Cobas

[NAZIONALE] Fiom: svolta repressiva o coerenza opportunista?

Nello schierarci senza se e senza ma a fianco dei delegati FCA ignobilmente processati dall’Inquisizione Fiommina, pensiamo sia opportuna qualche considerazione nel merito del comunicato dei compagni de “Il sindacato è un’altra cosa”, i cui contenuti sono analoghi ad altre prese di posizione provenienti dalle fila di organizzazioni politiche e sindacali “di base”.
Se è comprensibile che un’atto repressivo di questo genere sia accolto con meraviglia e stupore delle RSA direttamente interessate, cresciute nel mito della Fiom e abituate a concepire quest’ultima come unico orizzonte possibile sul piano sindacale, ci lascia alquanto perplessi la sfilza di dichiarazioni e comunicati di aree politiche e sindacali che dovrebbero avere buona memoria storica su qual’è stato il ruolo della FIOM negli ultimi decenni e invece sembrano cadere dal pero e si indignano per la “mancanza di democrazia in Fiom”, quasi si trattasse di una novità o di una svolta improvvisa…
Non hanno mai questi compagni/e sentito parlare della stagione dei bulloni, del tradimento della CGIL alla Fiat di Torino, della firma del TU sulla rappresentanza sindacale, dei continui tradimenti della FIOM di fronte ai licenziamenti della Innocenti negli anni ’70, dell’eliminazione indisturbata dell’Alfa Romeo di Arese (18 mila lavoratori) da parte della Fiat di Agnelli con la “benevolenza” della FIOM, contro la maggioranza delle RSU che poi dettero vita con altri allo Slai Cobas, della complicità con le aggressioni militari imperialiste come fu all’epoca dell’invasione della Serbia in cui fu distrutta la fabbrica di automobili Zastava per poi ricostruirla sotto le insegne degli Agnelli e di Marchionne, del rifiuto di scioperare contro le aggressioni ad Afghanistan e Iraq, del confino a Nola dei lavoratori di Napoli con il beneplacido della Fiom, delle ultime vicende dei lavoratori metalmeccanici del SI Cobas licenziati con la complicità della burocrazia sindacale, dei finti scioperi a Pomigliano mentre Marchionne e la sbirraglia al suo servizio picchiavano sul serio, o del dimezzamento della forza lavoro alla Titan con un accordo della FIOM?
Compagni che per decenni hanno costituito l’ossatura dell’opposizione operaia a livello sindacale e politico possono mai circoscrivere l’analisi sulla natura della Fiom alla semplice “mancanza totale di democrazia interna”?
Forse la piattaforma della FIOM nei metalmeccanici e la continua rincorsa all’agognata unità con i firmatutto di FIM-UILM-UGL-FISMIC non si inscrive interamente in una strategia che ha già eliminato del tutto la parola conflitto dal proprio vocabolario?
Forse non è stata proprio l’arrendevolezza della Fiom nella difesa dell’articolo 18 e soprattutto il non aver mai organizzato un coordinamento dei delegati ed un’iniziativa sul piano nazionale contro la linea Marchionne dei lavoratori Fiat ad aver spianato la strada al Jobs Act di Renzi? 
La lista di orrori prodotti negli ultimi 20 anni dalla Fiom a riprova del suo ruolo chiaramente antioperaio potrebbe continuare a lungo… Ciò che meraviglia è che ancor oggi ci siano compagne/i con decenni di esperienza che ogni giorno sacrificano la loro vita alla causa dei lavoratori e poi bellamente ci propinano la storiella di cappuccetto rosso descrivendoci le mancanze di regole di vita democratica nella FIOM, organizzazione opportunista fino al midollo e non certo da qualche settimana. 
Senza una conoscenza e un bilancio dell’esperienza fatta dal proletariato nel passato non potrà mai essere fatto nessun passo in avanti, e serve a poco rivendicare un nuovo corso senza capire che le nostre sconfitte non sono dovute solo alla politica borghese ma anche all’opportunismo dei sindacati confederali, Fiom compresa: un cancro nel corpo del proletariato.
Se ai lavoratori e soprattutto alle nuove leve che sorgono dalla lotta nelle fabbriche non siamo in grado di trasmettere il patrimonio di decenni di battaglia per l’autonomia di classe e contro le compatibilità padronali e i compromessi-bidone propinati alla classe operaia anche dalla Fiom, come sindacalismo di base non riusciremo mai ad evitare che questi delegati coraggiosi e combattivi finiscano stritolati nella morsa della crisi e alla fine la borghesia, il lupo cattivo, li mangerà con un boccone come è stato per cappuccetto rosso. 
Sicuramente molti osservatori nel campo nostro sapranno denunciare i cattivi, lodare le gesta dei compagni che scioperano contro gli straordinari alla Fiat, noi pur riconoscendo a questi compagni il merito di non essersi piegati alla burocrazia sindacale non possiamo sottacere la necessità di accompagnare all’indignazione un bilancio e un analisi franca e trasparente sul ruolo dei sindacati confederali e sulla loro integrazione nella politica statale borghese: ciò che fa si che da decenni a questa parte CGIL CISL e UIL abbiano dismesso i panni di sindacati per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro per assumere il ruolo di servi del padrone nelle fila dei lavoratori.

SI COBAS NAZIONALE

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