Mentre le sedi INPS si svuotano progressivamente perché da anni, per effetto del blocco del turn over, non vengono sostituiti i lavoratori che vanno in pensione e mentre alcune agenzie vengono chiuse per effetto della “spending review”, cioè per effetto dei tagli alla spesa pubblica che si traducono in tagli ai servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione, cosa fanno i vertici INPS??
Decidono di bandire un concorso per 365 “analisti di processo”. Proprio la soluzione giusta!!!
E le migliaia di posti di lavoro che servono veramente per impedire lo smantellamento dell’INPS e della Previdenza pubblica quando verranno previsti da un concorso? Non è dato saperlo!
I vertici dell’INPS non sembrano affatto preoccuparsi della situazione emergenziale che si vive nelle sedi dovuta alla progressiva carenza di organico, al crescere degli adempimenti assegnati all’INPS oltre che a scelte organizzative sbagliate e dannose sia per i lavoratori che per l’utenza.
Né sembrano minimamente preoccuparsi per le procedure informatiche lente e spesso non funzionanti, appaltate a società esterne per diversi milioni di euro o per il progressivo inesorabile peggioramento delle condizioni di lavoro nelle sedi INPS, per l’aumento dei rischi connessi alla salute e sicurezza dei lavoratori come ad esempio il rischio da stress lavoro-correlato.
All’INPS serve subito un concorso di migliaia di posti di lavoro per consentire la sostituzione dei lavoratori andati in pensione e di quelli che ci andranno nei prossimi anni, garantendo veramente, e non solo sulla carta, il necessario trasferimento delle competenze. All’INPS servono formazione e aggiornamenti periodici rivolti a tutti i lavoratori. Non servono molti dirigenti stazionati presso la direzione generale e quelle regionali. Non servono nemmeno molte “posizioni organizzative” ed incarichi speciali che attingono ingenti somme dal fondo di Ente a discapito di tutti, mentre si continua ad ignorare il problema del mansionismo delle aree A e B, ormai cronicizzato.
Non serve certo un concorso per 365 “analisti di processo”, fortemente voluto dai vertici dell’INPS e ratificato con un accordo firmato con CISL e UIL. Un concorso che potrebbe essere oggetto di ricorsi in quanto il previsto requisito di accesso – possesso della certificazione di conoscenza della lingua inglese pari almeno al livello B2 – risulta illegittimo. Il Testo unico del Pubblico impiego, all’art. 37 del D.Lgs. 165/2001, riformato nel 2017, obbliga le Pubblica amministrazione ad accertare le conoscenze di informatica e lingua inglese, ma non a farne requisiti di accesso ad un concorso.
Insomma, nel nostro Paese, mentre da una parte vengono elemosinate le risorse per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego e si procede allo smantellamento della previdenza pubblica, dall’altra si chiudono gli occhi sui costi dell’esternalizzazione dell’informatica (vedi tabella allegata) e su un concorso inutile e a rischio di ricorsi.
TOCCA AI LAVORATORI FERMARLI!!