Cobas

[NAPOLI] Non si ferma la lotta in Hitachi

La società Quanta ha avviato la procedura di licenziamento per due dei quattro lavoratori somministrati in Hitachi che a breve verranno licenziati.

Quanta S.p.a. sta agendo come una vera e propria società controllata di Hitachi che ha disposto questi licenziamenti a seguito del rifiuto dei 4 operai di accettare una proposta di nuova collocazione (presso il magazzino di Croce Rossa a Salerno) a condizione che venisse accettato il cd. tombale, cioè il ritiro della causa legale nei confronti di tutte le società coinvolte.

Hitachi, al fine di liberarsi di questi lavoratori, durante le fasi della trattativa aperta presso Quanta, aveva fatto perfino pervenire la propria disponibilità a pagare una parte delle mensilità dei 4 operai per una prestazione che si sarebbe svolta presso terzi (Croce Rossa).

Come si giustifica tutto d’un tratto questo interesse, anche sotto il profilo economico, nei confronti di lavoratori che la stessa società si è sempre ostinata a non riconoscere come “propri” scaricando tutte le responsabilità sulle “sue società sottoposte”?

Appurata la natura ricattatoria della trattativa posta in essere e lesiva dei diritti dei lavoratori di poter valutare una nuova offerta non condizionata dalla rinuncia al ricorso contro Hitachi, il rifiuto dei 4 operai in merito non può che ritenersi legittimo e fondato.
Ora per rappresaglia Hitachi e Quanta passano ai licenziamenti. 

Intanto si fanno sempre più insistenti le voci (inquietanti), fuori e dentro la fabbrica, sui motivi reali dell’estromissione dei 4 operai.

Questa vicenda è stata poco chiara fin dall’inizio e tutti si sono sempre chiesti perché dei 48 operai impegnati presso il magazzino di Hitachi soltanto loro 4 siano stati scartati.
La società non lo ha mai motivato.

Sembrerebbe che la questione possa avere attinenza con episodi di matrice delinquenziale avvenuti all’interno dello stabilimento di Via Argine, noti sia ai vertici dell’azienda che ai sindacati interni, che non sono mai stati chiariti (o forse non c’è mai stata la volontà di chiarirli) al fine di individuare i veri responsabili, poi evidentemente “risolti”, per mettere tutto a tacere, rassicurando la proprietà giapponese, con la scelta di 4 capri espiatori che avrebbero avuto la sola colpa di non avere gli agganci sindacali che servivano, quelli che ti portano ad essere “un protetto aziendale” vista la chiara sovrapposizione tra queste organizzazioni e l’azienda. 

Intanto stamattina presso l’Ispettorato territoriale del lavoro di Napoli, si è chiuso con esito negativo il tentativo di accordo da parte della commissione provinciale di conciliazione.

In questa sede, a fronte della totale e pretestuosa chiusura da parte di Quanta, il SI Cobas ha ribadito ancora una volta le ragioni e le rivendicazioni dei lavoratori

La nostra organizzazione sosterrà fino in fondo, sia sul versante legale, civile e penale, che su quello della lotta, la causa del giusto reintegro dei 4 operai Hitachi.

La lotta continua, sia in tribunale che fuori ai cancelli!

SI Cobas Napoli

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Di seguito, il testo del volantino diffuso ieri mattina dalla fabbrica:

LICENZIAMENTI SU COMMISSIONE

È arrivata una lettera della Quanta S.p.a (agenzia di somministrazione) ai quattro operai Hitachi in cui si “Comunica che permanendo lo stato di inoccupabilità, nonostante i continui e ripetuti tentativi di trovare una nuova collocazione in linea con le caratteristiche e capacità professionali del sig… l’intenzione di procedere con la risoluzione del rapporto di lavoro per giustificato motivo oggettivo”.

Dopo mesi di prese in giro da parte della Quanta e di mobilitazione e di lotta da parte degli operai, è arrivata la lettera di licenziamento.

In questi mesi non c’è stato nessun serio tentativo di trovare una ricollocazione ai quattro operai.

La Quanta ha solo cercato di costringerli a firmare un “nulla a pretendere” nei confronti dell’Hitachi, della Fata (società di logistica) e della stessa Quanta ritirando il ricorso legale al giudice del lavoro che i quattro avevano presentato, in cambio di promesse di lavoro a tempo determinato che non sono mai state realizzate praticamente.

Evidentemente perché i quattro lavoratori non hanno firmato la liberatoria nei confronti delle aziende coinvolte?

In questo modo la Quanta porta a compimento il ruolo che altri le hanno assegnato, e cioè quello di liquidare i quattro operai che da vent’anni lavoravano prima presso Ansaldo e poi presso Hitachi.
Se avesse veramente voluto collocarli lo avrebbe potuto fare quando ha assunto in somministrazione diversi operai presso le stesse imprese coinvolte.

Perché altri sì e questi quattro no?
La cosa non è stata mai chiara fin dall’inizio.
Perché questi quattro?
E perché con una determinazione che fa trasparire un “problema personale” proprio con questi lavoratori?

Perché i sindacati aziendali hanno scelto di perdere la faccia, siglando un accordo che su 48 operai ne salva 44, tagliandone fuori 4, per di più alcuni con gravissimi problemi familiari?

Le voci della fabbrica, per ora anonime e confuse, parlano di licenziamenti attuati per evitare di colpire i veri e protetti responsabili di cose avvenute all’interno dello stabilimento, e la cui responsabilità è stata data ai quattro lavoratori in questione, camuffando un licenziamento per altri motivi con la scusa di non poterli utilizzare nel processo produttivo. 

I quattro sarebbero stati così solo dei capri espiatori, degli agnelli sacrificali.

Prima o poi i veri motivi per cui questi operai, con problemi personali e familiari già drammatici, sono stati licenziati verranno fuori.

E sarà la Magistratura ad appurarli, perché non è giusto che dietro i giochetti dell’azienda e di qualche sindacalista colluso, ne paghino le spese quattro padri di famiglia che hanno l’unico torto di non avere gli appoggi giusti nelle stanze di chi decide dei destini della gente che lavora onestamente.

La nostra organizzazione sindacale continuerà a impegnarsi per raggiungere l’obiettivo del giusto reintegro dei 4 lavoratori, sia sul versante legale, civile e penale, che su quello della lotta.

SI COBAS NAPOLI