Cobas

[ITALIA] Italpizza: solidarietà agli operai e alle operaie in lotta

Abbiamo ricevuto in questi giorni la solidarietà di collettivi, partiti, sindacati, movimenti femministi, comitati per la difesa dell’ambiente.

Alcuni sono passati al picchetto a trovarci, altri hanno pubblicato comunicati o diffuso notizie.

Ringraziamo tutti di cuore.

La lotta ad Italpizza è in effetti insieme una lotta per la dignità del lavoro, una lotta antirazzista, una lotta femminista, una lotta ambientale, una lotta anticapitalista. 

Si tratta della prima grande battaglia dopo il Decreto Salvini, una battaglia che – tutt* insieme – dobbiamo vincere.

Lunedì, e per tutto il tempo che sarà necessario, saremo nuovamente sotto quei cancelli e chiediamo a quanti, singoli e gruppi, sono solidali con questa causa di farsi avanti, di diventare parte attiva e venire con noi là davanti.

Diffondete, venite, le rivoluzioni non si fanno da sole!

Lavoratrici e lavoratori Italpizza
S.I. Cobas Modena

Qui sotto alcuni comunicati di solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici di Italpizza – da giorni (e notti…) in lotta nel modenese (vedi qui – finora ricevuti da organizzazioni sindacali o di lotta.

Poco fa si è concluso l’incontro in prefettura a Modena, e secondo quanto riportato dalla Gazzetta di Modena, “dopo circa tre ore di discussione, le parti sembravano arrivate ad una intesa per il superamento delle divergenze che erano emerse nei giorni scorsi soprattutto, sul tema della tipologia di contratto da applicare ai dipendenti che lavorano a contatto con gli alimenti e il reintegro delle dipendenti allontanate e licenziate”.

Fino alla vittoria!

 

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Transnational Social Strike

On the side of the migrant women striking at ItalPizza in Modena!

The Transnational Social Strike platform supports the women workers, mostly migrant, on strike at Italpizza, a factory producing frozen pizza in Modena, Northern Italy.

This struggle began after a group of women workers decided to become members of the Si Cobas union and started to reclaim higher wages and better working conditions. Italpizza started to intimidate those women by announcing transfers to other workplaces, trying to divide them in order to prevent the continuation of the protest.

Instead of accepting their bosses’ will, these women went on strike forming a picket line outside the plant.

Police attacked the picket line with tear gas and charges, but the struggle has been continuing outside the plant now for more than one week.

The protest against everyday abuses and working conditions is still going on and is backed by many other workers who decided to join the initial group.

What is happening at Italpizza is a revolt against blackmails, low wages, unacceptable working conditions that are not exceptional but normal, as the years-long wave of strikes and struggles in the logistics sector in the same region shows.

As we discussed during the last TSS meeting in Stockholm, these very conditions are by now common throughout Europe and beyond, marking the logistics of exploitation.

Moreover, this strike is happening under a government that is attacking migrants, women and all workers with new laws aimed at criminalizing tactics such as road blockades and at blackmailing migrants with the threat of expulsion.

As observed by the Italian feminist movement “Non Una di Meno”, in their statement of solidarity, the events at Italpizza are part of a struggle against the double precarity of being woman and migrant.

This strike is the response against the intertwinement of patriarchy and institutional racism which is employed to intensify exploitation.

As these women on strike are making clear, we need struggles that are able to fight against exploitation, patriarchy and racism at the same time and to turn a strike against working conditions into a social and political strike.

As TSS Platform we stand on the side of the migrant women striking at Italpizza and we join the call to enlarge the existing insubordination towards the global women’s strike of the 8th of March 2019 to make it a powerful transnational strike against patriarchy, racism and exploitation.

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COMUNICATO STAMPA 06/12/18

“IL SINDACATO E’ UN’ALTRA COSA” – Area programmatica CGIL Modena

Nella mattinata di oggi, si è consumata l’ennesima pagina nera della storia recente delle relazioni sindacali a Modena: decine di lavoratori di due cooperative che lavorano in appalto presso lo stabilimento ITALPIZZA di S. Donnino, sono stati inseguiti lungo la Vignolese, caricati e “gasati” dalla polizia, solo perché stanno lottando per opporsi ai licenziamenti politici, allo sfruttamento selvaggio, alle irregolarità e agli illeciti contrattuali, contrastando il modello delle cooperative spurie e degli appalti interni, ormai diffuso come un tumore a tutto l’apparato industriale modenese.

All’ITALPIZZA, così come in buona parte del comparto agroalimentare e del settore logistico, i lavoratori “in appalto” (sottopagati e sottoinquadrati) superano ormai di gran lunga i lavoratori diretti, disegnando un quadro di svalorizzazione del lavoro (e delle tanto decantate eccellenze produttive modenesi) ormai allarmante.

Senza considerare il tema delle infiltrazioni mafiose, che queste pseudo cooperative spesso veicolano.

Oggi, per l’ennesima volta a Modena, le forze di polizia in “assetto di guerra” hanno attaccato con manganelli e gas, padri e madri di famiglie colpevoli di rivendicare giustizie e legalità.

Ormai la polizia a Modena ha un ruolo attivo dentro ogni vertenza sindacale, spalleggiando smaccatamente la parte datoriale: cambiano i questori ma la musica è sempre la stessa, la polizia agisce come una novella “agenzia Pinkerton” al servizio dei padroni – pur essendo pagata dalle tasse dei lavoratori, anche dei manganellati…

Chiediamo:

1) che cessi immediatamente la militarizzazione dei cancelli dell’ ITALPIZZA, si ritirino le divise e i cellulari, riconducendo la vertenza al suo ambito naturale

2) che quei lavoratori vedano riconosciuto il loro diritto al contratto dell’alimentaristica – anziché il “multiservizi”, improprio e penalizzante

3) che si ritirino i licenziamenti punitivi, mascherati da trasferimenti dei lavoratori considerati riottosi

4) che si apra finalmente una discussione in città sulla cappa repressiva che è calata su questa città medaglia d’oro della Resistenza, segnata da centinaia di denunce e processi in corso, contro giovani e lavoratori

5) Che la CGIL modenese prenda parola con forza contro le derive autoritarie e antisindacali che Questura e Procura stanno inscenando da alcuni anni in questo territorio.
Non si può voltare la testa dall’altra parte.

ESPRIMIAMO SOLIDARIETÀ AI LAVORATORI ITALPIZZA, PER L’UNITÀ DEL LAVORO AL DI LÀ DI QUALSIASI DIFFERENZA DI SETTORE, CATEGORIA O APPARTENENZA SINDACALE.
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Comunicato USI-CIT

L’Unione Sindacale Italiana solidarizza e applaude alla lotta condotta in questi giorni dalle lavoratrici/lavoratori dell’Italpizza di Modena, per lo più iscritti al SiCobas, in difesa delle lavoratrici licenziate.

Nonostante le ripetute cariche della polizia che ha picchiato e letteralmente gasato più volte i manifestanti (nonostante le donne, di cui alcune incinta, in prima fila) i dimostranti hanno resistito riformando i picchetti, i blocchi ai cancelli e addirittura occupando l’azienda.

 
 L’USI crede che questa sia l’unica via per contrastare il decreto sicurezza che con le sue deliberazioni liberticide vorrebbe eliminare il diritto a manifestare e ogni opposizione conflittuale.

Azione diretta e un sindacalismo non più arrendevole che riscopre le forme di lotta, di solidarietà e di boicottaggio sono le sole armi per impedire la fine dei diritti sociali e sindacali da tempo in atto.

7 dicembre 2018

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Comunicato Non Una di Meno

Non Una di Meno sostiene lo sciopero delle lavoratrici migranti contro Italpizza!

Da più di una settimana le lavoratrici di Italpizza di Modena, per lo più donne migranti, guidano la protesta contro le condizioni di lavoro e i comportamenti punitivi dell’azienda.

Il picchetto fuori dai cancelli dello stabilimento è iniziato dopo che le lavoratrici, appena iscrittesi al sindacato, sono state prima lasciate a casa e poi hanno ricevuto una lettera che annuncia lo smistamento e il trasferimento in altri stabilimenti.

A questo punto, senza farsi intimorire, queste donne hanno deciso di scioperare, non solo contro l’abuso di potere dei padroni di Italpizza, ma contro le assurde condizioni di lavoro e le paghe misere.

Con il supporto del sindacato Si Cobas il picchetto, che coinvolge anche numerosi lavoratori, rivendica l’applicazione del contratto alimentare e denuncia i ritmi di lavoro massacranti, l’assenza di pause e di giorni liberi, i maltrattamenti e i trasferimenti “politici”.

Da giorni queste donne sfidano con coraggio le decisioni di un’azienda che non si distingue dalle molte altre, cooperative e non, che sfruttano lavoratrici e lavoratori e pretendono una silenziosa sottomissione alle condizioni date.

 
La lotta guidata da queste donne ha trasformato il picchetto in uno sciopero generale provinciale: è il primo sciopero contro il decreto sicurezza da poco convertito in legge.

Le donne migranti che stanno bloccando la produzione, respirando lacrimogeni e fronteggiando le cariche della polizia, sfidano infatti apertamente e senza paura i provvedimenti che vietano i blocchi stradali e puniscono chi lotta, minacciando le e i migranti di espulsione.

Italpizza ha pensato di poter sfruttare la precarietà della loro condizione, come donne e come migranti, per intimidirle e metterle a tacere, ma si è trovata di fronte la loro determinazione e la loro forza.

Perciò questo sciopero attacca direttamente il modo in cui razzismo e patriarcato servono a intensificare lo sfruttamento nei posti di lavoro.

Esso mostra inoltre, con chiarezza, come le donne non siano più disposte a farsi sfruttare, né a sottostare al ricatto della paura.

Contro chi le vorrebbe precarie e sottomesse, come donne, come lavoratrici e come migranti, il loro grido è “non abbiamo più paura, siamo unite e andiamo avanti!”.