QUANTO É STATO DETTO ALLA MANIFESTAZIONE
CONTRO LA CHIUSURA DELL’OSPEDALE DELL’ISOLA DI LA MADDALENA
E PER LA DIFESA DELLA SANITÀ PUBBLICA !
Cinquecento persone a La Maddalena hanno risposto all’appello di Sa Caminera Noa (La Strada Nuova) e del comitato civico in difesa dell’ospedale e della sanità pubblica.
I portavoce di Caminera Noa, Alessia Etzi e Giovanni Fara hanno sottolineato la necessità di un coordinamento unificato delle lotte in difesa della sanità pubblica su tutto il territorio della Nazione Sarda.
Ai maddalenini i due portavoce hanno detto che la manifestazione “è un segnale forte, in Sardegna chi lotta per difendere gli ospedali periferici non è solo, ma fa parte di una comunità forte e agguerrita”.
I portavoce di A Foras, l’organizzatrice della lotta contro l’occupazione militare italiana e della Nato, hanno chiarito qual è la politica del governo centrale per l’isola di La Maddalena:
“In quest’isola chiudono l’ospedale ma riapriranno la scuola della marina per gli ufficiali del Qatar.
C’è poco da illudersi, chi ci perde sono i cittadini sardi che vedono chiudere gli ospedali più vicini a loro, mentre speculatori e grandi fondi di investimento si arricchiscono sulle nostre spalle“.
Bitti e Camboni del SI.COBAS, intervenuti nella manifestazione, hanno esposto quanto segue:
1) Le lotte isolate perdono.
Nella primavera estete del 2010 ci fu una forte mobilitazione popolare, ma solo locale, contro il drastico ridimensionamento dell’ospedale locale.
Una delegazioni di lavoratori dell’ospedale, di cittadini e di attivisti(un’ottantina), partì a Cagliari per incontrare l’assessore alla sanità regionale Liori.
Poiché all’ingresso dell’edificio che ospita gli uffici della sanità regionale, ci fu detto che momentaneamente l’assessore era fuori.
Stabilimmo un’ora di tempo, passata quell’ora avremmo sfondato l’ingresso e occupato l’ufficio dell’assessore, e così avvenne.
Una forma di lotta radicale che senza l’unità e il coordinamento con le altre non è stato sufficiente per vincere.
2) Le lotte isolate finiscono con l’essere manovrate dai politicanti interessati a confondere e, proprio, per mantenere la mobilitazione sotto il suo controllo.
Tutti quelli che siedono nel consiglio regionale sono nemici del popolo sardo.
Solo la piena indipendenza dalle consorterie politiche grandi e piccole può garantire la vittoria.
3) Al sindaco di Olbia, che cercava di fare il furbastro dicendo che lui non fa leggi, abbiamo chiesto di dimettersi dal momento che se non è capace di organizzare la lotta e colpire tutto il ceto politico, compreso quello stesso in cui milita, non ci sta a far niente.
4) Ci vogliono forme di lotta che colpiscano.
Basta con le manifestazioni davanti al palazzo della regione Sardegna: dobbiamo organizzare presidi sotto la casa o davanti ai cancelli delle ville del presidente della giunta regionale, degli assessori e dei consiglieri regionali di maggioranza e di minoranza.
Dimostreremo ai settori passivi che il “cielo della politica” non è poi così lontano!
Dimostreremo ai settori passivi che il “cielo della politica” non è poi così lontano!
I preti del liberalismo esangue e volgare ci obbietterebbero che violiamo la distinzione tra il personale e la funzione pubblica e, di conseguenza, la “privacy”.
Questa è la nostra risposta: le scelte pubbliche dei governanti, quotidianamente, violentano, opprimono la nostra “privacy”e quella di milioni di individui!
S.I. COBAS