Pubblico Impiego

[PUBBLICO IMPIEGO] Se 40 anni di lavoro vi sembran pochi…

Dopo la norma sul part-time “agevolato” prevista dalla legge di stabilità per i lavoratori vicini alla pensione, il Governo Renzi si appresta a varare l’ennesimo provvedimento tampone che, invece di rivedere la RIFORMA FORNERO, si limita a prevedere una flessibilità in uscita per i nati negli anni ’51-‘52-’53, che sarà pagata con pesanti penalizzazioni, sembra sotto forma di un prestito bancario da restituire sulle rate di pensione.

Accadrà così che lavoratori che hanno versato anche 40 anni di contributi dovranno scegliere tra l’andare in pensione qualche anno prima, ma con pesanti decurtazioni, o rimanere al lavoro sino a un’età inaccettabile, come mostra la tabella sotto riportata che richiama le regole di accesso al pensionamento attualmente in vigore.
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Pensione vecchiaia

Categoria lavoratori

Requisiti pensione 2016

2017

2018

dal 2019

Lavoratrici dipendenti del privato

65 anni e 7 mesi

65 anni e 7 mesi

66 anni e 7 mesi

66 anni e 7 mesi + nuovo adeguamento speranze di vita

Lavoratori dipendenti del privato

66 anni e 7 mesi

66 anni e 7 mesi

66 anni e 7 mesi

66 anni e 7 mesi + nuovo adeguamento speranze di vita

Lavoratrici autonome

66 anni e 1 mese

66 anni e 1 mese

66 anni e 7 mesi

66 anni e 7 mesi + nuovo adeguamento speranze di vita

Lavoratori autonomi

66 anni e 7 mesi

66 anni e 7 mesi

66 anni e 7 mesi

66 anni e 7 mesi + nuovo adeguamento speranze di vita

Attenzione: per chi ha il primo accredito ontributivo dopo il primo gennaio gennaio 1996, l’età pensionabile, dal primo gennaio 2016, è pari a 70 anni e 7 mesi.

Pensione anticipata

Anno

Uomini

Donne

dal 2016 al 2018

42 anni e 10 mesi

41 anni e 10 mesi

dal 2019 al 2020

42 anni e 10 mesi + nuovo adeguamento

41 anni e 10 mesi + nuovo adeguamento

Se il primo accredito contributivo è successivo al primo gennaio 1996, l’accesso alla pensione anticipata con almeno 20 anni di contribuzione effettiva e il rispetto delle soglie minime è pari, dal primo gennaio 2016, a 63 anni e 7 mesi.
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Tutto questo mentre qualsiasi ipotesi di taglio ai vitalizi dei parlamentari viene bocciata per l’ennesima volta.
Ma non è tutto. Allo studio del governo ci sarebbe anche un decreto che imporrebbe l’obbligatorietà del versamento di una parte del TFR alla previdenza complementare, regalando così ai gestori dei fondi pensione privati (in primo luogo banche e assicurazioni) fette importanti del salario differito dei lavoratori. In questo senso va anche l’operazione promossa dall’INPS con le tanto pubblicizzate buste arancioni. Che senso ha infatti inviare adesso a un giovane di 25 o 30 anni un calcolo ipotetico della sua pensione futura, se non quello di invitarlo a valutare la possibilità di aderire alla previdenza complementare?

La verità è che nessuno dei nostri governanti vuole in realtà modificare quello scempio che è la RIFORMA FORNERO, che condanna i lavoratori, soprattutto quelli delle generazioni future, ad andare in pensione a 70 anni e con una pensione da fame. Troppi sono gli interessi che si nascondono dietro l’affossamento della previdenza pubblica e il lancio di quella integrativa privata. Troppi sono gli interessi che si oppongono alla lotta all’evasione contributiva e fiscale da cui dovrebbero essere prese le risorse per garantire una pensione dignitosa a tutti.

Gli scandali di questi giorni sui 600 milioni di sgravi indebiti elargiti dal jobs act ad aziende che hanno finto nuove assunzione, ci mostrano la vera faccia di questo sistema economico che, mentre taglia diritti e salari ai lavoratori, elargisce soldi facili alle imprese. Il sistema previdenziale è in crisi principalmente perché attraverso gli sgravi, le decontribuzioni, l’utilizzo sistematico dei voucher e dei contratti a progetto sempre meno soldi affluiscono nelle casse dell’INPS. Ma in questi anni il contenimento della spesa previdenziale è stato fatto solo tagliando le pensioni dei lavoratori dipendenti mentre la precarizzazione totale del mercato del lavoro offriva facili scappatoie alle imprese per pagare sempre meno contributi.

Riformare il sistema pensionistico non può prescindere dall’abolizione della Riforma Fornero e di quelle riforme che negli ultimi 20 anni, introducendo il calcolo contributivo e il micidiale meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita, hanno smantellato completamente il nostro sistema previdenziale regalando ai lavoratori un futuro di povertà.

Questa è una delle battaglie fondamentali che dobbiamo condurre. La possiamo condurre solo se i lavoratori scenderanno in campo in prima persona lasciandosi alle spalle sfiducia, depressione e individualismo.

Un esempio l’abbiamo: la generosità e il coraggio di mettersi in gioco (a difesa dei propri diritti) dei lavoratori della logistica, che stanno indicando la strada maestra: quella della lotta e dello scontro con il padronato e il governo.

SI COBAS PUBBLICO IMPIEGO NAZIONALE.

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