Milano – Report della riunione del 29/12/2018.
Alcune compagne e compagni del SI Cobas di Milano e Genova si sono riunite/i per valutare da un punto di vista di classe la “questione femminile” e per organizzare la partecipazione allo sciopero delle donne del 8 marzo.
La questione femminile è parte integrante della lotta al sistema capitalistico e non una sua distrazione.
La dittatura della società capitalistica si impone certamente sulla forza lavoro, ma anche sulla riproduzione della specie (controllo sulla sessualità e negazione dell’auto determinazione riproduttiva delle donne) e con l’imposizione della gratuità del lavoro domestico.
E’ chiaro che le donne vivano un doppio sfruttamento: nella società e nel regime familiare che replica a livello molecolare regole e assetti di potere fondati sulla proprietà delle classi storicamente dominanti.
Da anni le donne hanno ricominciato a mobilitarsi, dopo i grandi movimenti degli anni ’70.
Lo sciopero internazionale delle donne esiste dal 2013 e da allora l’adesione e cresciuta.
Ora anche il SI Cobas si è posto il problema dell’intervento nella lotta contro disuguaglianze e discriminazioni.
Il nostro sindacato ha indetto lo sciopero per l’8 marzo e parteciperà alle manifestazioni con una propria linea e con le proprie bandiere.
Non siamo in contrasto e in concorrenza con le rivendicazioni dei movimenti femminili esistenti, ma, per apportarvi un carattere classista e inglobare alcune rivendicazioni democratico borghesi in una prospettiva di rivoluzione sociale.
Non ha senso puntare il dito contro movimenti come NUDM, denunciarne la natura piccolo borghese per poi lasciarle quasi il monopolio della critica alle misure dell’attuale governo che è contro le donne, contro gli emigrati e contro le donne emigrate.
Le donne sono sfruttate e subiscono violenza e maltrattamenti, su questo terreno c’è convergenza di obbiettivi, perciò molti possono essere i percorsi di lotta comuni anche se bisogna rimanere sempre vigili per evitare di scivolare in una prospettiva riformista che è propria dell’attuale schieramento della sinistra istituzionale e non) a cui fanno riferimento frange dell’attuale movimento femminista.
Non schierarsi è il peggiore dei riformismi!
Abbiamo parlato della manifestazione del 24 novembre a Roma organizzata da NUDM, di come è stata partecipata, anche da tanti giovani, degli slogan lanciati contro il decreto Pillon e il decreto Sicurezza, e delle altre iniziative da loro intraprese a Verona e a Ventimiglia e tutte ci fanno capire che su molti argomenti siamo in sintonia e che molte delle loro rivendicazioni immediate non sono differenti dalle nostre, che dobbiamo sforzarci di precisare.
In questo quadro generale è importante la nostra presenza ed impegno perché si sviluppi e si affermino i bisogni e gli obbiettivi delle donne proletarie per l’avanzamento della lotta di classe.
Non passa giorno senza una notizia che ci racconti quanto stia peggiorando la condizione femminile.
Il governo fascio-leghista ha sdoganato le destre più estreme, che combinate al vuoto ecumenismo Vaticano, vuole realizzare un controllo totale su tutta la società ma in particolare sulle donne e i minori e rafforzare un modello patriarcale funzionale al sistema di produzione fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla subordinazione della donna nella famiglia e nella vita sociale.
Inoltre si è analizzato anche il clima interno alla nostra organizzazione: atteggiamenti sessisti e comportamenti maschilisti, non dovrebbero trovare albergo in una organizzazione che è per la lotta di classe, per il superamento delle classi per l’affermazione piena di quella essenza umana che non conosce generi!
Chiediamo che nelle riunioni si inizino ad affrontare questi problemi per eliminare tali comportamenti.
Inoltre abbiamo parlato anche delle donne immigrate, ci siamo posti il problema di come coinvolgerle, qualcuno ha proposto di creare delle iniziative che ci permettano di avvicinarle (es. corsi d’italiano), ma non
siamo ancora giunti ad una proposta concreta e condivisa da tutti.
Ciò che serve è capire come lottare insieme.
Le donne del SI Cobas devono sforzarsi di essere più presenti, protagoniste, discutere insieme e far diventare la sede un luogo d’incontro dove le donne immigrate possano trovare delle altre donne.
Le lotte della Italpizza o della Montello, sono un esempio di come le donne immigrate sono in prima fila nella lotta nei posti di lavoro, dove ci sono tutti i tipi di problemi: mancanza di sicurezza, d’igiene, condizioni salariali
ai minimi termini, sfruttamento sfrenato, giorni di malattia non riconosciuti, pause non riconosciute, sessismo, discriminazioni, ecc.
Non abbiamo nulla da insegnare a queste donne (molto da imparare!).
Allo sfruttamento brutale hanno risposto con la lotta dimostrando di essere protagoniste delle lotte e non ausiliarie del ovimento di classe.
Le donne immigrate, con doppie e triple catene, hanno vinto delle battaglie e arricchiranno lo sciopero dell’8 marzo.
Un altro obbiettivo concreto che ci siamo dati è quello di organizzare un assemblea pubblica per metà febbraio, e di estendere questo momento di riflessione a tutte le sedi del SI Cobas e che si faccia anche con tutti i compagni e con tutte le realtà di donne in lotta per un bilancio in vista dello sciopero dell’8 marzo.
7 gennaio 2019
Compagne e compagni del SI COBAS