Cobas

[NAZIONALE]:GUERRA ALLA GUERRA DEI PADRONI -20/09 CORTEO A NAPOLI-

È da più giorni che i nostri 5 compagni licenziati sono fuori dalla Fiat di Pomigliano e dal 5 settembre si trasferiranno davanti alla sede del Comune di Napoli.
Licenziati per avere inscenato davanti all’azienda il suicidio di Marchionne il quale si sentiva in colpa ( metaforicamente) per i lavoratori che si erano tolti la vita in seguito alle difficoltà provocate dal loro licenziamento.

Una denuncia, la loro, delle orribili condizioni che vivono gli sfruttati in seguito al licenziamento, la vita miserabile di chi è in questa condizione e, disponendo solo della propria forza lavoro da vendere, si trova in condizioni materiali e psicologiche di indigenza e impossibilità di far campare la propria famiglia; ma anche una denuncia dell’oppressione che i lavoratori vivono continuamente in fabbrica e nel sociale, e più in generale una denuncia politica di questa società basata sullo sfruttamento di centinaia di milioni di lavoratori a livello mondiale.

Una battaglia, la loro, per un’iniziativa che va oltre i lavoratori della FCA, che tende a coinvolgere i lavoratori immigrati sfruttati nei magazzini della logistica, quelli dei campi di Foggia che raccolgono i pomodori a 3 euro all’ora, i disoccupati, i precari, i lavoratori della scuola, gli studenti, i giovani di Bagnoli che lottano contro un governo che intende far fronte alla crisi con le “grandi opere” a favore di imprenditori che speculano sulle risorse pubbliche: lo stesso governo Renzi che sostiene i poteri finanziari, che impone “riforme” atte ad abbassare il costo della forza lavoro ed il job acts, e che arriva a considerare persino catastrofi come il terremoto di Amatrice quali succulente occasioni di affari e speculazione.

Il  grido di lotta dei 5 licenziati non è confinato nei limiti organizzativi del SI Cobas ma si è ormai diffuso e allargato a più soggetti sociali come dimostrano lenumerose iniziative di solidarietà e l’appello che si avvia oramai a superare le mille adesioni.

La lotta dei 5 licenziati è paradigmatica di un arroganza padronale che in gran parte dei luoghi di lavoro colpisce i delegati e i lavoratori più combattivi con l’arma del licenziamento, della cassa integrazione, dei reparti-confino o delle sanzioni disciplinari, e pone la necessità urgente e immediata di una risposta politica contro la guerra che i padroni ed i loro Stati hanno dichiarato ai lavoratori e a chi si ribella contro questo sistema.

La loro lotta ha un indirizzo politico, non è ristretta alla soluzione che il tribunale deciderà il 20 settembre: l’esperienza storica ha dimostrato che chi detiene la forza economica e politica, il potere, farà di tutto per tenerli fuori dalla fabbrica, ma l’ottimismo dettato dai tanti che hanno dato la  solidarietà alla lotta, fa pensare che l’iniziativa dei 5 ha già creato le basi alla ripresa di una lotta più ampia che andrà oltre il 20 settembre, giorno dell’udienza, e attraverserà l’autunno; una lotta che non sarà la sola sommatoria delle varie vertenze sui territori, ma una messa a confronto e sviluppo di una battaglia per far cadere il governo Renzi e inaugurare una nuova stagione di contrapposizione di classe alla guerra che la borghesia ha messo in campo in maniera sempre più oppressiva.

Lo sviluppo della lotta non può che avere il fine strategico di essere portata avanti fino al l’abbattimento del sistema capitalistico; la lotta che i milioni di lavoratori stanno esprimendo a scala mondiale è un buon auspicio alla loro vittoria per liberarsi dal tallone di ferro che la borghesia usa sui loro corpi.

                                  IL 20 SETTEMBRE, ORE 9.00, PIAZZA GARIBALDI-TUTTI IN PIAZZA PER REINTEGRO DEI 5 LICENZIATI 

S.I. COBAS NAZIONALE



Di seguito il comunicato dei 5 licenziati Fiat:

                                          FARE DEL 20 SETTEMBRE UNA GIORNATA PER LA LIBERTA’ DI OPINIONE E DI SATIRA

Il dibattito che si sta creando intorno a noi ormai ha superato i confini del nostro caso e sta diventando una questione generale. “Si può ancora parlare liberamente nei luoghi di lavoro e di questioni di lavoro”. “E’ ancora possibile criticare l’operato del proprio datore di lavoro?

Gli stimoli che hanno risvegliato la sensibilità pubblica su questi temi sono stati, da una parte, la nostra determinazione nel far conoscere la nostra situazione attraverso una mobilitazione continua per uscire dall’invisibilità a cui i mezzi di comunicazione e buona parte della politica ci avevano relegato; dall’altra, l’appello per la libertà di opinione per i lavoratori lanciato da un gruppo di intellettuali che ha raccolto più di mille firme tra lavoratori, intellettuali, giuristi, politici e sindacalisti. Un mondo non omogeneo che spesso, negli ultimi anni, ha avuto pochi rapporti con gli operai. La mobilitazione ha coinvolto queste persone perché affronta dei temi generali che sono alla base dell’ordinamento dell’attuale società. Rispetto al “servaggio” in cui gli imprenditori e i politici vorrebbero relegare gli operai l’unica difesa è la mobilitazione, la critica, ma senza libertà di parola tutto questo è impossibile. Ma la libertà di parola è anche il diritto fondamentale a cui si appellano tutti quelli che credono nella democrazia.

Coloro che hanno firmato l’appello per la “nostra” libertà di opinione hanno capito che così facendo difendevano anche il loro diritto di opinione, consapevoli che la negazione di questo diritto fondamentale nei luoghi di lavoro aprirebbe la strada per negarlo dappertutto.
Intorno a questi temi e sull’onda delle nostre iniziative e dell’appello per la libertà di opinione, si è avuta una grande mobilitazione con discussioni, articoli sui giornali, assemblee che ancora continua.

Dal canto nostro, anche se ormai con grande sforzo, abbiamo stilato il programma delle ultime iniziative da fare: un presidio permanente fuori ai cancelli dello stabilimento FIAT di Pomigliano fino al 3 settembre, da trasferire poi dopo davanti alla sede del comune a Napoli.

Oltre alle nostre iniziative, ci saranno:

Il 16 una tavola rotonda al Maschio Angioino organizzata dai primi firmatari dell’appello per la libertà di opinione per i lavoratori.

Il 20 settembre manifestazioni e presidi a Napoli, che diverse realtà politiche e sociali, su chiamata della dirigenza nazionale del SI COBAS, hanno organizzato per quel giorno. A questi organismi e ai cittadini solidali che metteranno in campo queste iniziative chiediamo che esse siano caratterizzate da un clima gioioso e ironico che abbiano come fulcro l‘emblema della nostra battaglia: la satira e la possibilità di farla liberamente.  
Ormai manca meno di un mese alla causa d’appello sul nostro licenziamento.

Il dibattito in corso, che ha coinvolto anche specialisti del diritto, ha sottolineato la sproporzione che c’è tra i fatti che ci sono contestati e il nostro licenziamento da una parte, e le sentenze fin qui emesse dalla magistratura a noi sfavorevoli dall’altra.

Noi pensiamo che la sensibilità dimostrata da tanti intellettuali per i temi generali che il nostro caso pone, sia presente anche in molti settori della magistratura. Noi speriamo che la nostra causa di appello sia l’occasione per dimostrare che in Italia gli operai possono ancora esprimere liberamente critiche all’operato dei datori di lavoro. Che il Diritto di Opinione sia ancora valido.

I CINQUE LICENZIATI FIAT