affinché UCSA e DHL concordino un incontro per affrontare nuovamente i punti di piattaforma sopra-elencati. Il confronto dura altre due ore fino a che committenza e cooperative cedono e, tramite l’intervento della prefettura, convocano il S.I.COBAS ed i propri delegati, richiedendoci un formale incontro che riapre la trattativa nella prima settimana di settembre.
Nero su bianco anche la tregua bilaterale fino ad allora.
Solo a quel punto, alle 18:30, il picchetto si scioglie e gli operai si raccolgono in assemblea ragionando già sui passaggi successivi, a partire dagli eventuali esiti della trattativa (senza illusione alcuna) e valutando le possibilità concrete di allargare il fronte di lotta ad altri magazzini gestiti da UCSA e ad altri committenti per i quali essa lavora (prima fra tutti SDA).
Il bilancio della giornata non può che essere quindi positivo, visto il raggiungimento dei risultati prefissati (certamente coscienti che la vertenza è tutt’altro che conclusa) ed il rafforzamento ottenuto dal Cobas di Eurodifarm (e non solo) con il picchetto di oggi.