GLI OPERAI DI TARANTO
TRA L’INCUDINE E IL MARTELLO
Senza una propria organizzazione, gli operai sono sballottati tra un futuro di superfruttamento, che avverrà con il “rilancio” dello stabilimento, e la miseria della disoccupazione, se lo stabilimento chiude.
L’accordo con il cartello indiano-italiano che vuole rilevare l’ILVA a livello nazionale, viene magnificato dai sindacalisti, dai politici senza distinzione, da Confindustria.
Se quelli che vivono di profitti, i padroni e quelli che mangiano al loro tavolo, sono soddisfatti, significa che il gruppo che si prende l’ILVA è un gruppo che assicura i profitti.
Se i padroni ridono, gli operai non possono che piangere.
Se Mittal e i suoi sottoposti italiani “rilanciano” l’ILVA significa che questo avverrà sui sacrifici degli operai.
Il piano prevede per la sola Taranto, a parte le chiacchiere su eventuali future assunzioni, più di duemila esuberi senza calcolare l’indotto.
Inoltre le assunzioni avverranno dopo il licenziamento ufficiale della vecchia società, su chiamata diretta della nuova società e con la firma di una “liberatoria” da parte degli assunti per eventuali problemi pregressi, maturati prima con la vecchia società.
Per non parlare dell’assenza di un vero piano di bonifica dall’amianto e dell’immunità penale che sarà garantita a Mittal per le malattie e le morti che continueranno a flagellare la città di Taranto e in primo luogo i quartieri operai!
Il pallino è tutto in mano a Mittal.
Molte cose sono incerte.
Una cosa è però sicura per gli operai, e non solo quelli di Taranto: per continuare a percepire un salario per sopravvivere, per “rilanciare” gli stabilimenti ex ILVA… fino alla prossima crisi, saranno costretti al superlavoro e ai rischi che questo comporta, e a un peggioramento delle loro condizioni di vita e di salute.
Questo è per l’acciaio, questo è per l’auto, questo è per la logistica, questo è in ogni settore dove sono gli operai!
Collettivamente siamo una massa consistente e temibile, ma senza una nostra organizzazione indipendente, siamo tutti individui isolati.
Nella questione dell’ILVA ognuno difende i propri interessi e li sostiene a spada tratta.
Gli unici che non esprimono una posizione in base ai propri veri interessi, ma subiscono per forza di cose, accettando il male minore, siamo noi operai.
Fino a quando tra noi operai ognuno continuerà a pensare solo a se stesso, affidandosi a politici e sindacalisti di comodo, saremo sempre deboli e divisi e gli altri continueranno a parlare e decidere per noi, facendo sulle nostre spalle i loro interessi.
c.i.p. Napoli,
13/09/2018