Ieri, a margine dell’ennesimo, negativo tavolo tra il governo italiano e i rappresentanti della Embraco/Whirlpool, il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha dichiarato di non avere alcuna intenzione d’incontrasi nuovamente con tale “gentaglia”, che continua a dimostrare nessuna volontà di arrivare ad un compromesso sulla decisione di licenziare 500 lavoratori e lavoratrici del sito di Riva di Chieri (TO): licenziamento già comunicato, anzi ormai in via di finalizzazione.
In diverse circostanze, il ministro (già uomo di fiducia di Luca Cordero di Montezemolo, che ha seguito dalla Ferrari alla Confindustria, dall’associazione Italia Futura alle maggioranze del Partito Democratico) e il suo governo chiamano “investitori esteri” quella stessa “gentaglia”: per corteggiare e viziare la proprietà, dirigenza e consulenza delle multinazionale straniere, lautamente aiutate a stabilirsi in loco per macinare profitti da record sulla pelle di chi produce materialmente i dividendi dei loro bilanci e la ricchezza della nostra intera società, lavorando giorno e notte per un salario sempre più misero.
A questi attesissimi e mediatizzatissimi tavoli, il governo elemosinava essenzialmente… la cassa integrazione per gli operai licenziati, e non ha ottenuto niente. Con gli stessi annunciatissimi e deludenti tavoli, i sindacati confederali elemosinavano “piani produttivi” e “garanzie occupazionali”… così il “giorno x” è ormai vicinissimo, senza che nulla di nulla sia stato ottenuto.
E i lavoratori e le lavoratrici delle Embraco?
Tocca a loro – finora protagonisti passivi del solito, fallimentare “gioco dei tavoli” tra azienda-governo-sindacati – rimettere in moto la lotta.
Daltronde, giocando a questi tavoli “istituzionali” e concertativi” delle “parti”, finora la suddetta triplice ha esclusivamente preso in giro e danneggiato gli operai e le operaie della Embraco: ecco perchè il commento del ministro Calenda ricorda la massima “il bue che da del cornuto all’asino”.
Adesso, gli stessi lavoratori e le stesse lavoratrici della fabbrica di Chieri rimangono gli unici ad avere la necessità materiale di far ripartire la lotta: l’ultima possibilità per (ri)entrare in gioco e far valere il proprio interesse, quindi, coincide con la loro capacità di organizzarsi, cioé di usare la loro più potente arma.
Infatti, soltanto con la lotta chi ancora sta lavorando alla Embraco riuscirà a rimettere al centro la vita delle persone – dai lavoratori alle loro famiglie, insieme a quelle delle comunità coinvolte – contro il profitto del capitalista di turno, o il tornaconto da campagna elettorale dei governanti di turno, o la prebenda del sedersi al tavolo sindacale di turno.
Turno su turno, tavolo su tavolo, governo su governo, tra poco suonerà la sirena… del fisco finale!
Dunque, lottare da subito e efficamente: ma come?
La scorsa settimana, i lavoratori e le lavoratrici della logistica del Torinese si sono recati nel chierese per consegnare ai colleghi e alle colleghe della Embraco una lettera aperta, che negli ultimi capoversi recitava (qui il testo completo della lettera):
“Purtroppo, le burocrazie sindacali di CGIL, CISL E UIL, invece di organizzare ampie mobilitazioni posano le speranze solo sugli inconcludenti tavoli istituzionali, della Regione o del Governo: così producendo illusioni e scoraggiamento tra i lavoratori, inducendo al “si salvi chi può”.
Mentre l’esperienza delle nostre lotte vittoriose nella logistica, contro i padroni sfruttatori, ha dimostrato che uniti possiamo vincere!
A tal proposito, Vi invitiamo a portare la vostra lotta alla manifestazione a Roma del 24 febbraio 2018, per mettere al centro i problemi dei lavoratori, e di partecipare sabato 17 febbraio all’assemblea torinese per organizzarla (alle 14,30 presso la Cascina Marchesa, in c. Vercelli n° 141-7 a Torino).
Noi siamo con voi che state generosamente lottando per difendere la vostra vita e quelle delle vostre famiglie, per questo la vostra lotta è anche la nostra!
Lavoratori e lavoratrici della logistica del Torinese
SiCobas Torino
c. Vigevano 33 – Torino“
Sabato 17, a Torino, l’assemblea cittadina citata nella lettera ha visto il contributo positivo di tante persone – lavoratori, studenti, disoccupati, immigrati e cittadini et alia: tutte hanno sottolineato l’importanza di prepararsi per il 24 a scendere numerosi e forti in strada a Roma, manifestando contro sfruttamento, razzismo e repressione.
Lottare: per rimettere al centro chi lavora (non le burocrazie di partiti o sindacati), per unirsi e mobilitarsi dal basso contro gli sfruttatori – come quelle multinazionali che, dopo lo sfruttamento decennale di un territorio, chiudono con arroganza e delocalizzano lasciando il deserto, per sfruttare altri altrove.
La lotta vera e dura, si fa fuori dalle stanze dei bottoni, dentro i luoghi di lavoro e nelle piazze: solo così si riesce a vincere, conquistandosi miglioramenti immediati ed effettivi delle condizioni di vita e di lavoro.
La lotta vera e dura, si fa con azioni determinate e concrete: come il prossimo sciopero nella logistica (e in altri settori) del 23 febbraio; come i passati scioperi nazionali del 27 ottobre e del 16 giugno 2017; come le centinaia di scioperi che da qualche anno, principalmente dai magazzini e gli interporti della logistica, stanno sempre più paralizzando e scuotendo il Paese: paralizzandone la produzione e circolazione delle merci, scuotendone i milioni di lavoratori e lavoratrici dall’ignoranza e dalla paura.
Protagonismo attivo, auto-organizzazione dal basso, risultati immediati e migliorativi: questa è la lotta – imparata con l’esperienza – che propongono agli operai della Embraco i lavoratori e le lavoratrici della logistica, con solidarietà e fiducia.
Lottare subito, insieme: a partire dal partecipare alla manifestazione nazionale di sabato 24 contro sfruttamento, razzismo e repressione.
Chi tocca uno tocca tutti, solo la lotta paga… il 24 tutt* a Roma!