Cobas

[GENOVA] Comunicato sulla manifestazione antifascista di Sabato 11 Febbraio 2017

ORGANIZZARE IL CONFLITTO! CONTRO FASCISTI, PADRONI, POLIZIA E OPPORTUNISMO!

A Genova, Sabato 11 Febbraio 2017 più di mille persone hanno dato vita a un corteo antifascista per contestare un raccogliticcio raduno di organizzazioni fasciste, che avrebbero voluto avere la propria vetrina proprio nel capoluogo ligure. La mobilitazione generale partita nei giorni e nelle settimane precedenti e la mancanza di agibilità politica dei fascisti sul territorio ha fatto in modo che il tanto pubblicizzato “raduno” – la vetrina internazionale che Forza Nuova avrebbe voluto tirare su in città – si riducesse a una riunione di 4 gatti, svolta forzosamente nella sede di Forza Nuova, in un quartiere pressoché blindato, militarizzato e protetto da centinaia di agenti in tenuta antisommossa.

Come lavoratori e miltanti del S. I. Cobas, insieme a tanti altri compagni, abbiamo scelto di essere in piazza proprio per dimostrare con i fatti che non può esserci spazio, non può esserci agibilità politica per chi, come i fascisti, ha come scopo principale quello di attizzare l’odio contro gli immigrati, di fomentare il razzismo, di dividere la massa degli sfruttati perché passino con più facilità sfruttamento e repressione, emarginazione sociale e discriminazione ad ogni livello.

Ma abbiamo creduto altrettanto importante essere in piazza per denunciare e inchiodare alle proprie responsabilità anche quelle forze “democratiche” e “progressiste”, che mentre si dichiarano antifasciste per un giorno, sono quotidianamente i difensori di un sistema economico – sociale che affama e sfrutta, che difende i profitti della classe dominante, protagonista di continui attacchi alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di proletari, che riapre i CIE per gli immigrati, che alimenta divisioni e competizione all’interno della classe, facendo in modo che fascisti e razzisti possano trovare terreno fertile sul quale attecchire!

Essere in piazza anche per inchiodare alle proprie responsabilità quel PD genovese (e tutto il codazzo di sinistra rottamata) che, mentre si fa promotore della manifestazione, proprio in queste settimane é l’interprete principale nel processo di privatizzazione Amiu e in particolare nell’attacco alle condizioni di lavoro degli addetti della raccolta rifiuti!

Limiti e contraddizioni di una manifestazione che hanno avuto la loro rappresentazione plastica nell’avvicinamento del corteo allo sproporzionato schieramento di polizia (con tanto di furgoni e cancellate mobili) che presidiava l’accesso alla via super blindata dove é ubicata la sede di Forza Nuova, di fronte al quale PD e tutto il codone para-istituzionale si é sciolto come neve al sole, accettando di fatto la logica della militarizzazione di un intero quartiere per accogliere un raduno fascista e dell’impossibilità da parte del corteo anche solo di avvicinarsi allo schieramento a difesa di fascisti e razzisti. 

In una fase di violento attacco repressivo come quella che stiamo vivendo in queste settimane – dove é in atto da parte delle questure di tutta Italia una vasta operazione di criminalizzazione delle lotte operaie nella logistica, come nei confronti di chi costruisce pratiche di sindacalismo conflittuale, mobilitazione sui territori, nelle università, ecc… vedi Modena e Bologna – fa poi veramente specie constatare come di fronte a qualche scaramuccia con le forze dell’ordine, il servizio d’ordine confederale non abbia avuto meglio da fare che aggredire con spintoni e manate – di fronte alla Polizia che aveva appena caricato – proprio quei compagni e quei giovani, che volevano evidenziare la propria critica al rito logoro della parata/passeggiata, da doversi obbligatoriamente terminare a più di 100 metri dallo sbarramento di camionette e grate.

La caccia al “provocatore” e al “black block” a fine corteo é poi stata la ciliegina sulla torta di una dinamica che non può per l’ennesima volta essere derubricata a screzi nella gestione di un corteo.
Tanta solerzia e “autodisciplina proletaria” avremmo voluto pure vederla nel prendere posizione in questi giorni e in queste settimane contro arresti arbitrari di militanti del sindacalismo conflittuale, contro le campagne mediatiche volte a criminalizzare lotte e scioperi, contro le mattanze dei celerini che irrompono manganelli in pugno nelle università, contro i teoremi giudiziari dell’associazione a delinquere…

A dispetto di chi, come media mainstream e sindacati confederali, ripete ossessivamente il ritornello sugli “infiltrati” e i “facinorosi”, ribadiamo che la nostra esperienza come S.I. Cobas, al contrario, ci fa registrare nelle lotte davanti ai cancelli di fabbriche e magazzini una crescente solidarietà e una convergenza con militanti, giovani, solidali, centri sociali, ecc.
Ancora una volta, silenzio e scomuniche aiutano solo il nemico di classe e la repressione che ne consegue, alimentata anche di piccoli episodi, come quelli di sabato, che puzzano tanto d’opportunismo…

S. I. COBAS GENOVA

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