l mestiere del facchino non è leggero, ritmi e carichi di lavoro sproporzionati determinano forti rischi di malanni e infortuni che possono portare a danni fisici permanenti e quindi all’inidoneità al lavoro. Per il padrone un lavoratore inidoneo è come un limone spremuto da cui non può più ricavare niente, il succo è ormai finito, il profitto si azzera, e dopo anni di sfruttamento la conseguenza naturale è il licenziamento. Al facchino non rimarrà altro che la misera pensione INAIL che mai sarà sufficiente alla salvaguardia delle condizioni di vita sue e della sua famiglia.
Questo di norma è il destino che attende decine di migliaia di lavoratori ogni anno nella società del profitto e dello sfruttamento, del capitale e del lavoro.
L’unica soluzione per il lavoratore passa inevitabilmente dalla solidarietà di classe, ovvero dalla solidarietà di chi condivide con lui le stesse condizioni di lavoro e lo stesso rischio di perdita di salario in caso di malanni o infortuni.
E’ iniziato così, oggi, lo sciopero dei lavoratori S.I. Cobas al Penny Desenzano per rivendicare la ricollocazione in altra mansione e a tempo pieno di Alì che rischia di perdere il posto di lavoro dopo essersi spaccato la schiena lavorando come facchino all’interno del magazzino: Ali infatti è stato dichiarato inidoneo alla mansione di facchino e la prima, naturale, risposta della cooperativa è stata il licenziamento, solo su pressione dei lavoratori attraverso il sindacato, fornitore e committente hanno avanzato la proposta di un part time (46%), che però per Alì sarebbe una decurtazione salariale insostenibile dato che vorrebbe dire arrivare a prendere circa 500€ al mese.
Lo sciopero iniziato oggi alla penny market rivendica per Alì e per tutti i lavoratori che si trovano nelle sue stesse condizioni la garanzia del mantenimento del posto di lavoro e della piena retribuzione salariale.
Particolarmente significativa per sostenere lavoratori che vivono questo rischio è la trattativa in corso con FEDIT e la vicina conclusione che tra le altre conquiste vede la prospettiva di un’assicurazione a carico dei padroni quando si verifichino casi come quello di Ali. Tale soluzione comporterebbe un’integrazione alla pensione INAIL da parte di questa assicurazione e di conseguenza la possibilità di sostentamento per il lavoratore e la sua famiglia; è chiaro però che questo tipo di soluzione non può sostituire la necessaria battaglia sindacale per il mantenimento del posto di lavoro.
L’altra motivazione che ha costretto i lavoratori allo sciopero è l’inaccettabile e antisindacale contestazione disciplinare addebitata al delegato rsa per essersi fatto portavoce, su mandato dei lavoratori, di una problematica interna al magazzino, tale condotta è stata giudicata dalla cooperativa “idonea a creare problematiche organizzative nonché ad arrecare pregiudizio alla cooperativa…” . La contestazione disciplinare colpisce il delegato nell’esercizio della sua funzione e nega di fatto riconoscimento e agibilità al suo ruolo di RSA.
Gli scioperi come quello di oggi continueranno finchè non si raggiungerà l’obiettivo.
Avanti fino alla vittoria!
S.I. Cobsa Brescia